L'oro, il bene rifugio per eccellenza e il simbolo di sicurezza sta perdendo terreno dopo la corsa a perdifiato. Sul mercato il biondo metallo passa di mano a valori prossimi a 31,6 euro al grammo o, secondo i parametri internazionali, a 1.285 dollari per oncia.
Che cosa sta accadendo? Anche se l'economia mondiale continua a dare segni di cedimento, soprattutto nell'area comune dell'euro, le Borse hanno per lo più ripreso il cammino, appoggiandosi al «bastone» offerto dalla Federal Reserve e dalla Banca centrale del Giappone con l'ingente programma di iniezione di liquidità. La «ripresina» ha di conseguenza tolto un po' di fascino all'oro. Al resto ha pensato la speculazione, come quando a inizio aprile sono state vendute allo scoperto 500 tonnellate di «oro finanziario», cioè legato a strumenti come ai fondi o agli Eft. Di conseguenza sono scattate le stop loss sugli schermi di molti investitori istituzionali per contenere le perdite. Malgrado questo, però, la domanda di oro fisico non solo sembra tenere, ma appare in aumento, alimentata dalla sempre maggiore domanda delle Banche centrali. Basta qui ricordare che anche la Russia gli altri Paesi cosiddetti «Brics» (Brasile,India, Cina e Sud Africa) stanno puntando sulle proprie riserve auree. Non solo, secondo il presidente di BMPI, Riccardo Andriolo, ci sono primari operatori del settore che stanno dilatando i tempi di consegna dei lingotti da un chilogrammo da 15 giorni precedenti a quasi 3 mesi. Un segnale che la stessa «industria» sta faticando a seguire la domanda, anche perché a questi prezzi alcune miniere hanno interrotto un'estrazione al momento non conveniente. L'effetto «scarsità» aiuterà le quotazioni a riprendersi? Molti analisti, guardando a un'ottica di medio termine, ne sono covinti.
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