Per fortuna c’è il festival. Perché il sabato di football è stato di una modestia da allontanare bambini e vecchi nostalgici di un calcio che più non è. Due pareggi e una vittoria sofferta, spettacolo avvilente, calciatori che stramazzano sul terreno di gioco dopo un semplice contrasto, lamenti, dolori che scompaiono nel volgere breve di secondi cinque, eroi di carta e impiegati del calcio, sono il riassunto di tre partite che spiegano difficoltà e limiti di tutta la serie A. Il Napoli ha pareggiato per la terza volta consecutiva, la Lazio lo ha agguantato all’ultimo assalto dopo una partita affollata di errori grossolani, Conte ha voluto cambiare il disegno tattico richiamando Bongiorno e inserendo Politano, dunque passando dal 4-4-2 al 3-5-2 con evidente fatica degli esterni, il pari finale concede speranze all’Inter di un sorpasso in quota anche se molto, anzi tutto dipende dalla Juventus che, vincendo, affiancherebbe la Lazio nella zona champions. Ha vinto il Milan ma meglio sarebbe non spiegare come, spettacolo indecente per una squadra involuta, alla ricerca di se stessa, di un gioco, di una disciplina tattica, settantotto minuti prima del gol di Gimenez, prima e dopo soltanto confusione contro il Verona destinato alla retrocessione ma comunque onesto fino in fondo. Il Milan che martedì affronterà il Feyenoord dovrà essere diverso, nella forma e nella sostanza, per non rischiare di finire fuori da un torneo che gli appartiene per storia ma che è diventato un tormento imprevisto.
Ha pareggiato l’Atalanta in casa contro il Cagliari e ha denunciato, dopo Bruges, nebbia in fase offensiva, con una ricerca nervosa del gol contro un avversario non certo irresistibile ma capace di creare ansia. In coppa contro il Bruges sarà necessaria una lucidità che sembra smarrita.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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