La Cassazione: l’ex Cirielli è giusta

Dunque la ex Cirielli è una legge giusta. Detta così, fa un certo effetto: come se all'improvviso qualcuno dicesse che Frankenstein ha vinto il concorso di bellezza «pelle morbida 2006» o che King Kong è stato selezionato come top model per una sfilata di lingerie. In effetti, la ex Cirielli non è particolarmente attraente e come top model lascia un po' a desiderare: però, ecco, forse non era nemmeno quel mostro spaventoso che hanno voluto farci credere. Pensate: è perfettamente legittima, rispettosa della Costituzione italiana presente e persino di quella europea che verrà. Altro che Frankenstein, altro che King Kong.
A promuovere la norma, si badi bene, non è un convegno di partito o una commissione parlamentare. No, a promuovere la norma sono i magistrati, proprio loro, le supreme toghe della suprema Cassazione, rappresentanti di quel mondo ermellino che tanto ha inveito contro la «legge ad personam», la salva-Previti, l'«obbrobrio devastante», il «gioco pericoloso» che - dicevano - metterà a rischio il regolare svolgimento dei processi e dunque anche la vita democratica del Paese.
Ebbene questi magistrati, che avevano descritto la ex Cirielli come nemmeno gli abitanti di Loch Ness descrivevano l'inquilino del lago, adesso cosa fanno? Chiamati a pronunciarsi non più da un convegno o dalle colonne dei giornali, ma in via formale, con una sentenza, non possono fare a meno di ammettere che la legge è cosa buona e giusta: non produce disparità di trattamento tra i cittadini, non interferisce con nessuna delle leggi esistenti della Repubblica ma addirittura è in linea con il progetto della futura Costituzione europea. Niente di meno. Ci manca solo «noi non avremmo saputo far di meglio» in fondo al papiro e la beatificazione era completa. Forse non hanno osato, ma solo perché sono rispettosi del protocollo.
Fra l'altro le nove pagine sono state vergate dal consigliere Nello Rossi, che fa parte di Magistratura democratica, la corrente di sinistra delle toghe. Rossi è anche vicesegretario dell'Associazione nazionale magistrati, altro gentile consesso che considera le iniziative del governo Berlusconi esattamente con la stessa simpatia con cui il toro vede il rosso. E pure gli altri magistrati del collegio non sono per nulla sospettabili di tenerezze nei confronti dell'esecutivo. Tanto per dire: uno era Franco Ippolito, presidente di Magistratura democratica, che appena finita la discussione sulla sentenza è andato a presiedere un convegno con Fausto Bertinotti dedicato al seguente problema: «Come liberarsi quanto prima dalle macerie prodotte durante questi cinque anni del governo Berlusconi». Come giudice, non proprio un moderato, insomma.
Questo per dire che se ci fosse stato anche solo un piccolo pertugio, un buchetto, una minuscola falla in cui intrufolarsi e fare a pezzi la ex Cirielli, figurarsi se quei magistrati non ci si buttavano dentro a capofitto. Desiderosi come sono di «scrollarsi di dosso le macerie del governo Berlusconi», avrebbero cominciato subito: dagli a Frankenstein, dagli a King Kong. E invece sono stati costretti a promuovere l'odiata legge. E a promuoverla a pieni voti, con lode e bacio accademico. Smack. Persino in Europa quei commi vanno fortissimo.
E dunque tutto il veleno che è stato speso da un anno a questa parte? Tutte quelle lagne sulla legge incostituzionale, sulla «filosofia dell'impunità», sulla «criptoamnistia permanente», sulla illegittimità della norma nata - dicevano - per salvare una persona e destinata a rovinare l'intero Paese? Che fine faranno? Perché, sia chiaro, non è detto che la ex Cirielli debba piacere a tutti. Persino il cioccolato ha i suoi denigratori, figurarsi una normativa in materia di giustizia. Però un conto è dire che non si è d'accordo con una legge, un altro è demonizzarla come è stato fatto in questo caso descrivendo scenari apocalittici, con ladri in libertà, processi bloccati e giudici impossibilitati ad agire.
Tanto per dire: solo poche ore prima della sentenza della Cassazione, gli avvocati penalisti attaccavano la legge dicendo che essa si fonda su un'idea della pena degna di uno Stato autoritario. Proprio così: autoritario. E ieri mattina il quotidiano Repubblica, con un titolo ad effetto, attribuiva alla Cirielli la capacità di tirare fuori dal carcere uno stupratore (come se il fatto che un processo si trascini dal '92 senza nemmeno la sentenza di primo grado possa essere imputato davvero a una legge, anziché alla lentezza dei magistrati). Non saranno critiche un po' pretestuose? A leggere la sentenza della Cassazione, viene da pensare di sì.

E queste critiche pretestuose dove nascono? Sarà tipico disfattismo della sinistra, come dice qualcuno? O malafede? Chi lo sa. A noi basta che la prossima volta ci risparmino lo strazio. Così noi evitiamo di perdere un anno in discussioni noiose. E loro evitano questa figura da marron glacé.

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