Nata nel 1937 e diffusa in Europa negli anni ’60 come macchina capace di produrre istantanee, la Polaroid ha rivoluzionato la fotografia. «Coloro che hanno utilizzato una Polaroid difficilmente possono dimenticare l’odore unico dell’emulsione per sviluppare la foto o il brivido dell’immagine istantanea», scrive lo storico Matthias Harder. Nonostante fosse pesante e scomoda, almeno fino al modello pieghevole SX-70 del 1972, anche se le celebri cartucce erano piuttosto care, il fascino di tale apparecchiatura coinvolse sia gli amatori cui piaceva l’idea di immortalare la vita in diretta,sia quegli artisti che trovarono nel mezzo una nuova estetica. Trattandosi il più delle volte di uno scatto rubato,venne facile la combinazione con la sfera dell’erotismo e della sessualità: sguardi indiscreti, voyeurismi insistiti, superamento di tabù e inibizioni.
Tra i primi a scoprire la potenzialità espressiva della Polaroid fu Carlo Mollino. Architetto torinese bizzarro e inquieto, negli ultimi anni della sua vita si divertì a fotografare bellissime ragazze nude inserendole all’interno di un contesto scenografico e curato, contando sulla disinvolta complicità di queste giovani modelle desiderose di diventare a loro volta oggetti del desiderio.Fino a una ventina d’anni fa questi scatti non avevano un gran valore sul mercato e venivano ricercate solo da un tipo molto particolare di collezionismo feticista.
Oggi costano diverse migliaia di euro e, soprattutto, sono entrate nell’olimpo della fotografia d’autore, prova ne sia la crescente attività espositiva intorno a Mollino, ultima la grande mostra alla Kunsthalle di Vienna aperta fino al 25 settembre. Poiché le Polaroid si usurano facilmente, perdono i colori e patiscono la luce, forse sono più adatte a essere pubblicate che non esposte. La letteratura sul genere è davvero ampia.
È appena uscito per Taschen il volume Helmut
Newton.
Polaroids ( euro 39.99)
che raccoglie solo una parte del materiale scattato dal 1965 al 2003,
un percorso creativo parallelo del grande autore tedesco di nascita e
americano d’adozione, che rinuncia alla posa curata nei dettagli a
vantaggio di un realismo «sporco» e rugginoso che, rivisto oggi, dona a
quegli scatti un irresistibile effetto vintage. Protagonista assoluto il
corpo femminile, sia nelle foto di moda, sia soprattutto in quelle
sequenze erotiche che hanno ispirato le generazioni successive. «Newton-
ricorda la moglie June- amava quella macchinetta Polaroid. Gli
diceva ciò che lui voleva sapere e gli permetteva di correggere ciò che
c’era da correggere prima di utilizzare qualsiasi altra macchina
fotografica».
Con l’avvento e la diffusione del digitale il
problema dello scarto non esiste più, e ciò che non piace viene
immediatamente cancellato. Nella Polaroid invece si respirava una
sorta di estetica «buona la prima» e, soprattutto, chi l’ha utilizzata
in maniera continuativa si faceva prendere da un effetto di bulimia
per cui era impossibile smettere. Mario Schifano alternava il lavoro
sui dipinti con migliaia di foto che poi ritoccava a mano. Per Andy
Warhol, invece, la Polaroid era in qualche modo funzionale all’idea di
cinema, gli serviva per«provinare»gli attori che venivano ritratti in
primo piano su sfondo neutro. A sua volta il guru della Pop Art amava
posare, divertendosi con trucchi, vestiti e parrucche (celebre la
sequenza firmata da Christopher Makos). Chi invece prima di arrivare
alla formalizzazione del bianco e nero algido ha sviluppato un lungo
percorso con la Polaroid è stato Robert Mapplethorpe: l’istantanea era
il linguaggio ideale per cogliere l’asprezza del mondo trasgressivo
della New York anni ’70.
Gli ultimi grandi specialisti sono rimasti l’italiano Maurizio Galimberti, che costruisce sequenze a patchwork in cui paesaggio e ritratto si vanno a formare nell'accostamento di centinaia di scatti e, soprattutto, il giapponese Araki, maestro della foto hard. È stato lui a firmare il servizio nel backstage di Vogue Giappone con, modella d’eccezione niente affatto inibita, Lady Gaga. Da quel momento la popstar si è innamorata della vecchia Polaroid a rischio estinzione,dopo che nel 2008 l’azienda aveva annunciato di cessare la produzione di pellicole istantanee. Oggi è lei il direttore artistico del celebre marchio, le cui innovazioni passeranno attraverso il digitale, le applicazioni per iPhone e un look tutto nuovo.
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