Alessandro Parini
da Torino
Che estate, quella del Toro. Da Toro, semplicemente. Mai in pace con nessuno, in lotta contro tutto e tutti. Sembrava tutto bello: la promozione in A, il derby con la Juve, uno stadio di proprietà. Come no: Cimminelli e Romero riescono nellimpresa di far scomparire la squadra di Valentino Mazzola e Paolo Pulici, la serie C2 a un certo punto è davvero dietro langolo. Poi spunta una cordata ribattezzata «cordatina» che accede al Lodo Petrucci e, grazie agli aiuti garantiti dal sindaco (granata) della città, iscrive la squadra alla B. Presidente diventa lavvocato Pierluigi Marengo, allenatore Stringara. Giocatori? Svincolati vari. I migliori se ne sono andati altrove, da svincolati: Pinga al Treviso, Balzaretti addirittura alla Juve I tifosi, mai rassegnati, provano a piangere ma non ci riescono: il Toro è il Toro, la storia è lì. Chiamparino, il sindaco granata, lancia appelli e finalmente un signore risponde: Urbano Cairo, piemontese di Alessandria e milanese di adozione, fondatore e presidente della Cairo Communication, gruppo nato nel 1995 e quotato in Borsa che spazia dai periodici (For Men, Di Più, Airone, BellItalia, BellEuropa) alla raccolta pubblicitaria (ha anche lesclusiva per La7). Uno «vero», insomma, già assistente di Berlusconi nel Gruppo Fininvest; direttore commerciale e vice direttore generale a Publitalia 80, amministratore delegato alla Mondadori Pubblicità, secondo editore italiano nel campo dei settimanali con vendite per un milione e 600mila copie. Cairo ragiona già da presidente, dice di non temere la concorrenza della Juve e di volere riportare la squadra al livello degli Anni 70. «Era l'ottobre del 1949 e gli orfani di Superga persero per 7-1 a San Siro contro il Milan - ha dichiarato a La Stampa -. Mia madre, alessandrina come mio padre, pianse per tutto il viaggio di ritorno, fino a casa. Se voglio comprare il Toro, è anche per loro». Ha scelto De Biasi (ex Brescia e Salvatori come direttore sportivo: «Il Filadelfia dovrà rinascere, ma non subito. La priorità è la prima squadra». Marengo, ieri, ha virtualmente passato la mano: «Sapevamo di essere semplici traghettatori. Abbiamo fatto quello che dovevamo, ovvero salvare il Toro.
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