Genova - Vince il bello del fattore C. Che non significa stellone, bensì Cassano e Crespo: ovvero due che sanno coniugare gol e spettacolarità. Vince una partita finita in parità: ha fatto divertire la gente e non ha detto bugie. Sampdoria straripante e divertente per un tempo, poi Cassano ha messo la chicca d’autore (con un indiscutibile aiuto di Materazzi). Inter con i nervi scoperti (vedi il gesticolare sciocco di Vieira), forse nel momento più difficile della sua stagione, ma sempre con il colpo in canna per ribaltare una situazione. L’Inter ha rischiato la seconda sconfitta di fila ed anche questo sarebbe stato un fatto da tramandare alla storia di questi ultimi anni, sempre a cavallo tra gioie del campo e tormenti del fuoricampo. Per almeno mezz’ora del primo tempo la Sampdoria è stata travolgente e l’Inter affannata nell’inseguire: segnale di una condizione in declino, delle grandi difficoltà che attraversano i suoi centrocampisti (gente fuori forma, altri con poche forze, qualcuno convalescente) e di una certa fatica ad interpretare la partita: la squadra segna meno di prima, continua a rischiare, si fa imporre il gioco troppo a lungo. Ci sarebbe da preoccuparsi.
Meglio appuntarsi le due date chiave per mantenere la stagione in linea con le speranze: mercoledì la Roma, fra due settimane il Liverpool. Nove punti di vantaggio sono un bel gruzzolo, due gol da rimontare un bel pugno nello stomaco. Il pari di ieri forse ha salvato l’Inter dal più pericoloso stato di depressione degli ultimi due anni. Mancini qualcosa ha ammesso. «Non si può sempre vincere. È normale ci sia qualche difficoltà. Tutti dicono che questo campionato è facile ed invece vedrete che bisognerà lottare fino al termine». La Sampdoria lo ha dimostrato: l’Inter ha rischiato di segnar subito con Crespo, ma anche di farsi inforcare. Cassano maestro di coro, gli altri si sono divertiti con lui. Julio Cesar ha dimostrato di esser portiere di qualità, ma il pallonetto di Peter Pan è stato velenoso. Però è servito. Più all’Inter che alla Samp: è stato una sorta di elettrochoc. Sono bastati pochi minuti per rispolverare lo splendido fiuto di Crespo, unito alla spettacolarità del goleador.
L’Inter ha salvato pelle e faccia, ma poi sono riaffiorati i problemi sotto brace. Vieira si è imbufalito quando Mancini lo ha rimesso in panchina. Un atto di stupidità per uno sempre soggetto ad infortuni, ancora convalescente e da rispedire in campo contro la Roma. Vieira non è nuovo a questi colpi d’ira. Ma pure il battibecco Ibra-Materazzi, a Liverpool, non è stato segnale di interni idilli. Qualcosa scricchiola. Mancini ha cercato di metter tutto in candeggina. «Dopo una sconfitta ci può stare che si dicano cose sbagliate. Non c’è nessuna polveriera, sono momenti di stanchezza. Ed anche a Vieira passerà la rabbia: io devo valutare tutto».
Ma quel crampo allo stomaco, che ha costretto il fantasma di Stankovic ad uscire dal campo («Faticavo a respirare, mi veniva da vomitare»), è il segnale che l’Inter rischia il fuori giri sotto diversi punti di vista. Con la Roma c’è rischio che Ibrahimovic non giochi. Serve altro fattore C.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.