Il pagellone: Fabregas sgambetta Conte, Inter e Juve se la ridono, weekend pazzesco

Weekend pirotecnico: il Como stende il Napoli, superato dall'Inter. La Juve approfitta dei passi falsi di Lazio e Milan per consolidare il quarto posto, l'Atalanta torna a volare. Trovate tutto nel nostro pagellone

Il pagellone: Fabregas sgambetta Conte, Inter e Juve se la ridono, weekend pazzesco

Max Allegri, uno che di scudetti ne sa parecchio, diceva che i titoli si vincono tra febbraio e marzo. A giudicare dal bailamme che sta succedendo in Serie A, la programmazione di molte squadre è stata parecchio discutibile. Sia nella corsa scudetto che in quella per la Champions, sono infatti arrivate una serie di sconfitte allucinanti che rischiano di rimescolare le carte in maniera imprevedibile. Questo campionato pazzo continua a sorprendere tutti e potrebbe vivere un momento decisivo sabato pomeriggio, quando al Maradona approderà l’Inter. Occhio, però, all’Atalanta, che ha sfogato la rabbia per la figuraccia col Bruges sull’Empoli e alla Juve che, zitta zitta, ha messo la quarta vittoria consecutiva in campionato. Vi racconteremo questo ed altro nel nostro solito pagellone del lunedì. Buon divertimento.

L’Atalanta torna a far paura (7,5)

Il bello del calcio è che ogni certezza non è mai scritta nella pietra. Dopo le polemiche al calor bianco tra Gasperini e Lookman dopo la dolorosissima eliminazione dalla Champions ad opera del Club Bruges, tutti sembravano pronti a scommettere che le scorie si sarebbero fatte sentire subito. Al Castellani, invece, l’Atalanta non solo volta pagina ma torna ad esprimere quel calcio devastante che l’aveva resa famosa in tutta Europa. Sicuramente agevolati da un Empoli in caduta libera, i bergamaschi hanno scaricato tutta la rabbia accumulata in questa settimana sulla porta dell’Empoli, infliggendo una pesante manita ai toscani. Alla fine della fiera, la Dea non solo risale a -3 dalla vetta ma rientra di prepotenza nella lotta scudetto, proprio grazie al tonfo europeo.

Empoli Atalanta Lookman celebrazione

L’inconsistenza dei toscani e la prestazione maiuscola di tutta la difesa, Djimsiti in testa, assicurano una serata di tutto riposo per Carnesecchi ma i fuochi artificiali si vedono dalla cintola in su. A parte De Ketelaere, traumatizzato dallo sgarbo della sua ex squadra, gli altri vanno a mille: Pasalic e Zappacosta seminano il terrore nella difesa empolese, De Roon fa quasi due assist ma le copertine vanno alla coppia d’attacco. Se Retegui segna e fa tanto lavoro sporco, Lookman risponde alle critiche come fa un grande attaccante: a forza di gol. Poco conta che quando viene sostituito non degni di uno sguardo il Gasp: l’Atalanta sembra essersi ritrovata prima di un filotto infernale che la vedrà affrontare quasi tutte le rivali. Ormai credere nello scudetto è un imperativo categorico.

Juventus, bentornato Dusan! (6,5)

La settimana orribile della Vecchia Signora si chiude in quel di Cagliari, che capisce subito come questa Juve abbia davvero il dente avvelenato. I sardi, reduci dal pari con l’Atalanta, sono sorpresi dalla veemenza dei bianconeri e regalano una palla d’oro al giocatore sbagliato, quel Dusan Vlahovic che Motta aveva messo titolare dopo un lungo purgatorio. Il serbo, abbonato al gol coi rossoblu, schianta la palla in porta ed esulta con rabbia. Proprio quando sembra pronta a sbranare gli isolani, però, la Juve si schianta su un Caprile hors categorie: il portierone sardo nega più volte il gol sia a Conceição che a Yildiz, insolitamente imprecisi. Non chiudere la partita è un grosso rischio per i bianconeri, visto che il Cagliari alza il baricentro e cerca con insistenza il pari.

Cagliari Juventus Vlahovic

Nella ripresa è partita vera, con Yildiz e Vlahovic che sprecano occasioni importanti per mettere al sicuro il risultato. Non è una Juve brillante, il gioco proposto dall’undici di Motta è alquanto deludente ma in un momento così difficile l’unica cosa importante era mettere la quarta vittoria consecutiva ed approfittare del pari della Lazio. Dopo la doccia gelata di Eindhoven, la Juve ritrova i suoi punti fissi, da Cambiaso a Locatelli, fino ai buoni scampoli di partita di Thuram e Kolo Muani. Tenere in partita il Cagliari così a lungo non è il massimo ma, se non altro, la difesa è tornata ermetica. Il problema fisico a Douglas Luiz non ci voleva ma almeno la Juve è grintosa quanto basta. Meglio così, visto che da qui in avanti i bianconeri non potranno più sbagliare.

Lautaro salva un Inter stanca (6)

Se la testa è già alla Champions con il Feyenoord, la sfida scudetto con il Napoli arriva proprio nel momento più sbagliato possibile per l’Inter. I nerazzurri provano a rifarsi dal tonfo dello Stadium ospitando il pugnace Genoa di Vieira e la partita diventa una sofferenza infinita. L’Inter regge bene in difesa, con Acerbi che giganteggia mentre Bastoni e Pavard sbagliano poco o niente. Meno bene Dumfries, che va in confusione e regala una palla gol importante ai rossoblu. Il Genoa corre tanto ed è aggressivo quanto basta per mandare in tilt Asllani e Mkhitaryan ma nel secondo tempo ritrova un buon Barella grazie all’aiuto dei nuovi entrati Calhanoglu e Zielinski, che cambiano il volto della gara. Certo, però, i tifosi nerazzurri non si aspettavano una sfida così serrata.

Inter Genoa Lautaro celebrazione

Le buone notizie arrivano dalla fascia, dove Dimarco è in palla ma sbaglia troppo in avanti mentre Correa scialacqua la titolarità con una prova poco ordinata: dopo l’infortunio la situazione non migliora, visto che Taremi si fa vivo solo nel finale ma senza pungere. Nel momento del bisogno, ecco che torna in cattedra il capitano. Lautaro soffre la mancanza di Thuram in maniera pazzesca ma è sempre letale nel piatto forte della Beneamata: il gol su calcio d’angolo. Il Toro spreca male la doppietta nel finale ma consegna tre punti che valgono il sorpasso prima dello scontro scudetto. Tutto sommato una buona serata per Inzaghi, specialmente visto come le rivali si siano tirate la zappa sui piedi. Sabato sera al Maradona potrebbe cucirsi un pezzo di scudetto sul petto.

Lazio, pesante passo indietro (5)

A chi provi a capire perché ogni tifoso laziale tema sempre che la fregatura sia dietro l’angolo consiglio di vedere almeno la sintesi della partita di sabato pomeriggio. L’undici di Baroni aveva l’occasione di mettere pressione alle rivali nella complicata corsa al quarto posto vincendo una partita che sembrava sulla carta più che abbordabile. Proprio quando ti aspetti una prova devastante, ecco che le Aquile svaniscono nel nulla, incapaci di combinare alcunché. Zero grinta, zero idee, zero gioco, una prestazione inqualificabile in tutto e per tutto. L’assenza di Castellanos, uno che di lavoro sporco ne fa tantissimo, è una scusante solo parziale: le grandi squadre partite del genere devono sbranarle subito, chiudendo i conti in fretta per poi risparmiare energie.

Venezia Lazio Mandas

Nel grigiore generale si salvano davvero in pochi: Mandas che salva il pari alla grande su Oristanio, la linea difensiva che fatica un po’ solo nel finale e Guendouzi che, nonostante l’assenza del sodale Rovella, ringhia per scuotere i compagni. Il resto è un pianto: Tavares è spento, Lazzari distratto, Isaksen inconcludente mentre Dia spreca malamente un passaggio al bacio di Zaccagni che avrebbe potuto fare la differenza. Se il nuovo arrivato Belahyane promette bene, né Noslin né Pedro riescono a non far rimpiangere il Taty, creando poco o niente in avanti. Sprecare occasioni così ghiotte in un campionato come questo è un errore che nessuno può permettersi. A questo punto battere il Milan domenica prossima diventa ancora più cruciale per la stagione delle Aquile.

Un Bologna irriconoscibile (4,5)

Alzi la mano chi si sarebbe mai aspettato che il pugnace Bologna di Italiano avrebbe vissuto un pomeriggio così disastroso al Tardini. Dopo una corsa davvero impressionante, i rossoblu si presentano al derby emiliano con un atteggiamento quasi rinunciatario e incapaci di convertire il possesso palla in vere e proprie occasioni. L’undici di Italiano, incredibilmente, mette un solo tiro in porta e incassa quindi la prima sconfitta del 2025. A tradire il tecnico felsineo è proprio uno dei suoi fedelissimi, quel Beukema che prima causa un rigore e poi fa un passaggio suicida che regala il gol della sicurezza al Parma. Il resto della difesa se la cava egregiamente, con Lucumì che prova disperatamente a tenere la linea nonostante un debutto da titolare dimenticabile per Calabria.

Parma Bologna Castro

Se la mediana, più o meno, regge, l’attacco vive un pomeriggio negativo come pochi: Ndoye e Pobega sono quasi irriconoscibili, considerato come incidano poco o niente mentre Cambiaghi, all’esordio da titolare, almeno si smazza per creare qualcosa. Impressionante, poi, la regressione di Santiago Castro: oltre alla quinta partita senza reti, la porta la vede col binocolo. L’unica notizia positiva per Italiano è il contributo delle seconde linee: a parte i pochi minuti di Ferguson, che finalmente ritrova il campo, Fabbian ha il piglio giusto e ci prova fino alla fine. La cosa che fa, invece, riflettere è come Orsolini sembri dare la scossa: magari se fosse entrato prima le cose sarebbero potute andare in maniera diversa. Da qui a giovedì servirà tutto un altro Bologna.

Fiorentina, no Kean no party (4,5)

Non c’è niente da fare, la Viola non vuole proprio saperne di fare una stagione normale. Invece di approfittare della serie incredibile di tonfi delle rivali dirette per la Champions, l’undici di Palladino vive l’ennesimo pomeriggio da incubo in trasferta ed infila la terza sconfitta consecutiva. Aggiungi lo spavento per l’infortunio del talismano Moise Kean e lo scenario che si prospetta per i fedelissimi del Franchi è nerissimo. Eppure, a guardare bene come si è svolto lo scontro del Bentegodi, i toscani avevano retto discretamente fino al 72’, quando l’ingresso di Pablo Marì risveglia gli avanti scaligeri, che riescono a trovare il gol della vittoria. Gli unici che creano qualcosa sono Parisi e Folorunsho: peccato che gli avanti sprechino le diverse palle che gli mettono a disposizione.

Hellas Verona Fiorentina Kean infortunio

Il resto, purtroppo, è evanescente: Mandragora è pachidermico, Fagioli un corpo estraneo, Beltran è annullato da Duda e non fa nemmeno a sportellate come suo solito e lo stesso Kean si divora un’occasione ad inizio partita per poi scivolare nella mediocrità. La notizia peggiore, però, è il flop continuo dei nuovi arrivati: Cataldi è timido e sprecone, Zaniolo sciupa malamente una grossa chance ma, soprattutto, non riesce mai a dare la scossa. Nel finale di partita, quando l’Hellas spadroneggia, né Richardson né Ndour trovano soluzioni interessanti. Il problema più grave è che questa Fiorentina sembra aver dimenticato come giocare a calcio. Alla lunga, il pessimismo cosmico che da sempre domina a Firenze ha contagiato il gruppo. Non sarà facile riprendersi.

Milan isterico ed autolesionista (4)

Come si fa a far seguire ad una calamità come l’eliminazione dai play-off di Champions League una sconfitta che rischia di fermare sul nascere la rincorsa all’Europa che conta? La cosa che fa ancora più imbufalire la sofferente tifoseria rossonera è che il Milan riesce a farlo dopo 90 minuti di dominio quasi totale. I rossoneri, stavolta, non sottovalutano l’impegno, aggrediscono i granata e riescono pure a creare parecchie palle gol ma s’infrangono su un Milinkovic-Savic in serata davvero spettacolare. Il Diavolo è così ansioso perché al 5’ Mike Maignan aveva fatto una cretinata sesquipedale, sparando un rinvio proprio sull’incolpevole Thiaw e regalando il vantaggio al Torino. Una volta andato sotto, il Milan non è più riuscito a ricomporsi, passando di male in peggio.

Torino Milan Pulisic delusione

Invece di portare calma e rincuorare i suoi, il Sergente Conceição ci mette il carico con una serie di cambi davvero incomprensibili. Leão, che pure si era guadagnato il rigore sprecato da Pulisic, non stava vivendo una partita al top ma cambiarlo all’intervallo con Fofana non ha alcun senso. Il lusitano cambia idea pochi minuti dopo mettendo in campo Abraham al posto di Musah e tenendo in campo un João Felix che si accende una volta ogni mezz’ora. Il pari di Reijnders, agevolato da un buon Sottil, viene scialacquato dall’ingenuità di Thiaw, che regala il 2-1 al Toro. Il Milan naufraga nel nervosismo e nell’inconcludenza, con il solo Pavlovic a lottare contro i mulini a vento fino alla fine. Battere Bologna e Lazio con lo spogliatoio nel caos sarà quasi una mission impossible.

Napoli, il giocattolo si è rotto (4)

Alla faccia di chi giurava e spergiurava che non giocare in Europa avrebbe spalancato un’autostrada al Napoli, l’undici di Antonio Conte arriva al momento chiave della stagione con il serbatoio vuoto ed una serie infinita di problemi. A parte la sfortuna e qualche episodio negativo, la programmazione dei partenopei lascia molto a desiderare. Dopo aver perso punti su punti dalle rivali, il Napoli viene ribaltato dai giovani terribili di Cesc Fabregas, vera e propria sorpresa di questa stagione. A parte l’assurdo gollonzo concesso da Rrahmani che fa il paio con il regalo di Maignan al Torino, i campani escono dal Sinigaglia nel modo peggiore possibile, aumentando a dismisura l’importanza dello scontro diretto con l’Inter di sabato sera.

Como Napoli Okafor

Ad affossare il Napoli il mismatch tra l’immarcabile Nico Paz e un Di Lorenzo in grave imbarazzo ma anche un Buongiorno più macchinoso del solito. Le discrete prove di Politano, McTominay e dell’esordiente Billing ma anche il cinismo di Raspadori, che sbatte in porta l’unica occasione. I partenopei si confermano Lobotka-dipendenti, con un Lukaku che tocca solo 5 palloni in tutto il primo tempo. Né Anguissa né Simeone riescono a dare la scossa ad un gruppo incapace di fare quelle giocate che ad inizio stagione faceva ad occhi chiusi.

La mancanza di Neres è un handicap importante ma non spiega come mai il Napoli sia apparso molle, privo di carattere, quasi in balia di un Como che nel primo tempo aveva creato poco. La domanda rimane: si è rotto il giocattolo?

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