Centri sociali, ecco chi lotta per la jihad islamica

Chi li conosce bene e li osserva da anni assicura che sono ormai pochi gli argomenti che li tengono uniti e che hanno perso gli spazi di agibilità politica di un tempo. Gli anni in cui i centri sociali milanesi mobilitavano numeri consistenti di persone sembrano infatti sempre più lontani: raro, rarissimo sentir parlare di cariche della polizia, tantomeno di sampietrini che volano e manganellate. Tuttavia i fatti accaduti lunedì 12 gennaio in largo Cairoli - quando un centinaio di autonomi, che hanno tentato di raggiungere il teatro Strehler per manifestare contro un evento pro Israele, sono stati fermati e allontanati proprio a suon di manganellate dalle cariche delle forze dell’ordine, costrette a disporsi in tenuta antisommossa - hanno rievocato scene di violenza della nostra storia recente. Come a volerci ricordare che queste frange di protesta - seppur decimate nei numeri e limitate nell’azione - esistono ancora, non spariranno mai completamente e, anche se talvolta si scontrano tra di loro per motivi ideologici, sanno come ritrovare compattezza e farsi sentire quando occorre. Rivediamo, quindi, sotto questa luce, la mappa dei centri sociali milanesi.
Innanzitutto è doveroso suddividerli in moderati, intermedi e duri. Tra i primi c’è sicuramente ciò che resta di quello che era un tempo il centro sociale più famoso d’Italia, il Leoncavallo di via Watteau. Una quarantina di persone a cui va aggiunto un altro centinaio di persone suddivise tra il Torchiera (piazzale Cimitero Maggiore), la Pergola di via Angelo della Pergola e i centri sociali Sos Fornace di via San Martino a Rho con l’ex Foa Boccaccio di Monza. Tutte realtà con le quali le forze dell’ordine hanno stabilito un dialogo destinato a durare e che costituiscono l’area dissidente più vicina alla Sinistra radicale (Rifondazione comunista) e quindi più istituzionalizzata.
«Tranquilli» vengono considerati anche gli appartenenti all’ex centro sociale «Orso» e all’ex «Bulk», legati ai collettivi studenteschi universitari e uniti nel nome della tematica «antifascista militante» (come la chiamano loro) che costituisce un po’ il collante generale e trasversale tra le varie componenti del dissenso, ma che funge anche da cortina fumogena per una realtà che, in questo specifico caso, ha più forma che sostanza.
Più numerosi e più sovversivi sono certamente i centri legati ai collettivi studenteschi delle scuole superiori. Primo fra tutti «Il Cantiere» di via Monte Rosa, oltre un centinaio di «disobbedienti» in perenne contrasto con l’anima più pacata, quella universitaria (litigano anche durante i cortei e le manifestazioni).
In mezzo, tra le realtà intermedie dei centri e quelle più dure, si colloca di sicuro la sezione milanese (una ventina di persone in tutto) del Carc (Comitato di appoggio alla resistenza per il comunismo) e naturalmente lo storico «Vittoria» di via Muratori. Sensibile alle tematiche del non lavoro e vicino al sindacalismo di base, il «Vittoria» è composto da 30-40 persone che da sempre si battono per la causa palestinese e vedono con favore la jihad, la guerra santa islamica: componenti che lunedì erano tra i manifestanti.
Con loro in largo Cairoli anche appartenenti ai centri più sovversivi della città. Primo fra tutti la «Panetteria okkupata» di via Conte Rosso, dove convivono una cinquantina di autonomi tra ex brigatisti e parecchi estremisti di ogni genere.
Le realtà sovversive più dure presenti alla manifestazione di lunedì contro Israele sono costituite però dagli anarchici, ormai ex Villa Litta Modignani (ora riuniti in altre sedi e con diversi punti di riferimento) e gli appartenenti alla Fucina di Villa San Giovanni (ex Cpc).

Tra questi ultimi si nascondevano infatti due dei 14 «militanti comunisti» arrestati dalla Digos di Milano durante la nota «Operazione Tramonto» del 12 febbraio 2007 con l’accusa di associazione sovversiva e banda armata con finalità di eversione dell’ordine democratico.
Silenziosi, abituati a operare nell’ombra, i cosiddetti «nuovi brigatisti» hanno una visione totalmente anacronistica della realtà ma sono ben decisi a lottare per realizzarla: le forze dell’ordine sono avvisate.

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