Camorra: preso Iovine, boss storico dei Casalesi Maroni: "Bellissima giornata, antimafia dei fatti"

Arrestata dopo 14 anni di latitanza la "primula rossa" del clan. L'arresto compiuto dalla polizia: preso in casa di un amico in via Cavour, a Casal di Principe. Ha tentato la fuga dal balcone. Gioia dei poliziotti della mobile di Napoli. Ora manca soltanto Michele Zagaria, detto Capastorta

Camorra: preso Iovine, boss storico dei Casalesi Maroni: "Bellissima giornata, antimafia dei fatti"

Caserta - Gli davano la caccia da 14 anni. Oggi l'hanno preso in via Cavour a Casal di Principe. Il boss della camorra e capo storico del clan dei Casalesi Antonio Iovine è stato arrestato oggi dagli agenti della mobile di Napoli. Iovine era latitante da oltre 14 anni. Ora manca soltanto l'altro capo dei Casalesi, Michele Zagaria, detto Capastorta, latitante da 15 anni. Un altro capo dei capi Casalesi è in cella da oltre 12 anni ed è Francesco Schiavone, detto Sandokan.

La cattura Non ha opposto resistenza Iovine quando i poliziotti della squadra mobile di Napoli, di Caserta e del Servizio centrale operativo lo hanno immobilizzato. 'O Ninno è stato arrestato in una villetta alla quinta traversa via Cavour di Casal di Principe, di proprietà della famiglia Borraca. Il boss ha tentato solo di scappare dal terrazzo, ma è stato bloccato. Non aveva armi con sé. L’arresto è avvenuto intorno alle 14. Nella villetta c’era un nascondiglio in un'intercapedine. Trovata una pistola, regolarmente denunciata.

Sorrisi ai fotografi Camicia nera, pullover amaranto, pantaloni di velluto e scarpe chiare. Questo l’abbigliamento del boss catturato nel pomeriggio. L’ex superlatitante ha lasciato poco prima delle 18 gli uffici della questura di Napoli dove era stato accompagnato circa un’ora prima dallo stesso capo della mobile partenopea, Vittorio Pisani, che seduto nella stessa auto che lo conduceva nel palazzo di via Medina. 'O Ninno, così come è soprannominato Iovine, ha abbozzato un sorriso sia ai fotografi che agli operatori video che si trovavano in strada attendendo la sua uscita. Poi è stato portato in carcere.

Aiutato dalla gente del posto Il fatto che Iovine sia stato catturato nella roccaforte del clan dei Casalesi "vuol dire che la gente del posto gli ha dato una mano", ha detto il procuratore della Repubblica di Napoli, Giovandomenico Lepore. "Forse per solidarietà, forse per altri motivi - ha aggiunto Lepore - ma non vi è alcun motivo che si può giustificare". Il procuratore ha sottolineato che questo dettaglio rappresenta "una nota amara".

Cattura grazie alle intercettazioni La cattura del boss è stata consentita da intercettazioni telefoniche e ambientali. Il dirigente della squadra mobile, Vittorio Pisani, ha spiegato che da tempo venivano monitorate alcune abitazioni di Casal di Principe che facevano riferimento alla famiglia di Marco Borrata, l’uomo incensurato che è stato arrestato per favoreggiamento. Sarebbe stato Borrata, insieme con la moglie e una figlia, a "curare logisticamente" la latitanza di Iovine, che si sarebbe allontanato da Casal di Principe solo in alcune circostanze per curare gli affari del clan.

Circolava come un uomo libero Iovine circolava come un qualsiasi libero cittadino per le strade di Casal di Principe. Lo faceva senza una scorta, forse per non catturare troppi sguardi, ma con un solo uomo di fiducia al suo fianco.

Tradito da un pranzo Il superlatitante è stato sorpreso in casa di un muratore incensurato che lo aveva ospitato per il pranzo. La villetta di via Cavour, infatti, secondo gli investigatori non era il suo abituale nascondiglio. ’O Ninno si spostava da un covo all’altro e si allontanava da Casal di Principe unicamente per "lavoro". Nell’ultimo mese le forze dell’ordine avevano avuto altri segnali della sua presenza, ma soltanto oggi "si è avuta la certezza che fosse lì

Trenta agenti per l'arresto In azione ci sono stati circa 30 agenti che hanno circondato l’abitazione dove si trovava il superlatitante. Iovine ha tentato la fuga su un terrazzo, ma poi si è arreso e non ha opposto resistenza. "Sono io, sono qua", ha detto ai poliziotti che lo hanno fermato.

Il muratore che lo ospitava "La famiglia Borrata è molto semplice, lui fa il muratore - ha spiegato Pisani - mentre la moglie e la figlia curavano gli aspetti logistici del latitante già da qualche mese". Il nucleo familiare dei Borrata, infatti, sono risultati proprietari di una serie di rifugi, tutti a Casal di Principe, che pare abbiano ospitato Iovine.

I rapporti con Zagaria Con il superlatitante Michele Zagaria, Iovine è considerato il capo storico del clan dei Casalesi. Quarantasei anni, nativo di San Cipriano d’Aversa, Iovine, soprannominato O' Ninno, era nell’elenco dei trenta latitanti più pericolosi d’Italia. Iovine deve scontare la pena dell’ergastolo comminata nei suoi confronti in sede di appello al maxiprocesso Spartacus, nel giugno del 2008. Componente con Zagaria della diarchia che dalla latitanza ha diretto gli affari criminali del clan, Iovine è considerato il "boss manager", la mente affaristica del sodalizio impegnato tra le altre attività anche nel business della spazzatura. A lui viene attribuita la capacità del clan di espandere i propri interessi ben oltre i confini campani. È Iovine, per gli inquirenti, a rappresentare per anni la camorra che fa affari e che ricicla i proventi delle attività illecite, droga e racket su tutte, nell’economia pulita e nel business del cemento fino a costruire l’impero di Gomorra, come testimoniato dai continui sequestri di beni disposti da parte della magistratura.

Gli altri latitanti O' Ninno era nella lista del Viminale dei 30 latitanti più pericolosi, assieme a Matteo Messina Denaro, numero uno di Cosa Nostra, Michele Zagaria, l'altro boss dei Casalesi, gli ’ndranghetisti Sebastiano Pelle e Domenico Condellom, il bandito Attilio Cubeddu, coinvolto nel sequestro Soffiantini e fuggito nel 1997 dal carcere dove era detenuto.

Maroni: "Bellissima giornata" "Oggi è una bellissima giornata per la lotta alla mafia, tra pochi minuti vedrete...". È quanto ha affermato il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, conversando con i giornalisti a Montecitorio appena pochi minuti prima che arrivasse l’annuncio dell’arresto del boss latitante da oltre 14 anni. Quanto alle polemiche degli ultimi giorni con lo scrittore Roberto Saviano, Maroni risponde: "Quella che noi mettiamo in atto è l’antimafia dei fatti, il resto sono polemiche che non mi toccano e non mi turbano". Una risposta Maroni la dà anche a chi mette in discussione "la tempistica" dell’arresto di Iovine: "Questa è appunto l’antimafia delle polemiche, che non mi toccano e non mi turbano", replica Maroni.

I boss arrestati Il ministro ricorda anche il ruolino di marcia del governo nella cattura dei boss latitanti più pericolosi: "Ne sono stati catturati 28 dall’inizio del mandato del governo, nell’elenco dei 30 più pericolosi: uno al mese - sottolinea - ne mancano due, Matteo Messina Denaro e Zagaria e sono fiducioso che molto presto anche loro saranno assciurati alla giustizia". Mentre Maroni rilascia le sue dichiarazioni in sala stampa a Montecitorio, un cronista informa il ministro che il presidente della Commissione di Vigilanza Rai, Sergio Zavoli, gli avrebbe garantito il diritto di replica alle affermazioni di Saviano, fatte nell’ultima puntata di Vieni via con me: "È una bella notizia -esclama Maroni- che le istituzioni possano garantire al ministro il diritto di replica, mi sembra una cosa bella".

Il Guardasigilli Alfano "Firmerò subito la richiesta di 41 bis" dice il ministro della Giustizia, Angelino Alfano. "Una ulteriore conferma - aggiunge - che la squadra Stato vince e l’antimafia giocata batte quella parlata".

Il procuratore di Napoli: "Ora Zagaria" "L’arresto di Iovine rappresenta un giorno felice per la giustizia e la legalità. Iovine era uno dei due latitanti più importanti della camorra casalese. L’altro è Michele Zagaria ma speriamo di prendere anche lui". Lo ha detto il procuratore di Napoli e coordinatore della Direzione distrettuale antimafia, Giovandomenico Lepore.

Iovine è arrivato alle 16,48 in una Mercedes in uso alla polizia in questura a Napoli, era sorridente. Il boss dei Casalesi è stato fatto salire al secondo piano dai garage, mentre applausi e urla di soddisfazione da parte poliziotti risuonavano nei corridoi. Qualcuno applaudiva anche dalle finestre.

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