Ha già annunciato, in un'intervista dal carcere di Rebibbia dove sta scontando la condanna per favoreggiamento alla mafia diventata definitiva alla fine di gennaio, che quando uscirà farà l'agricoltore. Ma probabilmente, scontata la pena, davvero non gli resterà altra alternativa. Sì, perché Salvatore Cuffaro, ex presidente della Regione siciliana, un lavoro non ce l'ha più, e non solo quello di politico, il vero lavoro fatto per una vita intera, dagli inizi nella Dc alle dimissioni, da governatore Udc, in seguito alla sua vicenda giudiziaria. L'ispettorato siciliano alla Sanità, presso il quale non ha praticamente mai lavorato ma del quale era tuttora dipendente in aspettativa, lo ha licenziato. E a pochi mesi dalla sentenza anche l'ordine dei medici si è ricordato di quel «collega» che pure la professione non l'ha esercitata mai o quasi, e ha deciso di radiarlo.
Una parabola discendente, quella dell'ex governatore conosciuto in tutta Italia con il nomignolo di «vasa-vasa», bacia-bacia, per la sua abitudine di schioccare un doppio bacio sulle guance dei suoi interlocutori, magari futuri elettori. Il licenziamento da parte della Regione è stato praticamente obbligato. Per reati in qualche modo legati alla mafia e con pena superiore a tre anni il siluramento è inevitabile. Cuffaro, in realtà, il dipendente dell'ispettorato regionale alla Sanità lo ha fatto solo per due anni, dal 1989, quando è stato assunto, al 1991, quando è stato eletto per la prima volta. Da vent'anni, dunque, era in aspettativa.
Meno scontata la radiazione dall'ordine dei medici sezione di Agrigento, cui Cuffaro, medico specializzato in radiologia, era iscritto da sempre. In pratica, l'ex governatore non ha mai esercitato.
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