Da Caselli a Bennato e Bersani. Il "Tenco" compie 50 anni

La rassegna all'Ariston di Sanremo dal 17 al 19 ottobre. Il miglior album è di Benvegnù, il rap è quasi assente

Da Caselli a Bennato e Bersani. Il "Tenco" compie 50 anni
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Il Premio Tenco compie 50 anni. Mezzo secolo nel quale è cambiato tutto intorno (musicalmente ma non solo) e questa manifestazione è rimasta saldamente al centro della musica d'autore. Le tre serate clou saranno il 17, il 18 e il 19 ottobre al Teatro Ariston di Sanremo, come sempre teatro sdoppiato delle realtà musicali italiane: da una parte il Festival della Canzone e dall'altra culla dei cantautori. Quest'anno il riconoscimento assegnato dal Club Tenco a chi ha lasciato un segno importante nella canzone d'autore va a Edoardo Bennato, Samuele Bersani, Mimmo Locasciulli e Teresa Parodi. Oltretutto, nella prima delle tre serate, saranno consegnate le Targhe Tenco già annunciate : È inutile parlare d'amore (Woodworm, Universal) di Paolo Benvegnù come Migliore album in assoluto, La Mia Terra (Carosello Records) di Diodato come Migliore canzone singola, Hasta Siempre Mercedes (Bmg) di Simona Molinari quale Migliore album di interprete, Assamanù (Cassis Publishing) di Setak come Migliore album in dialetto (o lingua minoritaria parlata in Italia) Curami l'anima (Squilibri Editore) di Elisa Ridolfi come Migliore album opera prima, e Sarò Franco - Canzoni inedite di Califano (Azzurra Music) in qualità di Migliore album a progetto.

Come si può notare la radice hip hop è praticamente assente, a differenza di quanto accaduto, per esempio, nel 2022 con la vittoria di Marracash nella categoria di «miglior album in assoluto». Potrebbe sembrare un segnale di anacronistico snobismo visto che il rap e la trap sono saldamente in cima alle classifiche. Ma non è così. Effettivamente l'ultimo anno non ha esaltato dischi rap di particolare rilievo critico. È invece significativo che Caterina Caselli (nella foto) riceva il Premio Tenco come «operatrice culturale» visto che è stata ed è tuttora decisiva nel mondo della canzone popolare.

Ed è essenziale anche che qualcuno ufficialmente dia un segnale a Toomaj Salehi, il rapper iraniano condannato a morte per «corruzione sulla terra» da un tribunale rivoluzionario di quel paese, l'Iran, che dei diritti civili se ne frega senza neanche vergognarsi.

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