Dal cemento di Nervi al cemento di Zaha

Al nuovo museo romano di Arte contemporanea tra le diverse mostre, una retrospettiva dedicata al grande architetto Nervi, maestro dell'arte nella lavorazione del cemento armato. Un esempio fra tutti, l'Aula Nervi in Vaticano

Dal cemento di Nervi al cemento di Zaha

Da Roma Luciana Baldrighi
Per conoscere l'opera di Luigi Nervi basta citare l'Aula Nervi in Vaticano, l'Ambasciata d'Italia a Brasilia, la sede Unesco di Parigi, la Cattedrale S. Mary a San Francisco, il Palazzetto dello Sport al Flaminio, nonché quello dell'EUR, il Viadotto di Corso Francia a Roma, e lo Stadio sempre al Flaminio, il grattacielo Victoria Square a Montreal, anche se non è tutto e soprattutto, come citava Nikolaus Pevsner, Nervi "fu il più geniale modellatore del cemento armato della nostra epoca", perché se Le Courbusier l'aveva introdotto, lui aveva saputo sfruttarlo in tutta la sua potenza, ricamandolo e trasformarlo in una gigantesca ragnatela che serviva a progettare ponti come palazzi. E non è un caso che l'architetto montanaro (Sondrio1891-Roma 1979), definiva il cemento armato "il più bel materiale che l'umanità abbia mai inventato, autentico prodigio, un materiale innovativo, energico ed elastico" da lui plasmato per strutture ardite spettacolari con un modo tutto personale di fare architettura, vissuta come confronto e dialogo, una relazione costante tra forme espressive, attenzione estetica ai dettagli e uso avveniristico delle tecnologie.
La mostra dedicata a Nervi nel nuovo Museo romano progettato dall'architetto medio-orientale Zaha Hadid è una sfida che il Maxxi Architettura, in coproduzione con CIVA di Bruxelles (Centro Internazionale per la Città,l'Architettura e il Paesaggio) e la PLN Project, (Pier Luigi Nervi) in collaborazione con il Centro Studi e Archivi della Comunicazione di Parma, nell'ambito del programma internazionale di esposizioni dedicate al genio italiano, ha voluto lanciare sul piano internazinale a 360 gradi. Non è un caso che per la sezione romana Sergio Poretti e Tullia Iori hanno saputo ben focalizzare le opere realizzate per le Olimpiadi di Roma del 1960, di cui si celebra quest'anno il Cinquantenario, comprese le architetture romane sportive sopra citate.
Carlo Olmo, curatore della mostra, accompagnata da un catalogo di Electa, ha pensato di fare realizzare da Folco Quilici, un film sull'insegnamento di Nervi, con la direzione scientifica di Lucio Barbera che domina con video interviste e cantieri in via di sviluppo, l'intero settore dedicato all'architettura, tra plastici, disegni, documenti originali, carteggi con Giò Ponti e Marcel Breur, oltre a 40 brevetti depositati dall'ingeniere italiano, alla cui base stanno le teorie del ferrocemento e la prefabbricazione strutturata, marchi di fabbrica che troviamo in un grande plastico-gioco che spiega tutte le fasi della costruzione.
Fino al 30 marzo si potranno anche ammirare le fotografie di 20 importanti fotografi come Gabriele Basilico, Guido Guidi, Giovanni Chiaramonte, Antonio Biasucci, Gianni Berendo Gardin e Patrizia Bonazinga, solo per citare alcuni autori che hanno saputo cogliere le varie fasi di costruzione del MAXXI adagiato tra le anse del Tevere e il paesaggio circostante.
Interessanti anche i filmati d'epoca di un'Italia che si costruita grazie alle mani di maestranze e specialisti capaci. Ne avessimo ancora oggi di quella categoria di progettisti, capomastri, operai...Per non parlare della scelta accurata dei materiali, delle imprese serie. Oggi si vive di appalti e di mafie. L'edilizia è la nuova speculazione che non bada a traffici illeciti e nemmeno all'arte, per non parlare del fatto che non si cura dell'ecologia e del verde.


Nel cortile d'ingresso, forse un po' piccolo per un gigante di museo, c'è la barca di famiglia in ferro cemento di Nervi; uno scafo a motore di oltre 8 metri, accuratamente restaurata con il contributo di Italcementi. L'imbarcazione è l'unica sopravvissuta tra le tante imbarcazioni progettate e costruite da Nervi. Il suo nome è Giuseppina.

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