Il Carroccio dalla secessione alla scissione

Dicono quelli del Cerchio magico che «questo orrendo nome ce l’hanno dato loro, i Barbari sognanti, anzi, vista l’altezza del loro capo: i maronani». Lasciano però ben intendere che adesso una corrente la faranno davvero. Al nome ci stanno pensando, sul contenuto hanno le idee chiare: opposizione interna. «Hanno voluto un partito come gli altri, mettendo all’angolo il leader carismatico? Lo avranno».

Anche perché, ragionano, i militanti e gli elettori da qui in poi non capiranno più nulla. Chi potrà riconsegnare la tessera lo farà, è la previsione fosca. I parlamentari hanno un’altra partita da giocare. A meno di non voler lasciare il partito, certo, ma per andare dove? Tocca restare in trincea. Le dimissioni del Senatùr sono una battaglia persa, ma la guerra è lunga, dicono. Il congresso si farà in autunno, fino ad allora si combatte. Nel mezzo ci sono le Amministrative. «Saranno un bagno di sangue» prevedono tutti, ma ognuno potrà dare la colpa all’altro. Ma sarà sulle «pulizie di primavera» annunciate dai Barbari sognanti il vero scoglio su cui ci si misurerà, e su cui il partito rischia di infrangersi. Per un maroniano che chiede la testa di Renzo Bossi in consiglio regionale, c’è un cerchista che avverte: «Davide Boni è indagato, eppure resta al suo posto di presidente dell’assemblea lombarda». Come a dire: se volete il fuoco, attenti a non bruciarvi.

Di certo, il punto di forza di Roberto Maroni è che il suo è l’unico nome rimasto fuori dalle carte delle inchieste. Ieri è spuntato anche quello di Roberto Calderoli. Lui ha replicato subito: «Svolgo da dieci anni a titolo completamente gratuito l’incarico di coordinatore delle segreterie nazionali della Lega. Le risorse che ho ricevuto dal mio movimento erano destinate a coprire le spese vive che sostengo: rimborsi da me devoluti al movimento». Gli schizzi di fango avvelenano tutto. E le carte sono già mischiate. Ieri, tanto per dire, è stata la presidente leghista della Provincia di Cuneo Gianna Gancia, che di Calderoli è la compagna, a bocciare Renzo il Trota: «È stato sbagliato candidarlo, si è trasformato in un danno di immagine per la Lega e l’immagine spesso diventa sostanza», subito prima di aggiungere ai microfoni della Zanzara che il nuovo leader dovrebbe essere «Maroni, più apprezzato dalla base rispetto al mio Roberto». Riposizionamenti? Chissà.

Di certo c’è che in vista del congresso Maroni non vuol fare prigionieri. È un repulisti totale quello che annunciano i Barbari sognanti, la parola d’ordine è: «Fuori i mercanti dal tempio». Renzo Bossi, Rosi Mauro la vicepresidente del Senato. La partita è difficile, però. Il triumvirato scelto ieri sembra fragile. E c’è il nodo Veneto. È lì che il Carroccio è forte, più che in Lombardia.

Tanto per dire il clima, la cerchista Paola Goisis chiarisce che dopo Bossi «i veneti diranno no ad un altro segretario federale lombardo». Ma il Veneto è anche Flavio Tosi, il potente sindaco di Verona che ieri è stato il primo a dare l’imprimatur a Bobo leader. Sarà secessione?

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica