Meloni affonda Lepore: "Sindaco, un po' di coerenza"

Sul palco ci sono Antonio Tajani, Matteo Salvini e Maurizio Lupi. Giorgia Meloni si collega in video dopo aver terminato l'incontro con i sindacati

Meloni affonda Lepore: "Sindaco, un po' di coerenza"
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Nostro inviato a Bologna. Fuori, non c’è traccia degli antagonisti e dei loro slogan carichi di odio. Bologna va a passo d’uomo. I cantieri paralizzano le strade e la città dei 30 km l’ora diventa, almeno in questo pomeriggio di passione, una presa in giro. Dentro, in un hotel della periferia, il popolo del centrodestra si ritrova con i suoi leader e applaude la candidata Elena Ugolini, un’insegnante e preside di lungo corso che prova a sfidare la nomenklatura rossa. E fra domenica e lunedì cercherà, con la sua coalizione a trazione civica, di prendersi l’Emilia-Romagna, da sempre feudo della sinistra.

Sul palco ci sono Antonio Tajani, Matteo Salvini e Maurizio Lupi. Giorgia Meloni non è arrivata ma si collega da Roma: “Il Pd dice che non ho il coraggio di venire a Bologna, l’altra settimana diceva che non avevo il coraggio di incontrare i sindacati”. E invece proprio il lunghissimo meeting con i rappresentanti dei lavoratori la costringe a rinunciare al viaggio. “Io - riprende la premier - ho il coraggio di fare tutto quello che faccio perché posso dare conto delle mie posizioni”.

E subito, il capo del governo va all’attacco del sindaco di Bologna Matteo Lepore: “Se io fossi la picchiatrice fascista che il sindaco Lepore dice, allora non dovrebbe chiedermi collaborazione. Un po’ di coerenza sindaco, un po’ di coerenza”.

Ma non c’é solo questa immagine cruda; a sinistra, dopo gli scontri in piazza dei giorni scorsi, hanno evocato le camicie nere: le “trecento camicie nere" di Casa Pound. “Da sinistra - ironizza il capo del governo - giocano la carta della disperazione”.

Elena Ugolini in sala sfodera un sorriso luminoso e attacca la sinistra: la sanità scricchiola, “ogni giorno si dimette un medico di una struttura pubblica perché non c’è rispetto per la professionalità e nemmeno per i malati”. Poi infilza l’ideologia green: “Non spendono i soldi che arrivano da Roma per il dissesto del territorio, ma non puliscono i fiumi e nemmeno toccano gli animali che scavano le loro tane indebolendo gli argini”. Che infatti sono venuti giù, provocando disastri.

Parole che sono un assist per la premier: “Dicono che da Roma non è arrivato un euro per l’alluvione, ma è falso. Abbiamo stanziato 6,5 miliardi. I soldi ci sono e vanno spesi velocemente”. Come ha fatto il Veneto virtuoso che si è attrezzato per fronteggiare le calamità.

Incrostazioni e pregiudizi, come quelli delle toghe di sinistra, denunciati da Matteo Salvini: “Vanno in tribunale con le loro bandiere rosse. È arrivato il momento di separare le carriere”.

Il cambiamento è a portata di

mano, anche se non sarà facile. “Nel 94 - conclude Tajani - Silvio Berlusconi impedì che l’Italia diventasse come l’Emilia-Romagna”. Ora si aspetta che sia l’Emilia-Romagna ad allinearsi al resto del Paese.

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