
“Siamo una squadra giovane”, “peccato che la partita sia stata sbloccata da un rigore così”, “siamo andati in avanti finendo per lasciare spazio agli avversari”, “nella lotta scudetto ci avete messo voi, noi ora dobbiamo pensare alla Fiorentina”: una storica sconfitta spiegata così, quasi fosse una cosa normale. Thiago Motta si presenta davanti ai microfoni con la faccia scura ma l’aplomb di sempre, anche se erano 58 anni che la Juve non subiva uno 0-4 in casa. La gente bianconera ulula, lui mormora qualche scusa, anche se a questo punto non convince più nemmeno il più incallito ottimista bianconero. Eppure, in sala interviste, si presenta tranquillo (a domanda “ma tu sei arrabbiato?”, la risposta è “fare sceneggiate e tirare le bottiglie non è nel mio carattere. Sono triste e dispiaciuto”) e conferma tutto: “L’Atalanta ha meritato. Sapevamo del loro livello e abbiamo iniziato bene la partita: dopo il rigore, che per me è discutibile, abbiamo perso equilibrio e abbiamo accentuato le loro qualità, soprattutto nell’approfittare dei nostri sbagli”.
Vlahovic solo alla fine? “I cambi li ho fatti per mantenere equilibrio, l’entrata di un altro attaccante non avrebbe cambiato la situazione. Forse sarebbe stato meglio far giocare Mbangula subito al posto di Yildiz, ma dopo è facile dirlo”. I giovani disturbati dai discorsi scudetto? “Internamente abbiamo mantenuto la freddezza: sarà difficile dormire, prendiamo quello che viene detto e può condizionare qualcuno. Ma le voci esterne fan parte di essere la Juve e dobbiamo saper affrontare tutto questo: abbiamo margini di miglioramento enormi, lavoreremo per raggiungerli”.
Si volta pagina, insomma, forse. Mentre dall’altra parte Gasperini ritrova il sorriso (senza dimenticare di rispondere male a un giornalista, “con te sono già stato chiaro, scrivi quello che vuoi”) e l’abbraccio di Lookman: “Le persone quando stanno insieme 300 giorni all’anno possono avere delle visioni diverse: lui è migliorato quando ha capito la visione di squadra e non quella individuale e sono convinto che entro la fine della stagione metterà anche la fascia di capitano. Certe cose che succedono ce le risolviamo tra noi, i problemi sono a volte in campo ma mai in spogliatoio”. Insomma, è bello allenare un’Atalanta così: “Non è mai capitato che dopo 30 partite la Dea sia lì a lottare per lo scudetto.
Poi sappiamo che Inter e Napoli sono fantastiche e non sbagliano un colpo, ma se ci credi fermamente anche le cose impossibili possono succedere”. Per esempio domenica sera, proprio contro gli altri nerazzurri, quelli con lo scudetto sulle maglie: “Con loro perdiamo da 7 partite di fila, magari è un segnale…”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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