Marotta: "Inter rischio crack? Solo invidia. Non ho bloccato Paratici in rossonero, anzi..."

Bello il giochismo, ma quando serve è il sistema all'italiana il più efficace: difesa e contropiede, una linea per delimitare il lecito e pochi orpelli. Modulo scelto da Marotta per ribattere alle insinuazioni di un'Inter che vince da indebitata e, di più, a rischio fallimento. «Fallimento? Una parolaccia», alza la mano il presidente a mo' di stop, a Il Foglio a San Siro. «È la cultura italiana dell'invidia per chi vince: non abbiamo mai rischiato il fallimento, abbiamo un'esposizione finanziaria e un debito che controlliamo benissimo». Primo, insomma, non prenderle. Poi magari togliersi qualche sassolino, ma sempre con il sorriso. «Se ho bloccato l'arrivo di Paratici al Milan? Come potrei io condizionare una proprietà? Se Paratici andasse a fare il diesse del Milan sarei contento». Pausa. «E mi genererebbe ulteriori stimoli: sarei ancora più incazzato», la stoccata. Che ricorda quei rapporti tesi ai tempi della Juve.

Ammicca, Marotta, e all'arabesco preferisce concetti diretti: «Non abbiamo vinto nulla, tutti i risultati possono essere stravolti», dice del dopo Monaco. E prima di indossare sabato la maglia celebrativa con striscia gialla per l'interista Valentino Rossi, anni 46, cifra icona delle moto che l'hanno reso numero 1. «Sì, non dimentichiamoci il Cagliari», incalza Marotta: «Se non hai motivazioni, è facile solo sulla carta».

L'Inter è in corsa su tre fronti e «ci sono troppe partite: avremo la seconda squadra», perché le rose devono essere ampliate. «Alla Juve la seconda squadra ha portato risultati importanti ed è stata creata con la mia gestione» nel 2018. L'anno della frattura con Paratici.