Catturato il «talebano» che odia i crociati italiani

Aveva profanato il nostro cimitero a Mogadiscio ed è sospettato dell’assassinio di suor Leonella Sgorbati e della volontaria Annalena Tonelli

Il «talebano» somalo, profanatore del cimitero coloniale italiano a Mogadiscio, sospettato di almeno una dozzina di omicidi mirati, fra i quali la brutale esecuzione dell’italiana suor Leonella Sgorbati, uccisa perché cristiana, è finito in trappola lunedì scorso. «Truppe etiopi e somale hanno catturato Aden Hashi Ayrow vicino a Ras Camboni, nel sud del Paese e ora è sotto interrogatorio» rivela al Giornale, Yusuf Bari Bari, rappresentante presso l’Unione europea del governo insediatosi a Mogadiscio dopo il crollo delle Corti islamiche.
La conferma arriva anche dal consigliere politico del premier etiope Meles Zenawi. Ayrow è stato catturato nella cosiddetta Tora Bora somala, la zona attorno all’ex base della marina del dittatore Siad Barre di Ras Camboni, dove si era rifugiato con i suoi fedelissimi dopo la disfatta. Satelliti e aerei spia americani sono serviti ad individuarlo e le informazioni che darà saranno passate anche alla Cia, che sta dando la caccia ai terroristi di Al Qaida in fuga nel sud della Somalia.
Ayrow, 35 anni, si è fatto le ossa nei campi di addestramento di Osama bin Laden in Afghanistan e per questo viene chiamato il «talebano». A Mogadiscio è ben presto diventato il pupillo di Hassan Dahir Aweys, il falco delle Corti islamiche. Grazie alla protezione dell’ala dura dei fondamentalisti, il «talebano» mise in piedi la milizia shabab composta da giovani e giovanissimi votati al «martirio» in nome di Allah: li reclutava e pagava personalmente, circa 70 dollari al mese, per compiere i lavori sporchi.
Prima che le Corti conquistassero la capitale, Ayrow era indicato da rapporti di organizzazioni internazionali come il mandante di una dozzina di omicidi mirati di rivali politici e stranieri considerati «crociati». Le milizie shabab sono sospettate dell’esecuzione di Annalena Tonelli, la volontaria italiana freddata nel 2003 nella Somalia settentrionale.
La prima mossa di Ayrow a Mogadiscio è stata quella di profanare il cimitero coloniale italiano, buttando le ossa dei nostri connazionali in mare o rivendendole ai servizi segreti che cercavano di recuperare i resti. Al posto del cimitero ha messo in piedi un centro di addestramento dei suoi shabab, parola che significa «giovani». Il talebano somalo è anche sospettato di essere il mandante dell’omicidio, nel settembre scorso, di suor Leonella, la missionaria uccisa all’esterno dell’ospedale per i piccoli orfani di Mogadiscio, nel quale lavorava come infermiera da anni. La sua colpa era la fede in Cristo e non in Allah.
Dopo aver perso una città dopo l’altra, Ayrow e i suoi shabab hanno deciso di nascondersi nella zona di Ras Camboni, dividendosi in piccoli gruppi, secondo lo stile dei talebani in Afghanistan.

Decimati nelle ultime battaglie, i resti dei miliziani fondamentalisti volevano addestrarsi alle tattiche irachene e agli attacchi suicidi nella Tora Bora somala, almeno fino a quando il loro capo non è caduto in trappola.

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