È una sorta di stato di allerta assoluto quello che si respira dentro il Pdl. La consegna, fatta arrivare a tutti i parlamentari, è quella di tenere alte le antenne e monitorare i malumori dentro il gruppo alla Camera. Un lavoro che procede senza sosta sotto l’attenta regia di Denis Verdini con l’obiettivo di avere una fotografia aggiornata in tempo reale dei movimenti di questa vigilia di passione. Se il voto di domani sul rendiconto generale dello Stato non dovrebbe riservare sgradite sorprese, è altrettanto evidente che un minuto dopo la guerra dei nervi entrerà nel vivo fino al verdetto del 15 sul decreto sviluppo o a quello della mozione di sfiducia a cui l’opposizione sta lavorando.
Pallottoliere alla mano, il premier e i suoi ambasciatori continuano a sondare i delusi. Il messaggio è semplice: «Non illudetevi, se l’esecutivo viene sfiduciato si andrà al voto». Una convinzione resa ancora più chiara dalle parole di Alfano: «Governi tecnici o di responsabilità nazionale sono tutti sinonimi di ribaltoni». Dall’affondo di Mariastella Gelmini: «Un qualsiasi governo di larghe intese altro non sarebbe che il governo del ribaltone.
Se va a casa Berlusconi noi andremo a casa con lui e la parola tornerà agli italiani». E dalla chiosa finale e tutt’altro che ottimista di Roberto Maroni: «In occasione del voto di fiducia se ci sarà maggioranza bene, altrimenti meglio andare a elezioni. In ogni caso le notizie di poco fa mi fanno pensare che la maggioranza non c’è più e sia inutile accanirsi. Ad Alfano consiglio un’iniziativa per evitare di arrivare in Parlamento e fare la fine di Prodi».
Il computo numerico, al momento, è tutt’altro che chiaro. Ieri è arrivata la notizia di una nuova, inattesa defezione: quella di Gabriella Carlucci. «Aderisco all’Udc, partito che fa parte del Ppe perché spero che i moderati possano trovare nuove strade e auspico un governo di larghe intese». Un passaggio che pare essere avvenuto senza il «corteggiamento» degli emissari di Via dei Due Macelli ma per sua stessa iniziativa. Il Pdl, a questo punto, vede quota 314 grazie a Luca D’Alessandro - che ha sostituito lo scomparso Pietro Franzoso- e ai 6 firmatari della lettera promossa da Roberto Antonione. Il voto dei dissidenti dell’Hassler, però, non è scontato. Al momento Giustina Destro, Fabio Gava e lo stesso Antonione potrebbero astenersi mentre Giorgio Stracquadanio e Isabella Bertolini- con la quale ha avuto un primo colloquio Angelino Alfano - voteranno a favore del rendiconto.
Oggi, intanto, tornerà a riunirsi lo stato maggiore del Pdl mentre Franco Frattini sarà a Milano con Andrea Ronchi e Adolfo Urso-dato tra i dubbiosi dell’ultima ora, insieme ad Antonio Buonfiglio- per continuare il percorso verso la costituente del Ppe italiano. Un’occasione per rinsaldare il rapporto con la componente «FareItalia». C’è poi da tenere in conto il pressing su Franco Stradella, Enrico Pianetta e Gerardo Soglia, e le grandi manovre al centro dove potrebbe vedere la luce un nuovo gruppo, quello dei «Popolari liberali e riformisti », che pare vicino al traguardo dei 20 parlamentari. Al contrario l’offensiva portata dall’Udc su Antonio Milo non sembra essere andata a buon fine. E Arturo Iannaccone ribalta addirittura la prospettiva. «Il centrodestra si appresta a conquistare i consensi di deputati dell’opposizione che avvertono la responsabilità di sostenere l’esecutivo». Il riferimento sarebbe a una controffensiva in corso con il possibile arrivo a sostegno del governo di tre deputati dell’Udc e uno del Pd. Claudio Scajola, infine, parlando a SkyTg24 , attacca il ministro dell’Economia. «Non è stato edificante vedere, con Berlusconi in difficoltà, un forte distinguo da parte di Tremonti.Ai distinguo in democrazia corrisponde l’obbligo di andarsene ».
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