Roma - La cassazione regala sempre sentenze curiose. Da oggi infatti il tipico impiegato modello, quello affidabile e che non da mai problemi, non può essere licenziato se nel mezzo di una carriera integerrima gli sfugge un (magari sacrosanto) "vaffa" nei confronti del suo capo.
Il pronunciamento Il tribunale ha respinto il ricorso di una casa di cura di Catanzaro che aveva inflitto il licenziamento disciplinare ad una sua dipendente colpevole di espressioni offensive nei confronti di un superiore. Secondo i giudici "un comportamento, per quanto grave, se ha carattere episodico e se è riconducibile ad un dipendente che non ha mai dato luogo a censure comportamentali, non può fare arrivare ad un giudizio di particolare gravità" tale da determinare il licenziamento.
La vicenda Inseguito alla sentenza è stata reintegrata al posto Aurora P. che si era vista licenziare dalla casa di cura il 29 ottobre del 2002 per il rientro in servizio non autorizzato in periodo di congedo, per avere ricostruito in maniera non veritiera dei fatti e soprattutto per avere pronunciato parole offensive nei confronti del suo superiore.
Processo Sia il giudice del lavoro che la Corte d’Appello di Catanzaro le avevano restituito il lavoro. Ma la casa di cura ha voluto ricorrere anche in Cassazione.
Piazza Cavour però ha respinto sottolineando che al sentenza impugnata "è particolarmente diffusa per escludere che quei fatti, in via generale punibili con sanzione conservativa, ricoprissero quel carattere di particolare gravità che giustificherebbe il licenziamento".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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