Igor Principe
Molti lo ricorderanno accanto a Roberto Benigni ne La vita è bella, in un ruolo minore ma interpretato con la maestria di chi affonda le proprie radici professionali nel teatro. Ed è al Teatro Franco Parenti che Bustric, al secolo Sergio Bini, propone un recital non lontano dal pluripremiato film di Benigni, almeno nell'essenza: parlare con l'intelligente leggerezza della comicità di quell'immensa carneficina che è la storia.
Dalla tragedia dell'Olocausto si passa, in questo caso, a un protagonista assoluto dello spettacolo offerto dall'umanità nel corso dei secoli: Napoleone magico imperatore (in scena dal 19 al 30 aprile). Sull'uomo e sulla sua gloria, l'ardua sentenza chiesta ai posteri dal Manzoni non è ancora stata pronunciata. Il compito, tutti lo sanno, è immane. Lo sa anche Bustric, che nella sua opera di revisionismo storico con gli strumenti dell'arte si astiene dal dare giudizi.
«Ho pensato a una rilettura grottesca di Napoleone da cui far emergere la sua durezza di condottiero e la sua umanità - spiega -. Non ci sono travisamenti sugli episodi storici, cui mi sono attenuto fedelmente. C'è invece l'intenzione di interpretare a modo mio un grandissimo personaggio, che inoltre ben si presta all'elaborazione di una metafora comica sul senso del potere».
L'Egitto, il suo arrivo a Parigi, il colpo di Stato, le campagne militari, i Cento Giorni, l'esilio. Le tappe della vita del condottiero vengono scandite e rivissute con un modo che è quello del teatro visivo: un incrocio di giocoleria, prestidigitazione e recitazione che offre a chi sta in platea qualcosa di diverso dal semplice monologo.
«Ci sono artifici scenici che danno vita a una pantomima. Non sarà un Bonaparte di sola parola, anche perché alcuni passaggi della sua vita chiedono di essere resi anche visivamente. Penso alla campagna di Russia. Per capirne la realtà è importante, per esempio, far vedere una madre con i figli perennemente attaccati alla sottana, unico riferimento che è loro rimasto dopo la partenza del padre per il fronte. E per far vedere cosa significa camminare nella neve, ho ideato sacchetti di plastica legati alle scarpe e riempiti di luce al neon per riprodurre i passi e la luce di quel percorso. Non volevo solo raccontare, ma anche interpretare».
La matrice comica, s'è detto, innerva lo spettacolo. Per l'impresa d'Egitto Napoleone arriva su un tappeto volante; per paragonare le sue imprese a quelle di Alessandro Magno in Oriente ostenta una scimitarra alla turca come farebbe un bambino. E poi il rapporto con le donne, tutt'altro che patinato: le sue amanti ne parlano come di un uomo trasandato, e della moglie Giuseppina emerge non la bellezza ma il fatto che si coprisse la bocca con il ventaglio per non ammorbare i suoi interlocutori con un alito non proprio gradevole. Tra le pieghe del comico, prende vita anche il Bonaparte che non ti aspetti.
«Quello amante della matematica - dice Bustric -, e tanto competente in materia da essere il padre di un teorema. Napoleone era un grande appassionato di scienze. Racconteremo dei suoi legami con l'Ecôle Polithecnique, che egli contribuì a far nascere».
Le miserie e gli splendori di un uomo straordinario si intrecciano nella costruzione di un ritratto da cui si parte per andare oltre il singolo, addentrandosi nella teoria politica e sociale per capire cosa ci sia dietro l'esercizio del potere. Lo si fa senza accorgersene, incantati dalle magie, dai travestimenti e dai numeri di destrezza che Bustric, attingendo a piene mani al suo repertorio, realizza in scena.
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