Centrale, stuprata da cinque egiziani

Indagini lampo grazie alla determinazione della malcapitata: con la sua testimonianza ha portato gli agenti sul luogo del delitto

Paola Fucilieri

Un egiziano cortese e dall’apparenza rispettabile, come del resto i suoi amici. Non certo di quei nordafricani che solo a vederli da lontano fanno venire i brividi perché «stupratore» sembrano avercelo scritto in fronte. Di questi tipi finti perbene, secondo la polizia ferroviaria, soprattutto negli ultimi tempi se ne aggirerebbero diversi in stazione Centrale. Di uno di loro, infatti, si è voluta fidare Silvana, l’architetto brasiliano di 41 anni che è l’ultima donna violentata quest’anno a Milano e i cui stupratori (3 su 5) sono stati arrestati dagli investigatori della Polfer martedì. È accaduto sabato sera, ma a qualcuno, sentendo la brutta vicenda, verrà sicuramente in mente quella delle due francesi abbordate ad agosto in Centrale e poi violentate. «Per le donne appartenenti a certe culture credo non sia tanto strano accettare l’invito di uno sconosciuto purché con l’aria affidabile e che s’interessa a loro in un momento di bisogno. Per questo faremo una serie di appostamenti nell’orario che va dalle 19 alle 22» spiega la dirigente Polfer Marisa Santacroce.
Infatti Silvana aveva perso l’ultimo treno per Bergamo sabato sera quando ha deciso di seguire Hassan, un egiziano di 24 anni dai bei modi, gran affabulatore, bel ragazzo e, soprattutto, capace di proporsi in maniera credibile e protettiva per darle una mano a far fronte ai suoi guai. «Non ti preoccupare: ti ospito io. Anzi: ti preparo anche la cena. Con me vivono altri due amici, ma ti puoi fidare» dice Hassan alla brasiliana.
Sono le 21.30. Silvana è stanca morta e decide che può fidarsi. Si fida a tal punto che, nonostante Hassan non abbia la macchina, è disposta a seguirlo, prima in metropolitana, poi in autobus e infine a piedi, fino all’estrema periferia ovest della città, in via Gattinara, lungo l’Alzaia del Naviglio pavese, praticamente in piena campagna. Giunta in un casolare abbandonato dove Hassan e due suoi amici - Akmed e Moussa, rispettivamente di 22 e 29 anni - hanno radunato le loro cose, la donna cena tranquillamente con loro. Il dopo cena, però, si rivela un po’ meno gradevole: dopo averle offerto una stanza dove ritirarsi Hassan si offre di passare la notte con lei. E quando la donna rifiuta, lui la schiaffeggia e abusa di lei insieme a Akmed, a Moussa e ad altri due egiziani, da mezzanotte fino alle 4 del mattino. Quando Silvana riesce ad andarsene, a raggiungere la stazione Centrale, a prendere il treno per Bergamo dove, una volta giunta in stazione, corre in lacrime alla Polfer a sporgere denuncia.


«Ad aiutarci nelle indagini è stata l’estrema accuratezza descrittiva usata dalla donna, ma soprattutto la sua grande determinazione a far catturare gli stupratori» ci spiega la Santacroce che, con i suoi uomini, ha risolto il caso in meno di 24 ore, individuando la cascina di via Gattinara e, grazie a una serie di appostamenti, bloccando e arrestando Hassan, Akmed e Moussa. Tutti operai, tutti clandestini, solo Moussa ha un precedente. Adesso, però, di stupratori all’appello ne mancano ancora altri due.

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