Cattozzo: «È il Pdl il vero, unico centro»

Siamo in un sistema politico bipolare che molti giudicano consolidato, eppure il centro dello schieramento sembra di nuovo ambìto e affollato. In tanti, fin troppi, si agitano per «conquistare il centro», neanche fosse una partita a scacchi (o forse proprio perché la «cosa pubblica» somiglia sempre più a una partita a scacchi...).
Che ne pensa lei, Sergio Cattozzo, che viene da una lunga militanza nella Dc e, dopo la diaspora, nel Cdu e nell’Udc, prima di aderire ufficialmente al Pdl, da fondatore, con la sua Associazione per il Partito popolare europeo?
«Io penso che il vero centro sia il Pdl».
E allora gli altri che si dicono «al centro» e ne fanno quasi una bandiera in esclusiva? Lei li conosce bene, vero, Cattozzo?
«Certo che li conosco. Con molti di loro ho percorso strade comuni. Ma credo che oggi non siano in grado di interpretare le istanze dell’elettorato di centro».
Neppure l’Udc di Casini e, a livello ligure, di Monteleone?
«Mi rifaccio anche alla mia vicenda personale. Da quando sono uscito dall’Udc, ho visto tanti “caroselli“. Non si può fare politica dicendosi equidistanti. Le persone sono rispettabilissime, ma non possono dire: “Non sto con nessuno“. È un atteggiamento profondamente sbagliato».
È successo anche in questi giorni, al ballottaggio per la Provincia di Savona.
«Appunto. Si è preferito evitare di pronunciarsi a favore del rappresentante del centrodestra Angelo Vaccarezza».
Gli elettori stanno da un’altra parte.
«Ma non saremo così ingenui da credere che gli elettori savonesi dell’Udc non sappiano per chi votare, e lascino cadere l’occasione storica di mandare a casa la sinistra?».
Secondo lei, gli elettori che hanno votato l’Udc sono diversi dal partito?
«Diciamo meglio: nelle ultime elezioni, dove l’Udc si è alleato al centrodestra ha ottenuto un consenso generalmente superiore al 10%. Dove è andato col centrosinistra, è rimasto sotto il 5. Cosa ne possiamo dedurre?».
È la domanda che le faccio adesso.
«Ne deduciamo ancora una volta che il centro è coperto dal Pdl. E non si può pensare di interpretare il centro alleandosi ora a destra, ora a sinistra».
La coerenza, prima di tutto.
«Quella che ho seguito io, avendone gradito riscontro dal presidente Berlusconi che è intervenuto alla costituente dell’Associazione del Ppe in Liguria. Ed è la coerenza seguita dal Pdl, anche grazie alla lungimiranza dei dirigenti locali».
Con risultati elettorali brillanti.
«Un plauso deve andare al ministro Claudio Scajola e al bravissimo coordinatore regionale, onorevole Michele Scandroglio: così si è costruito il successo. Io non ero candidato, ma mi sono impegnato molto, e continuo a farlo, per spiegare una realtà locale che conosco a fondo».


Il Pdl, dunque, funziona a pieno regime?
«Il Pdl è un grosso partito, non ancora un grande partito. Ma siamo nella fase iniziale. Lavoriamo tutti per farlo diventare al più presto un grande partito, anche ben oltre i numeri. Sono convinto: ne beneficerà tutto il Paese».

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