Calcio, continua il braccio di ferro Brasile-Fifa sui Mondiali 2014

Dai biglietti a metà prezzo per giovani, studenti e anziani al divieto di vendita negli stadi di bevande alcoliche passando per i diritti di trasmissione e dei prodotti, tanti gli attriti tra il governo sudamericano e la federazione internazionale

È un vero braccio di ferro, che si prolunga ormai da mesi con vittorie alterne, quello in corso tra la Fifa e il governo brasiliano sulle esigenze della federazione internazionale per i mondiali del 2014 che Brasilia ritiene inaccettabili. Fronte e fronte, a rappresentare i due contendenti, ci sono due personalità molto forti: la presidente Dilma Rousseff, da molti considerata la «dama di ferro» brasiliana, e il francese Jerome Valcke, segretario generale della Fifa, tra i papabili a sostituire Joseph Blatter quando questi terminerà il quarto mandato.
I punti di scontro sono numerosi: il primo e più importante è quello della protezione da parte del governo di Brasilia dei diritti di trasmissione e dei prodotti con il marchio Fifa che saranno venduti durante la Coppa del Mondo. Il Brasile è tra le potenze mondiali della pirateria commerciale, e la Fifa non vuole rischiare di perdere milioni di euro in royalties, mentre il governo brasiliano si mostra assai poco sollecito all'idea di applicare con rigore, a scapito del mercato nero locale, la protezione dei diritti della Fifa.
Altro scoglio per l'intesa è la legge brasiliana che garantisce la metà prezzo per l'ingresso negli stadi a giovani, studenti e anziani. Il governo brasiliano non accetta di sospendere la legge per i mondiali, mentre la Fifa non transige sull'esigenza di essere lei a fissare il prezzo dei biglietti, senza sconti per nessuno. Terzo punto, la proibizione in Brasile della vendita di bevande alcoliche negli stadi, una restrizione che la Fifa non accetta per il semplice fatto che il suo sponsor principale è la marca americana di birra Budweiser.
Tutti i punti di scontro ruotano attorno agli interessi commerciali della federazione internazionale, ma entrambe le parti ne fanno invece una questione di principio: il Brasile non vuole ammettere che la Fifa detti legge a casa sua, anche per una Coppa del Mondo, e la Fifa ricorda invece che le regole sono sempre le stesse in tutti i Paesi-sede.

Alla fine si arriverà probabilmente ad un compromesso, e Valcke ha già dichiarato apertamente che «nessuno può mettere in questione il diritto del Brasile di organizzare i mondiali» e che «è interesse di tutti lavorare insieme perchè la Coppa del 2014 sia la migliore possibile». Ma è la prima volta che la Fifa si trova davanti un Paese-sede così recalcitrante e con tanta necessità di far valere la propria identità e diversità.

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