ROMA - «Domani saremo autonomi e ascolteremo cosa dirà Berlusconi: se dirà le cose che interessano a noi e al mondo che rappresentiamo o se invece parlerà di questioni personali che a noi non interessano». Massimo Calearo, fianco a fianco con Bruno Cesario, nel giorno dell'addio all'Api, spiega l'atteggiamento con cui domani siederà tra i banchi del gruppo misto alla Camera per l'intervento di Silvio Berlusconi.
Calearo, in passato presidente di Federmeccanica, rivela di aver avuto molti colloqui con imprenditori, prima di prendere la sua decisione. E «tutti mi hanno detto che in questo momento la cosa più importante è la stabilità di governo», sottolinea. Quanto all'ipotesi di diventare ministro dello Sviluppo economico, Calearo replica: «Sono fantasie, Berlusconi avrà una lista lunghissima per quel posto. Sarà lui a decidere a chi affidare il ministero...».
Cesario ricorda la sua esperienza con l'Api, di cui era segretario regionale in Campania, e il suo «peso» elettorale: «Su 130mila voti dell'Api, oltre 80mila sono venuti dalla Campania, e io ho fatto le liste...».
Il movimento dei rutelliani l'ha presa con filosofia ironizzando sulla possibilità che sia Calearo a prendere il posto lasciato vacante da Claudio Scajola: «Facciamo gli auguri al ministro Calearo e Cesario sia vice». Immediata la replica del diretto interessato. «Non ho fatto alcun riferimento nella riunione dell'esecutivo Api "alla speranza di diventare ministro con Berlusconi". Mi spiace che gli amici dell'Api attribuiscano a una motivazione già smentita la mia uscita dal partito e non siano capaci di analizzare le reali ragioni che mi hanno spinto a lasciare l'Api insieme al collega Bruno Cesario. Purtroppo per loro non è finita qui, altri ci seguiranno», ha risposto Calearo.
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