Non c’è bisogno di una documentata esperienza calcistica per capire che, al culmine di un paio di delusioni mondiali, e nel mezzo di un’altra tempesta mediatica per il ciclone delle scommesse, non possiamo andare fieri del 4 a 0 rifilato sulla schiena di Malta. Piuttosto sarà il prossimo viaggio a Wembley, come ha ricordato lo stesso Spalletti saggiamente sabato sera, in grado di certificare la statura effettiva, tecnica e anche caratteriale, di questa Nazionale capace, nell’occasione barese, di mettere da parte traumi e ansie per le notizie sull’inchiesta, e puntare dritto al sodo. Stesso metro di misura dev’essere applicato per i due gol di Domenico Berardi, celebrati d’accordo ma frettolosamente paragonati alla cifra tecnica di Arjen Robben, la stella olandese di Real Madrid e Bayern. Trattasi, purtroppo, di un antico vizio, molto provinciale, del calcio di casa nostra, pronto a trasformare una impresa balistica in qualcosa di molto più prezioso. E il rischio, mischiando i due argomenti d’attualità, è sempre lo stesso e cioè che vengano definiti campioni delle giovani promesse.
Sul tema, alcuni anni fa, Marcello Lippi, all’epoca ct della Nazionale poi campione del mondo, ricevendo i cronisti a Coverciano rimproverò loro qualche titolo eccessivo dedicato a una delle prime prodezze di Balotelli interista. Spiegò: «Se dopo un gol diventa già superMario, quando vincerà qualche titolo come dovrete chiamarlo, extra-terreste?». Fu un vero profeta a giudicare dell’uso fatto dal nostro del suo enorme talento. Nel caso di Domenico Berardi appunto bisogna ricordare alcuni suoi precedenti non proprio esaltanti (il gol a porta vuota mancato a Palermo contro la Macedonia per citare il più discusso, ndr) e anche qualche limite dettato dalla sua carriera, tipo zero presenze in Champions league. Qui però la spiegazione ha a che fare con la iper-valutazione data dal suo club che tenne lontani eventuali acquirenti (Milan e Lazio) in occasione dell’ultima sessione di calcio-mercato.
Invece è cosa buona e giusta sottolineare la prova di un «rieccolo» della Nazionale «spallettiana», Jack Bonaventura, protagonista all’età di 34 anni di una prova di maturità complessiva, temperamentale oltre che fisica. «Scusate il ritardo per questo primo gol» la sua frase che introduce anche un ragionamento sulla scelta fatta dal ct. Spalletti ha tenuto conto dell’espressione del campionato. Berardi e il centrocampista della Fiorentina sono stati giudicati tra i più in forma, testimoniato da prove ripetute in campionato e in coppa per il viola. Di qui la decisione di sorvolare sulla carta d’identità. Identico ragionamento andrebbe fatto nei confronti della coppia interista Barella-Frattesi.
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