«Caro Obama, ecco come si salvano le aziende»

A vederla così, all’improvviso, folta chioma bionda e trucco marcato, potresti scambiarla per una diva dello spettacolo. Ma quando poi la senti parlare di industria, finanza, economia e dei suoi vani sforzi «per educare Washington», ti rendi subito conto perché Lynn Tilton - ieri a Milano per uno speach, ospite della Fondazione Res Publica - sia una delle donne più rispettate, riverite e temute di Wall Street. Anche perché i suoi risultati come ceo della Patriarch Partners (specializzata nel rilancio di aziende), da lei fondata nove anni fa, parlano da soli.
La finanziaria, che ha le due principali sedi a New York e nella rampante piazza finanziaria di Charlotte, in North Carolina, è oggi una realtà da 7 miliardi di dollari con oltre 70 aziende controllate. I suoi fund hanno un tasso minimo di ritorno del 25% annuo, con punte arrivate al 60%. «Ma la vittoria più importante - insiste - è che per ogni azienda salvata, finora 150, per complessivi 250mila posti di lavoro, ho cambiato prospettive di vita alle persone che ci lavoravano».
A una signora non si chiede l’età. Ma le biografie della Tilton ci dicono che dopo aver studiato a Yale, mantenendosi giocando nella squadra di tennis dell’ateneo (papà era morto presto e di soldi in casa non ce n’erano), lei lavora da 28 anni, perlopiù sempre nella finanza, da Goldman Sachs a Morgan Stanley. Con un intervallo del tutto diverso, molto «americano», come ristoratrice. «Ho fatto anche quello perché in certi momenti della vita - spiega - la più nobile delle mie cause è stata sopravvivere».
Oggi, lei fa sopravvivere gli altri. La Patriarch è infatti una società specializzata nel rilevare aziende in crisi, «quelle che altri vorrebbero buttare via». Imprese nelle quali lei intravede invece un potenziale. «Ovvero - spiega - la combinazione tra un grande brand (il marchio, ndr), un grande prodotto e il talento di chi ci lavora. Con queste tre qualità, qualsiasi siano le tue cifre attuali, puoi sempre ricominciare a ricostruire».
Lei e il suo team individuano queste aziende che sarebbe un delitto rottamare e ci scommettono. Immettendovi capitali, dedicandovi tempo e tracciando per loro nuove e più opportune strategie affinché tornino a produrre profitti per sé e per gli azionisti. Tra queste aziende c’è anche un glorioso marchio italiano, la Ansaldo Sistemi Industriali, di cui la Patriarch ha rilevato nel 2005 il 100% delle quote. Con un Ebitda passato dal segno meno a un più 8,6%, «il massimo nella sua storia», precisa il ceo Claudio Andrea Gemme.
«Il mio business - spiega la Tilton - è dimostrare che fare soldi e fare del mondo un posto migliore non sono concetti che possano procedere separati». Anzi, dovrebbero convivere. Fedele a questo approccio, osserva amareggiata la stagnante palude in cui si dibatte dal 2007 l’economia del suo Paese. Delusa poi «dai grandi errori» di Barack Obama - «ero stata una sua convinta supporter» - annuncia l’intenzione di far uscire a breve un suo libro. «Si chiamerà The american De-evolution», con un titolo che non richiede certo traduzioni. Scrivere articoli, così come parlare in pubblico e in televisione (è stata anche ospite dello show di Oprha Winfrey) è ora la sua grande missione. «Voglio spiegare al Paese che se andiamo avanti così, perdendo ciò che abbiamo sempre dato per scontato, mettiamo a rischio anche la nostra democrazia».
Ma è il lavoro, il lavoro e ancora il lavoro la sua ossessione. Lo dice con cuore e occhio di mamma (a 23 anni lei stessa era una single mom, una ragazza madre, e non lo dimentica) rivolti alle famiglie senza più reddito.

«Dobbiamo imparare a essere gente migliore, a camminare fianco a fianco in un lungo viaggio per ricostruire il Paese», dice. Quell’America che, ama ricordare, è sempre stata «la terra della libertà e la casa dei coraggiosi».

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