Il buonismo del codice clementino

Lascia liberi i reclutatori di kamikaze. E blocca invece i poliziotti. Clementina Forleo è fatta così: ha una concezione tutta sua di ciò che la legge deve o non deve permettere. E il fatto non sarebbe nemmeno un grande problema se di mestiere facesse l'arredatrice o la violinista o l'autista di autobus di linea. Invece di mestiere fa il giudice a Milano. E così la sua idea di legge ogni tanto diventa sentenza, ogni tanto diventa incidente di percorso. Comunque, sempre un problema.
La prima volta era salita all'onore delle cronache per aver scarcerato alcuni estremisti islamici: andavano in giro ad assoldare uomini bomba per attentati, ma secondo la donna gip, clemente di nome e di fatto, ciò non era sufficiente a ipotizzare il reato di terrorismo. Ne venne fuori un vespaio. Ma l'esperienza non deve averla turbata più di tanto: infatti ha deciso di riprovarci. E per essere all'altezza della fama, non si è accontentata di mostrar meraviglia per iscritto. Ha deciso di entrare in campo in prima persona. Praticamente uno show.
È andata così. La Forleo stava entrando in metropolitana, quando ha visto alcuni figuri vestiti vagamente di blu che correvano dietro a un extracomunitario. Allora lei è entrata in azione: si è trasformata come Superpippo e senza nemmeno bisogno delle miracolose arachidi si è lanciata nell'avventura. Con le sue indiscutibili doti d'intuito ha subito capito che i figuri in azzurro erano presumibilmente poliziotti e che l'extracomunitario scappava dopo aver malmenato un controllore, e così - colta al volo la situazione - non ha avuto dubbi: si è schierata. Dalla parte di chi? Dell'extracomunitario in fuga, naturalmente.
Se vi sembra impossibile è perché non conoscete Clementina. Lei odia la violenza, come ha avuto modo di spiegare ai giornalisti che l'hanno subito intervistata per l'eroico gesto. La violenza degli estremisti islamici? La violenza dei terroristi? La violenza degli arruolatori di kamikaze? No: la violenza dei poliziotti. Sono loro il pericolo, vero signor giudice? Altro che le bombe nella metropolitana di Londra: preoccupa più il bon ton degli agenti nella metropolitana di Milano. Arrestare i sospetti? Sì, ma chiedendo «permesso». E se possibile senza alzare troppo la voce. Si capisce.
Rivediamo la scena: i poliziotti stanno perlustrando le stazioni del metrò, la situazione è tesa, ci sono allarmi, è stata chiesta massima attenzione. All'improvviso sbuca uno straniero. Passa le barriere senza biglietto. Un controllore lo ferma, lui lo aggredisce e scappa a gambe levate. I poliziotti che devono fare, secondo il giudice Forleo? Girarsi dall'altra parte? Bersi un drink? Rincorrere il fuggitivo con una rosa fra i denti e una scatola di cioccolatini? Invitarlo a cena? Applaudirlo da lontano e proporlo per il prossimo ambrogino d'oro?
Dicono i Verdi e i Comunisti italiani, che si sono subito appassionati alla vicenda nel tentativo di mostrarsi più clementi di Clementina, che l'Italia deve rimanere uno Stato di diritto. E, perbacco, come dar loro torto? Il fatto è che se l'Italia rimane uno Stato di diritto lo dobbiamo ai poliziotti, che ogni giorno rischiano la vita per far rispettare la legge e fermare possibili terroristi. Non ai giudici che i terroristi li lasciano liberi di circolare per le nostre città. Forse bisognerebbe che imparassimo, una volta per tutte, a distinguere fra forze dell'ordine e forze del disordine. E magari a schierarci, senza tentennamenti, con le prime.
Soprattutto - non pare di chiedere troppo - bisognerebbe che lo facessero i giudici. La Forleo ha dichiarato: «Ho ritenuto sproporzionato l'intervento degli agenti». Poco dopo ha aggiunto: «Non ho visto in volto quello straniero e non sapevo ciò che avesse fatto». Ma allora, di grazia, se non sapeva ciò che lo straniero aveva fatto, come ha potuto giudicare «sproporzionato» l'intervento degli agenti? Mistero del gip: evidentemente lei è abituata così. Tra un poliziotto e un extracomunitario che non rispetta le regole, sceglie senza pensarci su il secondo.
Se ne ricordino gli agenti. E la prossima volta che vedono entrare una persona sospetta nella metropolitana applichino alla lettera il codice clementino: non correre, non alzare la voce, non usare le manette. Chiedere con dolcezza e tono sommesso al soggetto in questione se per caso nasconde nelle mutande alcuni quintali di tritolo. Se lui risponde di no, non insistere, anzi chiedere scusa, spargere petali di rosa e spalancare tutte le porte.

È il modo migliore per fermare la violenza, no? Così Superpippo Forleo eviterà altri show, Verdi e Comunisti risparmieranno altre esternazioni e saremo tutti più felici. Magari morti, ma che importa? Il gip deve difendere le buone maniere, mica la nostra vita.

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