
I punti chiave
- Atalanta, il capolavoro di Gasperini (8)
- Napoli, con Lukaku è un’altra storia (7+)
- La Roma di Ranieri non si ferma più (7)
- Bologna, carattere da Champions (6,5)
- L’Inter va, ma che spavento! (6-)
- Milan, una difesa da film dell’orrore (5,5)
- Fiorentina, perché così stanca? (5)
- Juventus, Motta è in confusione totale (3)
Questa Serie A continua a rivelarsi il campionato più imprevedibile al mondo. Proprio contro ad un’Atalanta apparsa in crisi, la Juventus di Thiago Motta rimedia la sconfitta più umiliante dall’inaugurazione dello Stadium. Il big match della 28a giornata si è risolto con la disfatta dei bianconeri, che escono dal campo sommersi di fischi e rischiano di perdere il quarto posto ai danni della Lazio. Se la vittoria della Dea è davvero impressionante, la coppia di testa non molla neanche per sbaglio, con il Napoli che si libera di una brutta Fiorentina mentre l’Inter è costretta ad una rimonta contro il fanalino di coda Monza dopo esser finita sotto di due gol.
Se la lotta per lo scudetto è al calor bianco, la battaglia per l’Europa è altrettanto appassionante: vincono bene Roma e Bologna mentre il Milan, finito sotto 0-2 a Lecce, strappa ai salentini la vittoria grazie alla doppietta di Pulisic. Prima della pausa per le nazionali la situazione potrebbe ulteriormente rivoluzionarsi, visto che l’Atalanta ospiterà l’Inter mentre la Juve dovrà vedersela con la Fiorentina. Vi raccontiamo questo e molto altro nel nostro solito pagellone del lunedì: buon divertimento.
Atalanta, il capolavoro di Gasperini (8)
Immagino che scommettitori e tifosi siano impazziti di fronte all’ennesima giravolta della Dea. I bergamaschi alternano da qualche tempo pareggi inspiegabili a goleade altisonanti ma pochi davvero si aspettavano che i nerazzurri mettessero sotto in maniera così schiacciante la Juventus allo Stadium. Nonostante gli orobici non stiano vivendo un momento ideale e dovessero vendicare i due punti persi col Venezia, la prestazione messa contro i bianconeri è al limite della perfezione. Carnesecchi si sporca i guantoni solo all’88’ su McKennie mentre Hien annulla Kolo Muani e Kolasinac fa il bello e il cattivo tempo. La differenza, però, la fa la mediana, dove De Roon è sontuoso mentre Zappacosta trova anche il modo di bersagliare Di Gregorio, trovando poi il 3-0.

Quando la squadra gira così bene, anche l’ex Cuadrado, sommerso di fischi ad ogni tocco di palla, fa una discreta partita, fornendo buoni palloni agli avanti, che pure faticano non poco. Retegui, che sta scaldando i motori in vista della sfida con la Germania, fatica con Gatti ma è perfetto dal dischetto mentre Lookman si fa vivo più sporadicamente ma sempre in maniera puntuale. Dopo un paio di parate top di Di Gregorio, chiude una serata perfetta con la rete del poker. C’è pure spazio per la passerella di De Ketelaere, che si impegna quanto basta. Piaccia o non piaccia, se l’Atalanta ha dominato dal primo all’ultimo minuto lo deve al lavoro del Gasp, che ha preparato la gara alla grande. Se dovesse far risultato con l’Inter, la Dea potrebbe davvero coronare il sogno scudetto.
Napoli, con Lukaku è un’altra storia (7+)
Una volata scudetto così lunga non è mai semplice da gestire, considerato come basti un singolo passo falso per rovinare tutto. La chiave, a sentire Antonio Conte, è giocare sempre con la massima attenzione, anche quando di fronte si ha una Fiorentina che si sta giocando la stagione in pochi giorni. Spronato forse dalla vittoria in rimonta dell’Inter, il Napoli si presenta al Maradona con la ferma intenzione di non concedere niente ed approfittare al meglio degli errori degli avversari. Il lavoro in settimana di Conte si vede, considerato l’atteggiamento di ognuno dei giocatori in campo, che chiudono ampiamente sopra la sufficienza mettendo in cascina una vittoria importante. Arrivare alla pausa nazionali a punteggio pieno è fondamentale, visto lo scontro diretto tra Atalanta e Inter.

Agevolato dall’atteggiamento rinunciatario dei viola, il Napoli è pugnace quanto basta e sbaglia davvero poco, con Rrahmani e Buongiorno che tengono a bada Kean e Gudmundsson. La mediana, poi, torna a buoni livelli grazie al contributo del solito Lobotka e alle fiammate di McTominay mentre sulle fasce Spinazzola e Politano hanno recuperato la condizione migliore. A decidere tutto, però, sono gli avanti: Lukaku è forse il migliore in campo, mettendo il piede in entrambe le reti ma soprattutto tornando punto di riferimento in avanti. Raspadori, invece, spreca un gol all’inizio ma l’intesa col belga funziona, cosa che potrebbe essere davvero cruciale nel finale di stagione. Alla fine, a ridere è sempre Conte: con un Lukaku così in palla, lo scudetto è cosa quasi fatta.
La Roma di Ranieri non si ferma più (7)
Considerato quanto avevano speso i giallorossi nella vittoria in extremis contro l’Athletic Bilbao, il nervosismo dei tifosi romanisti alla vigilia della trasferta ad Empoli era più che giustificato. Il fatto, poi, di dover fare a meno del talismano Dybala era sembrato un pessimo presagio ma, francamente, al Castellani non se n’è sentita la mancanza. La Roma, infatti, va in vantaggio subito con il gol lampo di Soulé e domina in lungo e in largo l’Empoli, pur senza mai trovare il colpo del Ko. Al triplice fischio l’unico appunto che Ranieri fa ai suoi è di averlo fatto soffrire troppo, tenendo in vita troppo a lungo i toscani. Alla fine la Roma intasca la quinta vittoria consecutiva in campionato e scippa il settimo posto alla Fiorentina. Fino a dicembre, lottava per la retrocessione.

Quali lezioni si possono trarre da questa partita? Che Hummels è tornato l’indispensabile regista difensivo visto in Germania, che Abdulhamid può migliorare dal punto di vista tecnico ma corre come quattro, che la coppia Paredes-Koné sta crescendo di livello partita dopo partita ma anche che le seconde linee romaniste non fanno rimpiangere troppo i titolari. Sugli scudi, chiaramente, Soulé, che aggiunge al gran gol tante giocate importanti ma anche Pellegrini, in netto miglioramento ma un po’ sfortunato sotto porta. Uniche delusioni dagli attaccanti, visto che né Shomurodov né Dovbyk hanno la cattiveria giusta per chiudere i conti. Alla fine, però, le statistiche parlano chiaro: nel 2025 solo il Bayern Monaco ha vinto più della Roma di Ranieri. Chapeau.
Bologna, carattere da Champions (6,5)
Il vantaggio delle cosiddette provinciali è da sempre il fatto di essere sottovalutate, con le luci della ribalta che si concentrano altrove. Il compito del Bologna al Bentegodi era chiaro: vincere e sperare di approfittare dei passi falsi delle rivali nella corsa all’Europa che conta. Al triplice fischio i rossoblu mettono la terza vittoria consecutiva, archiviando l’inaudito tonfo del Tardini nel derby emiliano e lo fanno in maniera decisamente convincente. Certo, nel finale di partita i rischi sono stati tanti ma in questo momento della stagione sono davvero poche le squadre con parecchia benzina nel serbatoio. La cosa più rassicurante è che l’undici di Italiano continua a giocare alla grande e trova sempre le giuste contromisure quando alcuni protagonisti non rendono a dovere.

La forza del gruppo felsineo è evidenziata dal fatto che ogni volta si faccia avanti sempre qualcuno a guidare la squadra verso la vittoria. Se la difesa soffre poco, l’ex milanista Calabria alterna erroracci a belle ripartenze, chiudendo con un assist perfetto. Ferguson e Moro sono macchinosi, mentre Orsolini soffre la marcatura di Valentini: per fortuna Aebischer e Cambiaghi entrano col piede giusto e mettono in discesa la partita. L’uomo partita è però Jens Odgaard, che ripaga la fiducia di Italiano con una prestazione maiuscola, sfiorando la doppietta. Ndoye ha poco spazio per le sue corse mentre Dominguez e Castro ci mettono almeno la grinta. Senza l’erroraccio di Dallinga il punteggio sarebbe stato più rotondo ma con questo carattere il Bologna può sognare in grande.
L’Inter va, ma che spavento! (6-)
L’orgoglio di essere l’unica squadra in Europa ancora in corsa per il triplete è cosa buona e giusta ma, alla lunga, la pressione rischia di giocare pessimi schermi. Dopo aver sbrigato in maniera perentoria la pratica Feyenoord, l’Inter di Inzaghi ospita il derelitto Monza, quasi rassegnato a tornare in cadetteria. Il primo tempo che i tifosi nerazzurri vivono al Meazza è da non credersi: approccio molle, gente come Pavard e De Vrij che sbagliano l’insbagliabile mentre Mkhitaryan combina poco sulla mediana. Per fortuna l’Inter trova il modo di accorciare le distanze prima dell’intervallo grazie alla zampata dell’eterno Arnautovic, che torna decisivo. Poi ci pensa Inzaghi a rimettere a posto l’Inter, che affronta la ripresa con la determinazione ed il carattere di sempre.

Se Bisseck e Carlos Augusto riportano equilibrio nella retroguardia, Barella e Dumfries si danno un gran daffare, aiutati da Bastoni che, dopo aver deluso da esterno, se la cava meglio nella sua posizione classica. Per fortuna di Inzaghi, Calhanoglu sta tornando ai suoi soliti livelli ed è sempre pericoloso sia come assist-man che come finalizzatore. È grazie a lui che Lautaro Martinez si sblocca, prima agevolando l’autorete di Kyriakopoulos e poi fornendo un buon pallone a Thuram, che però colpisce solo il palo. La rabbia di Inzaghi una volta completata la rimonta è segnale chiaro che il tecnico aveva davvero temuto l’imbarcata in un primo tempo da dimenticare. L’Inter sorride ma a denti stretti: disattenzioni del genere in Champions non te le puoi davvero permettere.
Milan, una difesa da film dell’orrore (5,5)
Considerata la ridda di voci dal sen fuggite, litigi più o meno scoperti e minacce di querele, il risultato dello scontro del Via del Mare sembrava quasi la cosa meno importante in questo momento storico del Milan. Ben conscio di starsi giocando la panchina, il Sergente Conceiçao catechizza a dovere i suoi, che partono sparati e segnano due reti due in pochi minuti – entrambe in fuorigioco. Gimenez s’innervosisce e sbaglia di tutto mentre lo spagnolo con la J vive la sua peggiore giornata in rossonero, regalando a Krstovic il primo dei suoi due gol. Il primo tempo dei rossoneri vive di una difesa ai limiti dell’indecenza dove si salva solo Theo Hernandez, specialmente in proiezione offensiva. Lo 0-2 è figlio del troppo nervosismo ma anche delle scelte sciagurate del tecnico.

Per fortuna Conceiçao ha a disposizione una panchina di buon livello e riesce ancora una volta a rimettere in sesto la situazione. João Felix è più propositivo rispetto a Bondo e innesca l’autorete di Gallo che riapre la partita ma sono Rafael Leão e Tammy Abraham a suonare la carica. Il portoghese ci mette un po’ ad ingranare ma nel finale è determinante per la remuntada mentre l’inglese è una rivelazione come regista avanzato. A fare la differenza, come al solito, ci pensa Capitan America, l’unico a provarci sempre e comunque in questo Milan sconclusionato e sempre sull’orlo di una crisi di nervi. Applausi per il risultato, la tigna e il carattere, molto meno per la difesa sballata, capace di regalare due reti ad una squadra che in casa non segnava da dicembre.
Fiorentina, perché così stanca? (5)
Doversi giocare un’intera stagione in una settimana ha il sapore della beffa, considerato come la Fiorentina è arrivata a questo crocevia fondamentale. Dopo la dolorosa sconfitta ad Atene dover affrontare il Napoli prima dell’uno-due Panathinaikos-Juventus non sarebbe mai stato semplice ma i toscani giungono al Maradona con le batterie scariche. Quando i partenopei partono forte, l’undici di Palladino non riesce ad approfittare del rientrante Kean e regala il primo tempo alla banda di Conte, che ringrazia sentitamente. Alla fine De Gea è costretto a capitolare quando Marì soffre la fisicità di Lukaku e Pongracic regala il raddoppio a Raspadori proprio nel momento peggiore. Sono però in molti, da Dodò a Cataldi ad andare in tilt quando il Napoli alza il ritmo.

Troppo facile puntare il dito sugli errori dei singoli: è tutta la Fiorentina ad aver deluso, specialmente a centrocampo. Ndour e Parisi sono evanescenti, Gosens non combina molto nel forcing finale e anche un discreto Fagioli non può fare miracoli. Tocca ancora agli avanti provare a togliere le castagne dal fuoco all’ex tecnico del Monza ma non funziona tutto al meglio. Moise Kean si conferma l’unico in grado di fare la differenza anche in fase d’impostazione mentre Gudmundsson non ha ancora superato del tutto il momento difficile. Il gran gol che segna sullo splendido assist di tacco di Kean potrebbe dare fiducia all’islandese ma basterà per fare uscire dalla crisi la Viola? Palladino si gioca una stagione in tre giorni con un gruppo davvero stanco: basterà?
Juventus, Motta è in confusione totale (3)
Quando finiscono partite così, che entreranno tra le pagine più oscure della storia bianconera, la tentazione di sparare a palle incatenate è tantissima. A sentire i tifosi juventini online, l’unica soluzione sarebbe cacciare tutti, richiamare Allegri e Agnelli per tornare magicamente all’epoca degli scudetti infiniti. Le cose, purtroppo per loro, non sono così semplici. Nel momento più cupo della Juventus, si salvano solo De Gregorio e Gatti; il resto sembra totalmente in balia dei bergamaschi, che fanno il bello e il cattivo tempo. La cosa veramente deprimente, però, è il fatto che anche il pubblico si renda presto conto che le cose finiranno malissimo ed abbandoni alla chetichella lo Stadium. Un segnale netto di come la pazienza dei tifosi sia ormai finita.

Il disastro è totale: Cambiaso fatica a reggere Cuadrado e Bellanova, Kelly insegue disperatamente Retegui, Locatelli è scherzato da De Roon mentre Thuram si spegne dopo venti minuti. Gli apologeti di Motta dicono che non c’entra con il fatto che Yildiz non ne imbrocchi una, Nico Gonzales sia un fantasma e McKennie svanisca nella ripresa.
I tifosi invece non si spiegano perché al 54’ abbia fatto entrare Costa e Kalulu, chiaramente non in condizione, perché Koopmeiners giocasse largo a destra ma soprattutto perché si chieda ad un contropiedista come Kolo Muani di giocare spalle alla porta. Il top? I 15 minuti di Vlahovic, che scivola e regala a Lookman il pallone del 4-0. Dopo un tonfo così, sarebbe lecito aspettarsi qualche dimissione importante. Succederà?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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