Capacità imprenditoriale, disciplina e tenacia sono gli ingredienti del successo di Mina Pirovano, amministratore delegato di Simpeg, azienda di Cesate, nel milanese, che dal 1968 progetta e realizza stampi e stampaggio di articoli tecnici termoplastici per il settore elettrodomestico ed automotive. Subentrata nel 1996, a soli 26 anni, nella gestione dellazienda fondata dal padre, questa donna ha saputo innovare e osare, portando la Simpeg a essere ciò che è oggi: 50 dipendenti e 5 milioni di fatturato allanno.
Il segreto? Esperienza maturata sul campo, ma anche e soprattutto valori e disciplina. «I valori li ho imparati da mia nonna - confessa - la disciplina dallo sport». Già, lo sport. Una scuola di vita e rigore frequentata ai massimi livelli nelle discipline più disparate: karate, nuoto, tennis, squash, per il quale è stata anche rappresentante della nazionale italiana. Dunque, senso dellimpegno costante, del non abbattersi mai, nemmeno davanti alle crisi. Anzi, a maggior ragione davanti alle crisi, occasione per le donne. «Sono sempre più convinta che in momenti difficili ed epocali come quello che stiamo vivendo, le donne siano risolutive: sappiamo gestire le situazioni difficili e siamo naturalmente portate a crescere le nostre aziende come dei figli. Io stessa ho portato anche la culla di mio figlio in ufficio».
Madre, sportiva, manager. Ma pure presidente di Gomma-Plastica di Assolombarda, del Comitato per limprenditoria femminile della Camera di commercio di Monza e Brianza e consigliere della stessa associazione camerale. E poi, ora, anche creatore dimpresa. Mostrando quanto la sua fiducia nel potenziale femminile sia solidamente motivata, accanto allesperienza in Simpeg Mina Pirovano si è inventata una nuova sfida: si chiama Minadesign e realizza stampi e accessori per il settore ristorazione, in particolare per il finger food e il catering. «Le mie esperienze mi hanno fatto diventare lungimirante perché sono abituata al confronto - spiega -. Ho intuito che potevo partire da quello che avevo imparato e che facevo in Simpeg per allontanarmi dal mercato tradizionale di riferimento dellazienda di famiglia». Quindi, un anno e mezzo fa, lidea: perché non trasferire lesperienza maturata nel settore degli stampi al mondo del design? Due chiacchiere informali, un sogno buttato un po lì con un amico ed ecco, nel giro di pochi giorni, una prima «materializzazione». Il sogno era già diventato realtà. «Parlai di questa mia idea con Paolo Barichella, che ora è il direttore creativo della nuova società, e lui dopo qualche giorno mi regalò un cd-rom con una prima proiezione tridimensionale di un accessorio per il finger food secondo lispirazione che avevo avuto io. Così siamo partiti».
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