C'eravamo tanto amati: Spalletti vicino all’addio, ADL tenta il tutto per tutto

È il finale che era più difficile immaginare quello che si prospetta fra il tecnico toscano e il Napoli a tre giornate dalla fine della stagione che ha consacrato i partenopei sul tetto d’Italia

C'eravamo tanto amati: Spalletti vicino all’addio, ADL tenta il tutto per tutto

"Napoli, questo scudetto è per te". Non esiste tifoso partenopeo che non ricordi queste sei parole pronunciate da Luciano Spalletti ai microfoni subito dopo il pareggio di Udine che ha consegnato matematicamente il terzo scudetto agli azzurri. Una dedica per un popolo che stava aspettando questo momento da trentatré lunghi, lunghissimi anni. I meriti di questa stagione incredibile sono soprattutto suoi, insieme a Cristiano Giuntoli. Dopo addii di peso come quelli di Fabian Ruiz, Insigne, Mertens e Koulibaly era difficile pronosticare la prima posizione in classifica lo scorso agosto. Fra gli addetti ai lavori la frase ricorrente era sempre la stessa: "Hanno preso un coreano e un georgiano per sostituirli". Ora sappiamo quanto sbagliavano. Ora sappiamo chi sono Kim e soprattutto Khvicha Kvaratskhelia, che insieme alla definitiva consacrazione di Osimhen, all’esplosione di Anguissa e al capitano Di Lorenzo si sono resi base fondamentale per il tricolore.

È da quelle sei parole di Spalletti dunque che nasce la telenovela sul rinnovo del tecnico. Poche ore dopo il pareggio di Udine, Aurelio De Laurentiis su Rai Uno svelò: "Lo inseguivo da almeno dieci anni e finalmente l'ho portato a Napoli. Io francamente ho esercitato un'opzione che avevo e ora la parola è al rispetto di quello che contrattualmente era già prestabilito". Per poi continuare: "Lui ha dichiarato di essersi innamorato di Napoli e quindi è un eroe, è entrato nella storia ed è bene che lui ne goda". Nonostante quindi l’opzione di prolungamento esercitata dal patron partenopeo, qualcosa è andata storto. Spalletti non ha – ancora – dato il suo definitivo ok per mettere la parola fine su quella che è diventata, a tutti gli effetti, una telenovela che tiene in apprensione migliaia di tifosi in ogni angolo del mondo.

Aurelio De Laurentiis
SSC Napoli (Twitter)

Le parti si sono incontrate lo scorso venerdì, in una cena dove erano presenti oltre De Laurentiis e Spalletti, anche l’ad Chiavelli e il neo dirigente Sinicropi, uomo di fiducia della famiglia De Laurentiis. Risultato? L’assenza del tecnico due giorni fa nella conferenza stampa in cui ADL – con le istituzioni trentine – ha annunciato la sede del ritiro estivo. A maggio 2022 i due erano seduti l’uno accanto all’altro mentre ripetevano all’unisono che avrebbero portato lo scudetto a Napoli nello scetticismo generale. A distanza di 365 giorni l’epilogo, dopo lo storico traguardo, sembra quello del divorzio. In casa Napoli tiene già banco da mesi l’ipotesi addio di Giuntoli, sempre più proiettato verso la Juventus. Adesso esiste anche la grana Spalletti. Insomma, due casi che scottano e non poco. Secondo alcune fonti, la cena sarebbe solo servita a comunicare l’addio. Una certificazione di separazione, la comunicazione espressa da parte del tecnico di voler abbandonare e di evitare che il passare delle ore potesse ancora deteriorare un rapporto incrinato, umanamente e professionalmente.

È sempre dalla bocca di Aurelio De Laurentiis che si apprende qualcosa in più. A margine della presentazione delle medaglie celebrative del terzo Scudetto: "Spalletti? È un fuoriclasse e i fuoriclasse devono trovare un field dove esprimersi al meglio, e da noi l’ha trovato, quindi ha funzionato tutto. Speriamo che in futuro lui riesca a esprimere ancora di più questa sua capacità di aggregare. (…) Meglio se a Napoli? Senza dubbio, ma nella vita la libertà è un bene incommensurabile e invalutabile, non devi mai tarpare le ali a nessuno come nessuno deve farlo con me. Bisogna rimanere legati nella vita, sono legato ad Ancelotti, Mazzarri, Reja, Benitez. La cosa importante è essere grati a chi ti ha dato e a chi ha ricevuto. Chi ha dato ha dato ha dato, chi ha avuto, ha avuto. Scurdammoce o' passat simm e Napul paisà".

Sembra essere finita. C’eravamo tanto amati titolerebbe il maestro Ettore Scola. Un amore non misurabile, vero, concreto, tangibile. Un amore inteso e tormentato, come le vere passioni. Come Napoli. Ma l’amore può essere mentitore e il suo dolore è bello, lo capisci se ce l’hai.

È tutto abbastanza chiaro: se DeLa non ricucirà lo strappo, Spalletti ratificherà le dimissioni. Troppa distanza fra le parti. Modi diversi – forse troppo – di intendere le relazioni umane e professionali. Il tecnico toscano non ha mai nascosto di non aver digerito la modalità di comunicazione della pec sul rinnovo automatico. Avrebbe preferito che la lettera gli venisse consegnata dal presidente e non da un dirigente. E poi: prima del rinnovo Spalletti avrebbe preferito sedersi ad un tavolo e parlare del futuro, programmandolo – soprattutto alla luce dell’ormai certo addio di Giuntoli – senza dare tutto per scontato. E chi segue il calcio sa anche quanto Luciano Spalletti sia un ultimo romantico: la notte del 4 maggio, dopo la matematica, De Laurentiis non avrebbe chiamato la squadra per abbracciarla. Il patron ha provato a tagliare corto sull’argomento: "Avrei potuto rubare la scena collegandomi in diretta dal Maradona con lo spogliatoio e invece ho preferito che i ragazzi godessero di un momento tutto loro. Sono una persona discreta". Discrezione o meno, a Spalletti il telefono che non ha squillato non è andato giù.

Il patron napoletano ha alzato quindi un muro, sia sulla questione Giuntoli che su quella Spalletti. Perdere tutti e due sarebbe catastrofico. Eppure l’uomo più volte chiamato in causa non ha voluto rilasciare alcuna dichiarazione se non una sola, molto lapidaria a margine del premio Bulgarelli a Bologna: "Il club deve parlare del futuro, non io". Per poi riprendere a fine serata alla luce delle tante domande dei presenti: "Ho solo detto che il Napoli avrà un futuro brillante, ma voi interpretate e dite che resto". Male, non bene: perdere l’eroe principale del terzo scudetto, l’uomo più amato e osannato in città, un fuoriclasse della panchina potrebbe rivelarsi un duro colpo nei giorni di festa che colorano ancora di più la città dai mille culure.

Luciano Spalletti
SSC Napoli (Twitter)

È da ritenere ovvio che ci sarà un ultimo, estremo tentativo. Aurelio De Laurentiis proverà a ricucire, a rigenerare, a gettare basi solide. Contratto fino al 2025, certezze tecnico-tattiche e di progetto, assalto alla Champions League e conferma in campionato. Ci proverà, questo è sicuro. Non è dato sapere se ci riuscirà. Le parti oggi sono troppo distanti. Quando una storia si dissolve, non ci sono parole che possono colmare la soffocante sensazione di vuoto che si prova. La fine di un amore è un po’ come se finisse il mondo, come se ci crollasse addosso. Eppure Napoli da sempre rappresenta l’esempio più lampante di come la speranza vinca sull’esperienza. Napoli che è anche città dell’amore oltre che della speranza. Napoli che ama visceralmente e spera fino alla fine. Napoli incarna perfettamente una citazione che esprime al meglio l’animo umano: "Siamo nati per amare. E siamo nati per avere il coraggio di farlo. Quindi siate coraggiosi, il resto è facile".

Ma amare significa anche questo: la possibilità di perdere. Spalletti e Napoli sono al capolinea dopo una storia d’amore bellissima, per non riscaldare la minestra ma rinsaldare il rapporto è tutto nelle mani di Aurelio De Laurentiis.

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