«Casco e scarponi? Chi li ha mai visti»

Gli extracomunitari vittime del caporalato: «Trattati come bestie, rischiamo la vita per tre euro all’ora»

(...) Le facce sono diverse, come le nazionalità: albanesi, egiziani, tunisini, romeni e marocchini. Ma le condizioni di lavoro azzerano qualsiasi differenza. Sono i manovali-muratori che ogni giorno, tra viale Famagosta, piazzale Lotto, via Padova, piazzale Corvetto, la stazione Centrale e piazza Duca d’Aosta, aspettano di essere contattati dai caporali e reclutati da loro, fatti salire su un furgone e portati al cantiere di destinazione insieme ad altri che aspettano fuori città: Legnano, Sesto, Cavenago. Un sacchetto di plastica in mano con dentro il panino e una bottiglietta di plastica per l’acqua, qualche zainetto da cui spuntano attrezzi da lavoro, seduti su qualche panchina, sotto pensiline, sui gradini della metropolitana. Lavorano per 3-4-5 euro l’ora e vengono pagati (forse) dopo 50 giorni dal loro caporale, pagato a sua volta dalla ditta appaltatrice. La prima settimana, quella di prova, però lavorano gratis. E prima di consegnargli il primo «stipendio» il reclutatore parla chiaro. «Guarda che io aiuto te e tu aiuti me». Il che significa che l’italiano-caporale pretende la percentuale per aver scelto un disperato anziché un altro. In cambio di questo niente documenti, sicurezza inesistente, una vita passata tra betoniera e ponteggio, sperando sempre di non finire schiacciato sotto un blocco di tavole di marmo o di non scivolare dall’impalcatura dove ti hanno fatto arrampicare senza accertarsi se è la prima volta che lo fai.
A Milano e provincia, dei 130mila operai edili (il 45,7 per cento sono extracomunitari, nel 2001 erano solo il 9,2) 70mila, praticamente la metà, sono in nero. Si tratta di manovalanza straniera, sprovvista di permesso di soggiorno, disposta a svolgere mansioni al limite della bestialità che nessun italiano accetterebbe mai di fare.
Mohammed, egiziano di 31 anni, parla sempre di sua moglie Fatima. Lo incontriamo in piazzale Corvetto alle 6, insieme a tanti altri come lui. «Sì, mia moglie è tormentata dall’angoscia dell’infortunio - afferma anche lui in un italiano che però inciampa tra i denti che non ha -. Se ci spremono i caporali? È chiaro che ci spremono. Senza contare che se fai 250 ore te ne pagano solo 200. Ma Fatima i soldi per tirare su i nostri due figli se li fa bastare: ha una cugina che lavora in un ristorante e spesso ci regala gli avanzi, roba da leccarsi i baffi, davvero, lo dico senza ironia. Però mia moglie non ci convive proprio con la possibilità che possa venire travolto da una betoniera o finire schiacciato da una lastra imbracata in una corda consunta. Senza contare la possibilità che possa fare un volo... Ma sì, uno di quelli come hanno fatto ieri (giovedì per chi legge, ndr) quei tre ragazzi a Settimo. Fatima si sveglia di notte e comincia a piangere. Poi vaglielo spiegare ai bambini che lei ha fatto un brutto sogno e che papà ha un lavoro fantastico».
Alcuni di questi schiavi moderni, con il tempo, si sono fatti più astuti. «Ho lasciato il mio numero di cellulare a più di un caporale: a volte prendo accordi con uno per il giorno dopo, poi, però, non mi presento se, nel frattempo, mi ha contattato un altro pronto a offrirmi di più», racconta Erno, un romeno con l’espressione beffarda di chi la sa lunga, che sostiene di avere 24 anni ma ne dimostra quindici di più e si definisce «un muratore fatto e finito». «C’è ancora qualcuno che ci prova a dirmi cose del tipo: "Se sei bravo e svelto ti do 3-4 euro l’ora". Magari sono romeni come me, caporali, schiavi che sono diventati padroni. E che ti vengono a fare anche la predica: "Meglio fare questo che spacciare o rubare". "Ma davvero?", rispondo io, ironico. Io per meno di 7 euro l’ora non lavoro. E quattro giorni fa ho lasciato a piedi due caporali: uno mi aveva offerto 7 euro, un altro 8.

Ma la voce che io sono uno in gamba, disposto a far tutto - anche a tenere la bocca chiusa se mi mollano insanguinato, in mezzo alla strada e pieno di sangue, dopo che mi sono fatto male in un cantiere - ormai si è sparsa. E ho accettato il lavoro offertomi da un imprenditore edile: per 22 euro l’ora».

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