
Ce lo chiede l’Europa. Il commissario Ue all’Interno Marcus Brenner ( che oggi vedrà mezzo governo a Palazzo Chigi), vuole introdurre il Protocollo Albania nel «Piano asilo e immigrazione» previsto nel 2026 ma la cui introduzione potrebbe essere anticipata, come chiede il nostro Paese: «Penso che l’Italia stia cercando di trovare nuovi modi per garantire che i rimpatri avvengano davvero ed è molto positivo avere nuovi approcci», ha detto l’eurocommissario all’Ansa, che invoca una cornice giuridica europea sugli hotspot extra Ue come Shengjin e Gjader. Una dichiarazione subito raccolta dal presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che davanti a questori e prefetti ha avvisato le toghe più ideologiche che con la loro giurisprudenza creativa in materia di «Paesi sicuri» e rimpatri accelerati stanno boicottando la strategia del governo per contenere l’immigrazione clandestina.
Stranamente ignaro del plauso Ue, il Pd da questo orecchio non ci vuol sentire: «La Meloni persevera nell’errore e continuare a sprecare più di un miliardo di euro di denaro pubblico», dicono in coro Simona Bonafè, Gianni Cuperlo, Federico Fornaro, Matteo Mauri e Matteo Orfini. «Sempre più influencer, sempre meno statista. Di questo passo la prossima riunione di prefetti e questori si terrà a Tirana», ironizza il leader di Italia Viva Matteo Renzi.
Ma Palazzo Chigi non molla, anzi. La speranza è che la Corte di Giustizia Ue (che si pronuncerà dopo il 24 febbraio) scongiuri «il rischio di compromettere le politiche di rimpatrio di Italia e Paesi membri Ue» con «la fragile argomentazione» di qualche toga sulla disapplicazione della norma italiana sui “Paesi sicuri”». Insomma, serve secondo il leader Fdi «un po’ di chiarezza su un tema molto controverso e oggetto di provvedimenti giudiziari che appaiono disattendere quanto stabilito con legge dal Parlamento italiano». L’esempio che fa la Meloni chiama in causa la Germania: «Il più grande paese europeo rimpatria migranti in Afghanistan senza che questo sia reputato dai giudici tedeschi in contrasto con la normativa europea».
D’altronde, il modello europeo dei rimpatri stabilito dalla direttiva del 2008 ormai è superato, tanto che il premier invoca l’entrata in vigore anticipata del nuovo «Patto di immigrazione e asilo» in cui gli hotspot extra Ue avranno un ruolo cruciale, anche se Palazzo Chigi lavora alla trasformazione dei due centri in Albania. Come il governo ha sottolineato da tempo, non verranno né svuotati né depotenziati, anzi diventeranno cruciale nella nuova strategia europea per il controllo delle partenze, gli accordi bilaterali e il pattugliamento sulle coste degli Stati del Nord Africa, in una sorta di blocco navale con la benedizione della Ue.
La strategia italiana si muove su diverse direttrici: controllo delle partenze, lotta ai trafficanti di esseri umani, nuovi modelli di cooperazione e sviluppo con i paesi di partenza e di transito e accordi bilaterali, percorsi di migrazione legale concordata e più integrabile, nuova governance dei flussi migratori, pattugliamento sulle coste del Nord Africa col coinvolgimento Ue. È così che in poco tempo gli sbarchi sulla rotta del Mediterraneo centrale si sono ridotti, come le morti in mare (1.700 sulla rotta del Mediterraneo) grazie al crollo delle partenze dalla Tunisia e dalla Libia.
«Gli arrivi sono diminuiti del 60%», sottolinea davanti a questori e prefetti il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi (in foto). «Nulla è più importante di salvare le vite umane o strapparle agli artigli della mafia», ribadisce la Meloni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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