Il centrodestra ricandida Ciampi «Lo vogliono tutti gli italiani»

Il vertice della Casa delle libertà propone ufficialmente la rielezione del presidente: «Il miglior garante dell’imparzialità. E l’unico in grado di sbarrare il Colle a D’Alema»

Fabrizio De Feo

da Roma

La Casa delle Libertà alza il muro contro l’occupazione di tutte le cariche da parte del centrosinistra. Respinge soluzioni istituzionali apertamente di parte. E lancia con forza l’ipotesi del «Ciampi-bis». Una candidatura di garanzia per tutte le forze politiche, fortemente voluta da Gianfranco Fini e Gianni Letta, veri registi e sponsor dell’operazione. E una mossa strategica con cui far saltare l’incastro di nomine e la spartizione delle poltrone già in via di definizione nell’Unione.
La proposta ufficiale di un secondo settennato dell’attuale inquilino del Quirinale scatta alla fine di un vertice della CdL che va in scena a Via del Plebiscito e a cui prendono parte Silvio Berlusconi, Pier Ferdinando Casini e Lorenzo Cesa per l’Udc, Gianfranco Fini per An, i leghisti Roberto Maroni e Roberto Calderoli, il coordinatore di Forza Italia e il suo vice, Sandro Bondi e Fabrizio Cicchitto e i capigruppo uscenti di Forza Italia di Camera e Senato, Elio Vito e Renato Schifani. Una riunione che si traduce in un comunicato congiunto firmato da tutti i leader del centrodestra: un atto formale con cui sottolineare la piena ufficialità della richiesta.
«Il Parlamento rielegga Carlo Azeglio Ciampi che in questi sette anni ha rappresentato un solido punto di riferimento morale e istituzionale di tutta la Nazione» si legge nella nota. «Per quanto riguarda l’elezione del presidente della Repubblica, soprattutto in questo momento e di fronte a un risultato elettorale che ha diviso l’Italia in due parti pressoché uguali, è quanto mai necessaria - scrivono Berlusconi, Fini, Casini e Calderoli - una figura che rappresenti realmente l’unità nazionale e un’alta funzione di garanzia nei confronti di tutti i cittadini italiani, perché ciascuno si possa riconoscere nella più alta magistratura della Nazione». Una linea di continuità che, secondo la CdL, dovrebbe fare il paio con il rigoroso rispetto di quel calendario istituzionale già fissato in passato dallo stesso Ciampi. «La Casa delle libertà ribadisce l’opinione più volte espressa sul percorso istituzionale che ha portato alla indizione delle elezioni Politiche e che prevedeva le dimissioni del governo, l’elezione del Capo dello Stato e l’insediamento successivo del nuovo governo».
A rendere il quadro ancora più limpido e a rafforzare la richiesta di un «Ciampi-bis» ci pensa Pier Ferdinando Casini che convoca una conferenza stampa ad hoc. «Se dall’Unione arrivasse una soluzione unilaterale per il Quirinale sarebbe una risposta pericolosa, non per il centrodestra ma per l’Italia e gli italiani» attacca il leader Udc. «Sappiamo che Ciampi non anela al secondo mandato, è riluttante rispetto a un’idea che rappresenta per lui un sacrificio enorme. Tuttavia è un sacrificio che riteniamo doveroso chiedere», dice l’ex presidente della Camera. «In questa partita - spiega Casini - c’è un convitato non di pietra ma in carne e ossa rappresentato da tutto il popolo italiano che vuole un Capo dello Stato che sappia rappresentare tutti. Le manifestazioni di questi giorni che dovevano essere momenti di unità, hanno lacerato ulteriormente dopo le lacerazioni del risultato elettorale. Credo che ciascuno debba mostrare quel minimo senso di responsabilità. Negli anni scorsi si è accusato pesantemente Berlusconi e il centrodestra di dividere. Ora è sotto gli occhi la situazione e si è in grado di fare paragoni. Ci auguriamo che Prodi e la sua coalizione convergano sul nostro appello». Parole, quelle di Casini, a cui si unisce con convinzione il portavoce di An, Andrea Ronchi. «Ciampi in questi sette anni ha rappresentato l’Unità d’Italia, e interpretato i sentimenti migliori del Paese. In un momento così difficile la sua rielezione rappresenta un importante segnale di unità».
Berlusconi, invece, ufficialmente non si pronuncia.

Ma ai suoi assicura che Ciampi resta «il miglior candidato possibile», non solo perché garantisce «l’imparzialità» del Colle ma anche perché complica le cose nell’Unione «tenendo alta la tensione» tra Romano Prodi e i Ds. E sbarra la strada del Colle a Massimo D’Alema. Nel centrosinistra - avrebbe detto ieri il premier - c’è chi mi ha proposto apertamente la candidatura del presidente dei Ds, su questo nome non vogliono mollare.

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