Fra neri razzisti e femministe misogine

La sinistra globale, la quale attraversa una fase di debolezza e di crisi di identità e perde terreno ovunque, ha adottato come strategia sistemica la colpevolizzazione nonché la demonizzazione dell'avversario politico

Fra neri razzisti e femministe misogine

Buongiorno Dott. Feltri, in molti salotti di benpensanti, come al solito dopo una sconfitta della sinistra si appella l'avversario politico vittorioso (Trump) e chi l'ha sostenuto (Elon Musk) con i soliti svilenti epiteti: fascista, nazista, criminale, violento, pericoloso e ridicolo. Non sono da meno gli elettori che, per dirla alla Calenda, hanno sbagliato. Ed hanno sbagliato perché affetti da curiose ed improvvise metamorfosi: da saggi illuminati quando fanno vincere la sinistra a stupidi e scellerati quando a prevalere è la destra. Un curioso caso di intelligenza a fasi alterne che colpisce le masse. In questo nobile contesto si inserisce in modo prepotente il mondo femminista. Ecco che Trump è un misogino, maschilista, stupratore, ecc. E se la prendono con le loro pari genere che ancora una volta non hanno capito nulla. Penso che una donna, in Occidente non si consideri una sprovveduta da proteggere, ma colga piuttosto i significati pratici della vita: istruzione per i figli, sicurezza, maggior benessere economico, meritocrazia. Una donna non vuole le quote rosa ma concorrere a pari diritti e pari doveri con i maschi. Una donna sa in quali Paesi ha la libertà e le possibilità di migliorare la propria condizione. Mi piace pensare che la donna sia la forza motrice della Società e non l'ingenuotta che si lascia abbindolare dalle facili promesse. Finché le sinistre analizzeranno in questo modo le loro sconfitte...

Slavka Morelli
residente in Mozzecane (Verona) e nata a Bratislava

Cara Slavka,
la tua analisi è semplicemente perfetta. So bene che la stragrande maggioranza delle donne è alle prese con problemi pratici, quelli del quotidiano, quelli che tu elenchi, e non si fa sedurre dalle schizofrenie neo-femministe, dal femminismo isterico, che ritiene che l'emancipazione si acquisti con le vocali, come se fossimo a La ruota della fortuna, con le declinazioni, con le quote rosa o mediante la demolizione del maschio, mostrificato, criminalizzato, trattato da nemico del genere opposto. Questa è una visione delirante ed estremistica della questione femminile, visione che pretende di convincerci che il patriarcato sia dominante, mentre esso è stato abbattuto in Occidente da decenni e sopravvive quale fondamento della comunità nella cultura islamica, o che tutti i maschi siano molestatori e che tutte le donne siano state molestate, che siano tutte vittime, soggetti indifesi, da patrocinare, da assistere, poiché in balìa di questo maschio bestiale. Il che è alquanto mortificante per le donne intelligenti come te, lo comprendo e mi dispiace.

La sinistra globale, la quale attraversa una fase di debolezza e di crisi di identità e perde terreno ovunque, ha adottato come strategia sistemica la colpevolizzazione nonché la demonizzazione dell'avversario politico, nel tentativo, che si rivela puntualmente vano, di contrastarlo e recuperare consenso insinuando negli elettori non una semplice paura ma addirittura il terrore in merito a quello che accadrebbe qualora quel mostro venisse eletto. Sventolare il fantasma del fascismo, del nazismo, del sessismo, paventare disastri economici, la guerra mondiale, la repressione di ogni libertà, tuttavia, non ha prodotto, neppure questa volta, l'effetto auspicato. E questo, anziché condurre alla resa, ossia all'abbandono di questa subdola tecnica di aborrimento, ha portato intellettuali, giornalisti, politici, attivisti di sinistra, da un lato a seguitare a insistere nella criminalizzazione del vincitore, dall'altro a contestare il voto democratico mediante la svalutazione dell'elettore.

È egli ora il reo, non essendosi reso conto del rischio incarnato da Donald Trump, il rischio di una deriva illiberale imminente e del tracollo finanziario, cosa già smentita dai fatti dato che Wall Street il giorno seguente le elezioni volava. Colpevoli sono dunque gli elettori, ai quali, come tu ben sottolinei, vengono trasferiti e su cui vengono proiettati gli stessi difetti, vizi e peccati attribuiti al tycoon. In questa narrazione è inevitabile che si tragga tale conclusione: bene, quindi l'elettore è virtuoso, intelligente e buono se vota a sinistra; se vota a destra, invece, è un bruto, razzista, fascista, misogino, porco, ignorante. E in questo calderone di rei imperdonabili sono finite anche le donne, oltre ai neri, ai latinos, di cui i dotti non si capacitano di come sia possibile che siano stati tanto cretini ma tanto cretini da preferire Trump a Harris, nera, immigrata e donna. Non ci si rassegna al fatto che l'elettore non si fa convincere dal colore della pelle o dal sesso, in tal caso sarebbe idiota. L'elettore, maschio o femmina che sia, predilige quel candidato o quel partito che mostra di avere contezza di quei problemi in cui egli si dibatte ogni dì e che non sono le astine alle vocali, l'utero in affitto, l'apertura delle frontiere per accogliere immigrati clandestini in nome di una falsa solidarietà che genera soltanto insicurezza, la quale a sua volta incide sulla qualità della vita delle famiglie, di uomini e donne, giovani e meno giovani.

La sinistra odia così tanto le donne che, allorché queste esercitano la loro libertà di votare, se la prende con loro se il risultato non corrisponde a quello che era stato loro ordinato.

E questa è una concezione assolutamente misogina, radicata persino nel cervello delle signore di sinistra, incapaci di accettare che una donna possa essere libera di votare chi le pare senza essere giudicata, condannata e vilipesa per la sua scelta. Si rassegnino alla democrazia.

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