Cancellieri, lady di ferro che sgombera le strade da "bisonte selvaggio"

L’ex prefetto ora ministro dell’Interno decisiva nella soluzione sullo stop degli autotrasporti. La ricetta: fermezza e dialogo

Cancellieri, lady di ferro che sgombera le strade da "bisonte selvaggio"

Roma - Ha un viso a metà strada tra Margaret Thatcher e la sora Lella, un curioso corto circuito lombrosiano. E anche di carattere Annamaria Cancellieri, romana, sessantotto anni, prefetto in pensione e ministro dell’Interno, sembra soffrire di quella schizofrenia che caratterizza i tenaci dal cuore sensibile, la specie degli esseri umani più disarmanti che si possa incrociare. In un recente collegamento a Porta a Porta sembrava talmente seria da far spaventare i bambini, ma pochi giorni prima aveva annunciato ai giornalisti al Viminale: «Mio figlio mi ha detto: “A ma’ non ci credo che sei diventata ministro!“». La contraddizione si è svelata in questi giorni. Altro che Monti, è lei adesso che comanda. Sono stati i bisonti a stanarla. I camion hanno iniziato a stritolare l’Italia, e la Thatcher de noartri, look minimal di tailleur pantalone che, dice, ogni tanto le «stringe» e collanina di perle che non toglie mai, è scesa nell’arena: il governo italiano «fermerà i blocchi» intraprendendo «tutte le iniziative necessarie», ha assicurato all’Unione europea, con una telefonata al vicepresidente Antonio Tajani. Sono stati inviati sulle strade millecentosessanta poliziotti di rinforzo. Ai prefetti è stata assegnata la facoltà di emanare «ordinanze urgenti». «Fermezza e dialogo» è la parola d’ordine che la ministra ha diramato a tutti i prefetti e a tutti i questori, ribadita anche ieri nella sua audizione al Senato, inaugurando così una nuova gestione dell’ordine pubblico, la pacca di acciaio sulla spalla. «Fermezza e dialogo - ha spiegato - hanno consentito di stemperare le situazioni di tensione».
Il dialogo con il fronte duro dei Forconi e delle associazioni più pericolose dei camionisti parte dall’appello al loro «senso di responsabilità», ha aggiunto quindi con pacatezza la ministra, affinché «la situazione possa rientrare al più presto nella piena normalità, contribuendo alla sforzo di ripresa che è in atto nel Paese».

Se non fosse stato per il suo curriculum da pluriprefetto (Vicenza, Brescia, Bergamo, Catania, Genova) e pluricommissario (Parma e Bologna), che in effetti intimoriva, i primi tempi veniva voglia di portarsela a casa, e chiederle di cucinare un bel timballo di lasagne (sabato riceverà a Parma il premio Libertà parmigiana, ndr).

Poi si è iniziato a notarle una strana caparbietà da mastino: mai una seduta persa alla Camera, a fianco del presidente del consiglio Mario Monti, sempre alla sua sinistra. Un atteggiamento da mediano di sfondamento, se fosse stata un calciatore, paragone che non dovrebbe dispiacerle dato che la ministra ama la «Maggica» e adora Totti, il quale già da settimane le ha fatto avere la sua maglia con il numero dieci dopo aver saputo che davanti alla stampa la ministra aveva urlato: «Tifo paa Roma!». Diligente eppure così diversa dai colleghi, quasi un corpo estraneo, portatrice di una bizzarra non uniformità ai professori testimoniata da qualche circostanza già rivelatrice: il cappello della polizia infilato con una grande risata alla presentazione del calendario a Roma, il calcio d’inizio dato nella partitella prefetti-diplomatici lo scorso novembre allo stadio Flaminio, appena insediata al Viminale.
In un governo che sembra governato da una sorta di direttorio - Monti, Passera Catricalà - l’erede di Maroni pareva però destinata al ruolo della comprimaria accomodante, seppur si intuisse già la sua cocciuta attenzione alla mafia e un modo di lavorare da motore diesel, partenza lenta e accelerazioni inaspettate. Finché non sono arrivati i Forconi, i camionisti imbufaliti. «Sono in corso indagini - ha aggiunto il ministro in audizione al Senato - per individuare l’origine anche degli atti intimidatori ai danni di operatori commerciali», lanciando un avvertimento ai possibili interventi mafiosi dietro alla rivolta siciliana. Se si verificheranno poi rischi per «l’incolumità delle persone» e per la «sicurezza della circolazione», i prefetti «potranno, come avvenuto oggi a Roma, far ricorso all’adozione di apposite, mirate ordinanze urgenti».

Sposata con un farmacista che l’ha pazientemente aspettata a Milano nei lunghi anni da commissaria, due figli maschi, quattro nipotini, amante del teatro, della lirica, ma anche della musica pop, rimpianta a Bologna sia dal Pd sia dal Pdl (che la voleva candidare a sindaco), oltre che da Lucio Dalla, che conoscendone la fama di buona forchetta la invitò a pranzo, meno dai sindacati, con cui ha condotto snervanti battaglie notturne sui tagli al Comune, Annamaria Cancellieri ha quattro pagine di fan su Facebook.

Una è tutta bolognese, più di millequattrocento iscritti, dove si ricorda il suo commosso addio alla città, lo scorso maggio, nel ruolo di commissario. E soprattutto un brindisi con i collaboratori in cui, stappando una bottiglia di Valdobbiadene, centrò in pieno il capo di gabinetto Bernardino Cocchianella.

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