Attore, drammaturgo, regista teatrale, direttore artistico, direttore e produttore teatrale. Insomma, una vita consacrata al palcoscenico. E non solo. Perché anche tv e cinema hanno caratterizzato la sua lunga e prestigiosa carriera. Geppy Gleijeses è stato definito da Ghigo De Chiara come "il migliore attore dell’ultima generazione partenopea". La svolta arriva appena 18enne quando incontra il grande Eduardo De Filippo. Il Maestro lo invita a recitare nella sua compagnia. Gleijeses deve rifiutare a causa di impegni universitari. Ma la strada dello spettacolo non si chiude. Un paio di anni dopo ha il privilegio di avere da De Filippo il permesso di rappresentare le sue opere diventando, così, allievo prediletto del Maestro. Nel corso del tempo Gleijeses ha lavorato tantissimo in teatro, sia come interprete che come regista. Ma non ha rinunciato a regalare la sua arte al cinema e alla tv. Di passione, oltre al suo lavoro, Geppy ne ha un’altra: il Napoli. Sostenere che ha il cuore azzurro è forse dire poco.
Cosa significa per lei questo scudetto?
"Per me significa riscatto. Soprattutto dopo 33 anni di delusioni. Però è anche una sorta di insegnamento. Perché fa capire che nella vita non bisogna mai perdere la speranza".
Che differenza c’è tra questo titolo e quello vinto nell’87?
"Questo scudetto ha un sapore diverso. Non è di una persona ma della squadra. Una grande squadra costruita da Giuntoli, Spalletti e De Laurentiis. Il presidente ha fatto un capolavoro, creando una macchina perfetta e senza debiti".
Quale calciatore l'ha entusiasmata maggiormente?
"Beh, non uno ma diversi. Osimhen perfetto. Kvaratskhelia fuoriclasse: il gol all’Atalanta è stato semplicemente stupendo. Invece direi poco Lozano e molto Politano. Non ho paura di dire che Lobotka quando è in forma mi ricorda Iniesta. Si dice che sia sbagliato fare paragoni ma secondo me si devono fare. Lobotka ha 8 occhi: due avanti, due dietro, due a destra e due a sinistra. Ma in questo campionato meritano anche Kim, Rrahmani e il capitano Di Lorenzo".
Deluso per la Champions League?
"L’eliminazione con il Milan è dovuta ad un calo di forma. Ma pretendere 2 risultati forse era eccessivo. L’obiettivo più importante è stato raggiunto. Poi penseremo alla Champions League. Il lavoro della società è stato encomiabile, non si può dire nulla di negativo".
Nel mondo dello spettacolo a cosa è paragonabile la vittoria dello scudetto?
"Totalizzare record di affluenza di spettatori nella prima stagione. Ad esempio il "Così è (se vi pare)" di Pirandello, in scena al Quirino di Roma, con Milena Vukotic, Pino Micol e Gianluca Ferrato e con la mia regia ha registrato il primo incasso di questa stagione. Sono soddisfazioni. C’è chi le manifesta pubblicamente e chi gode all’interno".
La sua passione per il Napoli è nota. Una soffiata ci ha rivelato che anche durante le recite dietro le quinte è presente un collaboratore che con il telefono è addetto a guardare le partite e a informarla in tempo reale su cosa accade. È vero?
"Beh, la situazione è anche più "compromettente". Perché c’è un Ipad a favore di palcoscenico. Ma c’è di più. Circa 40 anni fa con la compagnia mia e di Luigi De Filippo (figlio di Peppino e nipote di Eduardo e Titina, scomparso il 31 marzo del 2018 a 87 anni, ndr) c’era un attore che andava in scena con la radiolina. Vedendolo "vibrare" capivamo cosa accadeva. Nonostante tutto non ho mai perso la concentrazione".
Quando segue le partite del Napoli ha un’abitudine scaramantica?
"Tante.
Nell’ultimo periodo a casa mi sono messo davanti alla tv principale ma le partite sono andate male. Con la Juventus sono andato in camera da letto, ho buttato fuori tutti ed è andata bene. Come diceva Eduardo: "’A jella non esiste ma non crederci porta male".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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