Case bunker e droni: l'ossessione sicurezza

Gli italiani sono terrorizzati e spendono migliaia di euro per soluzioni sofisticate Ma la proprietà inespugnabile non esiste

P er un italiano su due il focolare domestico ormai suggerisce tutt'altro che una sensazione di invulnerabilità. Non meraviglia affatto allora che gli italiani vogliano - o meglio, vorrebbero - far assomigliare le loro case a bunker inespugnabili. Una chimera, perché la proprietà inviolabile non esiste. «Si tratta solo di far perdere più tempo possibile a chi sta per entrarti in casa», parola degli esperti. Sul sottile crinale di minuti, anzi di secondi, si muove un'industria che studia soluzioni sempre più avveniristiche per soddisfare il bisogno di sicurezza di chi sente in trincea. E abbandonato dalle istituzioni. Porte blindate, grate in acciaio, serrature evolute: è solo il livello base del proteggersi da soli. Dotarsi di un antifurto elettronico collegato con le forze dell'ordine o con istituti di vigilanza privati, come di telecamere monitorabili in tempo reale sul proprio smartphone o tablet è il passo successivo. Chi vive sotto assedio si affida anche ai droni, quando l'interrogativo ricorrente è: «Qualcuno mi sta aspettando nascosto dietro il cancello di casa?». Un incubo a cui si vuole sfuggire mettendo mano al portafogli. Le aziende del settore offrono soluzioni alla portata del pensionato come del facoltoso imprenditore, con la tendenza a spalmare le spese su rate mensili. Da 50 euro (più Iva) in su, ad esempio, per un appartamento di media metratura è possibile installare un sistema antintrusione con video-verifica su allarme a protezione della porta d'ingresso e delle porte-finestre, mentre a far da guardia all'interno c'è un rilevatore volumetrico a raggi infrarossi con telecamera incorporata. Tutto collegato a centrali operative di vigilantes con pattuglie armate pronte a intervenire. In più, per un piccolo condominio o un'attività commerciale, con un investimento intorno ai 150 euro mensili è possibile blindare portoni e finestre al piano terra con contatti magnetici wireless e sensori per urti o vibrazioni. Ma ci sono casi in cui, come per i proprietari di abitazioni grandi e isolate, si è disposti a spendere oltre duemila euro al mese per sistemi di ultima generazione: videosorveglianza con tv a circuito chiuso su giardini e cortili, telecamere termiche di derivazione militare abbinate a sistemi antintrusione con rilevatori infrarosso e microonda, sistemi di protezione lungo tutto il perimetro della proprietà contro taglio, sfondamento o arrampicamento «che combinano la piezodinamica con una sofisticata tecnologia di rilevazione puntuale», recitano i preventivi. Sembra una guerra, e invece si parla di casa nostra. «La preoccupazione di subire furti s'è trasformata in paura di finire vittime di aggressioni da parte di bande violente, persino di formazioni paramilitari addestrate all'Est», riferisce Gian Carlo Cerchiari, coordinatore della taskforce dedicata alle nuove tecnologie tra Assiv (l'Associazione italiana vigilanza e servizi fiduciari) e Anie-sicurezza (le imprese attive nell'antintrusione e nella videosorveglianza). «Ascoltando le richieste dei clienti capisci cosa è cambiato - testimonia Cerchiari, titolare di un'azienda di servizi di sicurezza con sedi tra l'Emilia-Romagna e la Lombardia -. Prima si faceva affidamento sul fatto che difficilmente i malintenzionati tentavano il colpo se in casa c'era qualcuno. Nelle province del Nord, soprattutto, la prospettiva è ribaltata: se qualcuno è in casa diventa quasi un incentivo per i criminali compiere l'assalto.

E prendere in ostaggio famiglie intere, per farsi consegnare soldi e gioielli o per estorcere la combinazione della cassaforte e il codice del bancomat...». Come possono andare a finire le rapine in villa ce lo raccontano le cronache dei giornali. GSu

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