Catturato in Pakistan il braccio destro di Mullah Omar

Il capoccia senza un occhio dei talebani, Mohammed Omar in persona, gli ha affibbiato il nomignolo Baradar, che significa "fratello". Mullah Abdul Ghani Baradar era l'amico fidato, che fondò con lui il movimento degli studenti guerrieri, gli salvò la vita nel 2001 e negli ultimi anni guidava le operazioni degli insorti islamici in tutto l'Afghanistan.
Fino all'8 febbraio quando l'Isi, il potente ma poco affidabile servizio segreto pachistano, in collaborazione con la Cia, ha messo a segno il colpo più grosso dall'inizio della guerra. Nella scuola coranica di Khuddamul Quran, a 45 chilometri da Karachi, ha sorpreso il numero due dei talebani. Il comandante militare che si è inventato la tattica dei "fiori", come la chiamava lui, ovvero le micidiali trappole esplosive disseminate ai bordi delle strade dove passano i mezzi della Nato. Lo scorso anno aveva lanciato l'operazione Nusrat (Vittoria) colpendo con attentati multipli e spettacolari le grandi città compresa Kabul, la capitale. Nel 2009 i suoi ordini alla guerriglia talebana, sempre più abile nel "mordi e fuggi", avevano inflitto il più alto numero di perdite ad americani e inglesi dall'inizio del conflitto.
La madrassa dove si nascondeva è poco distante da un centro industriale e dalla grande città portuale di Karachi, nel sud del Paese, dove i talebani hanno sempre mantenuto una rete discreta ma efficiente. Adbul Ghani Baradar è finito in manette all'alba e da giorni viene interrogato dai pachistani e dai loro alleati americani. Probabilmente è stato fregato dal suo vizio di continuare a usare i telefonini, nonostante cambiasse continuamente le schede. E dalla volontà dell'Isi di consegnarlo su un piatto d'argento a Washington per dimostrare che i collusi servizi pachistani hanno cambiato registro, almeno in questo caso.
Il New York Times ha rivelato solo ieri la notizia, su richiesta della Casa Bianca. La speranza era di raccogliere, nei primi giorni di interrogatorio, informazioni che potessero portare ad altri arresti clamorosi. Mullah Baradar era l'unico alto esponente dei talebani in contatto con Mohammed Omar. I talebani, però, hanno smentito che il loro comandante sia stato catturato. «Continua a guidare la Jihad - ha dichiarato Zabihullah Mujahid, portavoce degli insorti -. I nostri nemici vogliono spostare l'attenzione dalla loro fallimentare offensiva in Afghanistan».
Ufficiosamente sia i pachistani che gli americani confermano la cattura del numero due dei talebani. Salvo colpi di scena è un affondo durissimo per gli insorti islamici, perché mullah Baradar gestiva non solo le operazioni militari. Si occupava anche di trasmettere il verbo di mullah Omar e di controllare l'utilizzo dei fondi. Stabiliva lui quanto pagare un'imboscata o un attentato. Di recente aveva imposto prove filmate delle azioni prima di mollare i soldi. Si occupava sia dei finanziamenti provenienti dai ricconi del Golfo, sempre innamorati della jihad, che dei salati dazi pagati dai signori della droga a ogni raccolta di oppio.
Quarantadue anni, Mullah Baradar guidava di fatto la shura dei talebani di Quetta, una specie di consiglio clandestino in Pakistan, che si riunisce ogni tre mesi per decidere la strategia della guerriglia. Quando i marines, dal 2008, cominciavano a pestare duro, Baradar ha dato l'ordine di non sfidare in battaglia gli americani ma «di infliggere più perdite possibili» con uno stillicidio di attacchi.
La ferrea amicizia con mullah Omar gli ha concesso carta bianca. Abdul Ghani ha cominciato a combattere al fianco del leader guercio ai tempi dell'invasione sovietica dell'Afghanistan. Nel 1994 è stato uno dei quattro fondatori del movimento talebano. Quando sono arrivati al potere a Kabul è diventato vice ministro della Difesa. A Kandahar la leggenda vuole che abbia tratto in salvo mullah Omar dai bombardamenti mirati americani a bordo della sua motocicletta. Nel 2001 ha tentato una disperata resistenza nel nord con un migliaio di talebani e terroristi di Al Qaida. Lo hanno catturato, ma grazie all'intervento dell'Isi è stato rilasciato e ha trovato rifugio in Pakistan.
Nonostante la fama di veterano, mullah Baradar è sempre stato considerato fra i comandanti meno coriacei. Pubblicamente ha respinto qualsiasi ramoscello d'ulivo offerto da Kabul, ma in realtà i suoi emissari si sono incontrati con Qayum Karzai, il fratello del presidente afghano. Abdul Ghani viene dalla tribù Popolzai, la stessa del capo dello Stato.

Non è escluso che gli americani puntino a convincere il prigioniero eccellente a collaborare per trovare una soluzione negoziata al conflitto. Purtroppo, però, il "fratello" di mullah Omar aveva sempre posto una precondizione a qualsiasi trattativa: il ritiro completo delle truppe straniere dall'Afghanistan.
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