Da ieri Giuseppe Colosio è ufficialmente il nuovo responsabile della scuola di Milano e Lombardia. Succede ad Annamaria Dominici, trasferita in Liguria. Colosio è cresciuto professionalmente a Brescia: prima insegnante di filosofia, poi preside, ispettore tecnico e infine dirigente dellufficio scolastico provinciale. Da Brescia a Milano, come Enzo Giffoni, uno dei più noti e apprezzati provveditori agli studi milanesi. «Un incarico di prestigio dice il neodirettore regionale perché Milano e la Lombardia sono da sempre una realtà complessa, ma allo stesso tempo trainante di tutto il sistema scolastico nazionale. Una realtà che io voglio sviluppare al meglio, perché la scuola è una grande risorsa per lo sviluppo dellintero sistema civile ed economico della regione».
Quale sarà il suo primo impegno?
«Lavvio del prossimo anno scolastico. Unimpresa non facile».
Perché?
«Questanno partiamo con un mese di ritardo, e sarà necessario uno sforzo immane per farci trovare pronti il prossimo settembre. Oltretutto si deve tener conto che non ci sarà solo da gestire la difficile partita degli organici ma anche le importanti novità legislative».
In che condizioni si trova lorganizzazione scolastica regionale?
«Siamo decisamente in un preoccupante stato di sofferenza. A partire dai ruoli più importanti per il coordinamento e il controllo dei servizi. Ruoli per cui alla Lombardia sono assegnati cinquanta posti, ma in realtà possiamo contare solo su quattordici collaboratori».
Ha protestato?
«Ho già fatto presente al ministero che ci devono dare altri dirigenti».
Come è possibile in queste condizioni governare la macchina organizzativa della scuola di Milano e Lombardia?
«Dovremo fare miracoli. Per avviare regolarmente il prossimo anno scolastico dovremo lavorare senza sosta. Anche in agosto. Sarà davvero un agosto di fuoco. Perché le operazioni da svolgere sono pesanti. Per le immissioni in ruolo e per le nomine dei supplenti che solo a Brescia sono cinquemila, e a Milano saranno almeno il doppio».
Le prime innovazioni fanno fatica ad essere applicate nella scuola milanese, e per di più la contestazione alla riforma Gelmini continua.
«Gli insegnanti devono prendere atto che le leggi le fa il Parlamento.
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