Albania, i giudici ci riportano i migranti. "Deve decidere la Ue"

La sentenza sui sette trasferiti nel nuovo centro. Tutto congelato fino a luglio. Il Viminale ricorre

Albania, i giudici ci riportano i migranti. "Deve decidere la Ue"
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Albania temporaneamente «chiusa» per giudici fino al luglio 2025. Le sentenze «fotocopia» della sezione Immigrazione del tribunale di Roma che rimandano alla Corte di Giustizia Ue l'interpretazione più genuina del concetto di «Paese sicuro» (con il Viminale che già annuncia il suo ricorso) riaccendono lo scontro tra toghe e Parlamento sulla lotta all'immigrazione clandestina attraverso gli hotspot di Shengjin e Gjader e sbarrano la strada all'ipotesi dei rimpatri veloci che l'esecutivo aveva in mente, mentre la sinistra esulta, a braccetto con le toghe e le Ong che prosperano sui clandestini: «Fallimento da un miliardo», esultano Pd, M5s e Arci.

La sensazione è che il provvedimento rischia di congelare il Cpa di Gjader e il protocollo Italia-Albania sui rimpatri veloci dei migranti provenienti dai Paesi «sicuri». Secondo la nota diffusa in serata da Luciana Sangiovanni, presidente della Sezione che ha deciso la sospensione dei trattenimenti di sette migranti provenienti da Egitto e Bangladesh già trasferiti in Albania nel weekend dalla nave della Marina militare italiana Libra, ci sarebbero «vari profili di dubbia compatibilità con la disciplina sovranazionale, emersi a seguito delle norme introdotte dal decreto legge» dell'esecutivo, ecco perché rimettere gli atti ai giudici di Lussemburgo (come hanno già fatto i giudici a Bologna e Palermo) per chiarirne meglio i contorni del loro verdetto del 4 ottobre scorso è la mossa più corretta. Se ne parlerà l'estate prossima.

Il verdetto che costringerà l'Italia a portare nel nostro Paese i sette clandestini senza diritto d'asilo, in attesa che si decida sul loro eventuale rimpatrio, era attesa sin dal fine settimana, quando era stata in qualche modo teorizzata dalla presidente di Magistratura democratica Silvia Albano - della stessa sezione di Roma - alla kermesse per i 60 anni della corrente delle toghe rosse. «È un'altra sentenza politica contro gli italiani e la loro sicurezza», dice il ministro dei Trasporti Matteo Salvini, che invoca per governo e Parlamento «il diritto di reagire, sempre che qualche altro magistrato non mi condanni a sei anni di galera (per il caso Open Arms a Palermo, ndr) per aver difeso i confini». «Quando uno dei tre poteri scavalca i propri confini mette in difficoltà la democrazia. Inaccettabile ci siano magistrati che impongono la loro linea politica al governo», sottolinea il vicepremier Antonio Tajani.

Sono diversi i dubbi che il Tribunale pone alla Corte Ue: chi stabilisce i criteri per la designazione di uno Stato come Paese di origine sicuro, rilevante solo per l'individuazione delle procedure da applicare? Per la sentenza è il diritto Ue, «ferme le prerogative del legislatore nazionale», quindi il giudice «ha il dovere di verificarne la corretta applicazione». Escludere uno Stato non significa «impedire il rimpatrio e/o l'espulsione del migrante senza diritto di asilo» perché «non arresta il decorso del termine di legge di 48 ore dei trattenimenti disposti dalla Questura», anche se di fatto ne vanifica il fermo in Albania.

«In attesa del provvedimento della Corte Ue tutti i trattenimenti disposti presso tutti i centri, italiani e no, vanno sospesi, almeno per quei Paesi per i quali vi è dubbio che possano essere qualificati come sicuri - spiega una fonte al Giornale - perché, sulla base delle informazioni fornite dal ministero degli Esteri, alcune categorie di cittadini sono perseguitate».

«Adesso il ministero della Giustizia mandi gli ispettori», recita l'interrogazione parlamentare al Guardasigilli Carlo Nordio da parte del presidente dei senatori di Forza Italia, Maurizio Gasparri dopo la «previsione» della Albano: la sentenza era già scritta, dice in sostanza l'esponente azzurro, che chiede «un'ispezione per capire come funzionino certi meccanismi decisionali di alcuni tribunali».

La stessa Albano - sotto scorta per le minacce ricevute dopo il verdetto svuota Cpa - ieri a Repubblica ha attaccato il premier Giorgia Meloni: «Io parafulmine di una campagna contro di me aizzata anche dal premier. Così i matti si scatenano».

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