I punti chiave
- L’Inter torna schiacciasassi (9)
- La nouvelle vague del Milan (8)
- Grinta Petagna, riecco il Cagliari (7)
- Zitto zitto, il Genoa c’è (6,5)
- Lazio, viva il corto muso (6)
- Italiano pesca il jolly Nzola (6)
- Napoli, ancora non ci siamo (5)
- Cercasi Vlasic disperatamente (5)
- Bologna, finita la favola? (4,5)
- Il nulla cosmico della Roma (4)
Come si fa a fare il punto quando devono ancora giocare sia la Juventus che l’Atalanta? Nonostante il calcio spezzatino vada tanto di moda, da queste parti le tradizioni contano il che spiega perché vi raccontiamo ora quel che si è visto in questo fine settimana. La 20a di Serie A ha visto parecchie storie interessanti, qualche sorpresa, un buon numero di conferme e diverse robe che lasciano un attimo basiti. Come al solito, c’è stato spazio per rinascite di giocatori un po’ trascurati, prove incomprensibili di grandi talenti e cose che sfidano le sacre leggi del calcio. Ve le presentiamo, dal meglio al peggio, nel nostro solito pagellone del lunedì.
L’Inter torna schiacciasassi (9)
Dopo due prove non esattamente esaltanti, la capolista si ricorda di che pasta è fatta e, in quel dell’ex Brianteo, prende a schiaffoni un undici per niente banale come quello di Palladino. D’accordo, magari se Gagliardini si fosse ricordato che maglia stava vestendo le cose sarebbero potute andare più lisce ma, francamente, pochi all’U-Power Stadium hanno mai avuto dubbi sul risultato. Nel naufragio della difesa brianzola fa un filino meglio solo Caldirola ma per il resto è solo un assolo nerazzurro. Se l’inconsistenza dei biancorossi non consente alla difesa di brillare, l’undici di Inzaghi dalla cintola in su è roba da stropicciarsi gli occhi. I voti altisonanti dei colleghi si sprecano ma come si fa a non esagerare di fronte ad una prestazione del genere?
Se Mkhitaryan torna sui suoi soliti livelli dimostrando che l’età a lui fa un baffo, quando l’Inter torna schiacciasassi riesce a ritrovarsi anche Marcus Thuram, che aveva iniziato decisamente male, sprecando parecchio. Il gol nel finale è la ciliegina sulla torta ma non toglie la corona al duo delle meraviglie: Lautaro non fa più notizia, sia quando segna che quando fornisce cioccolatini ai compagni di reparto ma la vera stella è Calhanoglu. I due gol li hanno notati tutti ma a far sorridere Inzaghi sono le tante giocate di qualità e l’aggressività che mostra su ogni pallone. Unica nota storta il giallo che lo terrà fuori con l’Atalanta ma per il resto merita solo una standing ovation. C’è ancora tanto calcio da giocare ma contro un Inter del genere sarà durissima per tutti.
La nouvelle vague del Milan (8)
Ospitare al Meazza la Roma di Mourinho dopo la dolorosa eliminazione in Coppa Italia poteva essere una sliding door per la stagione di un Milan che vive di troppi alti e bassi. Cosa ti combina invece l’undici di Pioli? Mette forse la sua migliore partita, schiantando i giallorossi ben più di quanto dica il punteggio sul tabellone. A parte il periodo prima del vantaggio e un grave sbandamento nella ripresa, i rossoneri sono riusciti ad imporre la propria legge contro una Roma che è apparsa a volte quasi rassegnata. Se Leao torna un po’ anonimo e Pulisic contribuisce bene nel primo tempo, sfiorando il gol, a guadagnarsi gli applausi di San Siro è la nouvelle vague rossonera. Come fa ad essere “nuovo” un trio che ha due dei protagonisti dello scudetto di Pioli, ovvero Theo Hernandez e l’eterno Olivier Giroud? Perché finalmente alla festa partecipa anche Yacine Adli.
Nonostante l’esperimento da centrale non sia andato affatto male, il ritorno di Theo sulla fascia restituisce ai fedelissimi del Diavolo la sua spinta mostruosa e il nazionale francese ne fa di tutti i colori, da una traversa che se fosse entrata avrebbe fatto esplodere San Siro ad un gol strepitoso che chiude i conti. Sulla partita di Giroud e su come riesca ad essere determinante anche quando non è al massimo si è già detto tutto ma, personalmente, la palma la consegno ad Adli. Arrivato con aspettative immense ha masticato amarissimo per due anni, quando Pioli, chissà per quale astrusa ragione, gli preferiva Krunic. Il suo urlo dopo aver segnato il primo gol in Serie A ha il sapore di una liberazione: se tornerà quello visto a Bordeaux, ci sarà da divertirsi parecchio.
Grinta Petagna, riecco il Cagliari (7)
Proprio quando inizi a perdere le speranze per il Cagliari, ecco che l’ineffabile Ranieri tira fuori dal cilindro un altro coniglio e raccoglie parte di quanto seminato finora. L’undici di Thiago Motta ha aiutato non poco, continuando un preoccupante declino, ma il tecnico romano indovina il cambio giusto, rimettendo nei binari una partita che poteva mettersi malissimo. Invece del distratto Augello, Paulo Azzi trafuga sistematicamente ogni pallone ad Orsolini, dando il via alla rimonta.
Questi tre punti pesanti che potrebbero fare tutta la differenza del mondo a giugno hanno però un nome ed un cognome: Andrea Petagna. L’ex milanista mette una prestazione quasi commovente, specialmente nel primo tempo, quando sembra l’unico a credere sempre nella vittoria. Il cuore e la grinta ce li mette sempre ma parecchi si dimenticano che ha piedi assai educati. Quando te lo ritrovi anche in difesa, si meriterebbe di portare a casa il pallone. Applausi a scena aperta.
Zitto zitto, il Genoa c’è (6,5)
Ci sono squadre e giocatori che tutti sono pronti a celebrare ed altre che, invece, passano spesso e volentieri sotto il radar degli esperti. Che il Genoa di Gilardino giocasse un gran calcio se n’erano accorti sia l’Inter che la Juventus ma pochi si immaginavano che riuscisse a fermare un Torino col morale a mille dopo aver asfaltato il Napoli. Aggiungi poi una lista di assenti da far invidia al Milan e tutto sembrava apparecchiato per una battuta d’arresto. Nonostante tutto non giri al meglio, il Grifone porta a casa un altro punticino prezioso, che fa morale e tanta autostima.
Non tutto ha girato al meglio: Mateo Retegui è annullato da Buongiorno ma l’impegno ce lo mette sempre, quel Gudmundsson che aveva fatto brillare gli occhi di tanti esperti è meno concreto del solito e l’ex rossonero Messias fa un partitone nel primo tempo per poi evaporare dal campo. Aggiungi il fatto che Gilardino chieda a Malinovskyi di sacrificarsi arretrando sulla mediana ed i tre punti diventano un miraggio. Eppure, zitto zitto, il Genoa va. Con un gruppo compatto e talentuoso come questo, sognare qualcosa in più di una tranquilla salvezza non è affatto vietato.
Lazio, viva il corto muso (6)
Ospitare all’Olimpico una squadra rognosa come il Lecce dopo il finale pazzesco del derby di Coppa Italia era un compito per niente semplice per la Lazio che, in effetti, soffre non poco contro i salentini. Non è certo il calcio che Maurizio Sarri vorrebbe far giocare ai suoi, ma mettere in cascina la quinta vittoria consecutiva in tutte le competizioni è un ottimo risultato. Il tonfo della Roma e lo stop casalingo della Fiorentina rendono questi tre punti ancora più fondamentali per la rincorsa al quarto posto ma è rassicurante vedere che le Aquile riescono anche a vincere le partite “sporche”, quelle che, di solito, finivano per perdere.
I migliori in campo sono i soliti noti, dal regista difensivo Romagnoli al baluardo del centrocampo Guendouzi, che mette sempre tanta qualità e quantità, fino al cuore e l’anima dell’attacco laziale, quel Luis Alberto che è l’unico a poter inventarsi dal nulla giocate pericolose. A portare a casa i tre punti ci pensa il figliol prodigo Felipe Anderson, cui le voci sull’interesse di Juve ed Inter hanno fatto benissimo. Certo, a dargli una manona ci pensano Rovella e Luis Alberto ma nel calcio segnare conta e non poco. Il rientro di Ciro Immobile è un’ottima notizia, anche se non è ancora al meglio. Insomma, magari di “corto muso” ma questa Lazio è viva e vegeta. Le rivali sono avvertite.
Italiano pesca il jolly Nzola (6)
In un Franchi scosso dalle polemiche contro l’ineffabile sindaco Nardella, una Fiorentina a corto di idee e con il serbatoio vuoto soffre le pene dell’inferno contro un’Udinese trascinata da un partitone di Lovric, giocatore estremamente interessante. Proprio quando la banda Italiano rischiava di uscire fragorosamente dalla corsa all’Europa che conta, il tecnico viola pesca dal mazzo un giocatore che, finora, aveva fatto solo infuriare i fedelissimi della Fiorentina. M’Bala Nzola entra ad un quarto d’ora dal triplice fischio e riesce a salvare baracca e burattini, evitando una sconfitta che avrebbe scatenato infinite polemiche nella città del Giglio.
Dopo un primo tempo da dimenticare, la Viola riesce a trovare da qualche parte le energie necessarie per strappare un punto ai friulani. Lo fa in maniera scomposta, spesso caotica ma, almeno, il carattere è quello di sempre. Cosa si salva di questo pareggio che fa sorridere le rivali dirette? La gara di Beltran, il cui secondo tempo ha fornito conferme rassicuranti, ben oltre il golazo in torsione, ma soprattutto il debutto di Davide Faraoni, che sembra in grado di cambiare la gara da solo. L’assist è il premio per una partita sopra le righe. Basterà per evitare polemiche e recriminazioni? Probabilmente no ma a Firenze funziona sempre così.
Napoli, ancora non ci siamo (5)
Un’insufficienza anche dopo aver portato a casa tre punti in un momento difficilissimo? Ebbene sì, questo Napoli vince ma decisamente non convince. Mazzarri fa il possibile e l’impossibile per riuscire a piegare un’ottima Salernitana ma non ne indovina una che sia una. A salvare la baracca ci pensa il nuovo entrato Alessio Zerbin, che probabilmente meriterebbe più spazio e il gol della domenica di uno che certo non ha molta familiarità con il gol come Amir Rrahmani. Le “scuse” non mancano, certo: perdere Zielinski a pochi minuti dal calcio d’inizio non è il massimo ma per il Napoli non è ammissibile faticare così tanto contro i ragazzi di SuperPippo.
Se il difensore kosovaro è l’unico a meritarsi un voto sopra la sufficienza, il Napoli conferma di vivere un momento da dimenticare. Se Simeone si dà un mucchio da fare senza riuscire a creare palle gol, almeno si procura il rigore del pari. Kvaratskhelia si sveglia tardissimo ma comunque sfiora due volte il gol. Incomprensibile, invece, la partita di Raspadori, quasi irriconoscibile rispetto a quanto fatto vedere. Tre punti sono sempre tre punti e sicuramente il rientro dei titolari migliorerà la situazione ma sotto il Vesuvio c’è ancora tanto che non funziona. Speriamo che dal mercato di riparazione arrivino buone notizie invece di ulteriore benzina sul fuoco...
Cercasi Vlasic disperatamente (5)
Proprio quando sei pronto a cantare la storia del ritorno dello “spirito Toro”, dei granata mai domi che gettavano sempre il cuore oltre l’ostacolo, ecco che la banda Juric mette una partituccia come quella contro il Genoa. Dalla cintola in giù, il Torino è quello di sempre, diretto magistralmente dal solito Buongiorno, che fa di tutto per fare ingolosire le grandi d’Europa. I problemi vengono in avanti, dove nonostante la presenza di Vlasic, Sanabria e Zapata i tiri in porta si contano sulle dita di una mano.
Tanto era apparso devastante contro il Napoli, quanto smarrito, quasi annoiato è apparso il serbo contro l’arcigna difesa rossoblu. Forse bisognerà ammettere che Vlasic è fatto così: proprio come tanti altri talenti slavi, alterna gare sontuose a prestazioni inqualificabili. Il duo di avanti, invece, dimostra che Juric non ha ancora trovato la quadra. Sanabria come seconda punta brilla solo a corrente alternata mentre Zapata dimostra come i problemi siano altrove. Il colombiano si smazza non poco ma quando ricevi palloni col contagocce cosa vuoi che s’inventi? Insomma, il Toro gira solo quando Vlasic è in giornata. Preoccupante.
Bologna, finita la favola? (4,5)
Mi immagino i tifosi del Bologna, gli stessi che si erano esaltati oltremisura per i risultati dell’undici di Thiago Motta, siano lì a mormorare qualcosa tipo “mai una gioia”. La regressione dei rossoblu rispetto a quanto fatto vedere contro Roma e Inter è davvero impressionante. Certo, la partita caparbia del Cagliari c’entra non poco ma, comunque, i campanelli d’allarme squillano a più non posso. A creare più di un problema agli analisti è il fatto che il primo tempo dei felsinei non era nemmeno male: quando, però, Azzi annulla Orsolini il Bologna è scomparso dal campo. Lamentarsi quando si è così in alto in classifica non è il massimo ma di cose preoccupanti se ne sono viste parecchie in campo.
Allora, si salva qualcuno in questo Bologna? Sicuramente Freuler, che il suo lo fa sempre e anche Orsolini, almeno fino a quando Ranieri non gli scatena contro Azzi. Tanto Ferguson è anonimo, quanto Urbanski funziona a corrente alternata. Il risultato è frutto di una prova da bollino nero di Calafiori, che entra in stato confusionale dopo il gol di Petagna e un Kristiansen che sbaglia l’insbagliabile sia in copertura che in impostazione. Da dimenticare, poi, la partita del figlio d’arte Sydney Van Hooijdonk, che ne combina davvero di tutti i colori. Sicuramente troppo presto per intonare il de profundis ma contro il Milan servirà una prestazione di tutt’altro tenore.
Il nulla cosmico della Roma (4)
I travasi di bile dei fedelissimi dello Specialone mi sembrava di sentirli mentre stavo guardando una Roma inqualificabile venire asfaltata al Meazza. Far seguire alla prova anonima nel derby di Coppa Italia una gara del genere è roba da far perdere la pazienza anche ad un santo. Parlare di assenze quando affronti un Milan intenzionato a battere il record mondiale di infortuni sembra assurdo ma è chiaro che senza Dybala questa Roma spegne la luce. Questo, però, non giustifica il fatto che i giallorossi mostrino un encefalogramma calcistico che più piatto non si può. Zero idee, zero invenzioni, zero pericoli creati da Lukaku e soci. La situazione migliora quando entra Pellegrini, che è l’unico a sbattersi sempre. Il resto? Il nulla cosmico.
Hai voglia di provare sparate tipo quella su Harry Potter ma, prima o poi, il conto del non-gioco della Roma dovrà arrivare sulla scrivania del Vate di Setubal. Quante volte dovrà fallire Kristensen prima che Mou si accorga che in difesa fa più danni della grandine? Quando anche uno affidabile come Cristante fa erroracci come quello sul secondo gol, qualche domanda devi portela.
Puoi tirare la croce su El Shaarawy, che fatica come un diavolo a liberarsi da Kjaer e Calabria ma è davvero tutta colpa sua? Il talentino Bove perde male il duello con Reijnders mentre Lukaku è là davanti, intristito e riceve un pallone ogni morte di Papa. La stagione non è ancora andata ma, di questo passo, non ci vorrà molto prima che si metta malissimo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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