Il «cerino» e la «spina» le frasi fatte della crisi

Il primo a incominciare, e ti pareva, è stato lui: «La sinistra disperata chiede al Fli di staccare la spina», e «il Fli dica subito se stacca la spina». E dev’esser perché tutto di Silvio Berlusconi si può dire (e si sta dicendo) ma non che non sia un Grande Comunicatore in grado di imporre il linguaggio, che poi tutti si sono accodati. Con l’aggravante che le agenzie, a caldo, titolarono così: «Berlusconi passa il cerino a Fini». E adesso son giorni che si va avanti così, prigionieri di un tormentone, quello di chi-passa-a-chi il cerino di staccare la spina, che, a dispetto dell’ampia gamma di espressioni offerte dalla lingua italiana, pare sia il solo modo per descrivere la partita a scacchi, pardon, il gioco del cerino a chi stacca la spina, delle sorti del governo, esso stesso tormentone.
Accorati appelli da sinistra, indignate repliche da destra. Solo negli ultimi tre giorni si registrano, nell’ordine, un Nichi Vendola insofferente: «È rimasto solo il giochino di chi rimane col cerino in mano», un Massimo D’Alema cauto: «Attenzione al gioco del cerino», un Matteo Renzi insospettito: «Non ci fidiamo di Fini, perché con Berlusconi fa il gioco del cerino». E poi una Daniela Santanchè preveggente: «Non credo che Fini abbia il coraggio di staccare la spina», un Maurizio Gasparri velenoso: «Al Pd per staccare la spina al governo resta solo il Fli», un Giuseppe Vegas creativo: «Staccata la spina? Si è soffiato sulla candela». Dev’essere che «si sta giocando col fuoco», come ha commentato Gianfranco Mascia il coordinatore del movimento viola annunciando un corteo per «dire basta al gioco del cerino». Perché quel che bisogna fare anche a costo di bruciarsi, signore e signori del gentile pubblico votante, è «staccare la spina», che sia al governo, come chiedono Pierluigi Bersani e Pier Ferdinando Casini o al berlusconismo tutto, come auspicano i giovani del Fli, per tornare alle urne, come minaccia il premier, o per formare un governo tecnico, come teme Antonio Di Pietro, che però è già pronto a staccare la spina pure a quello: «Daremo un appoggio esterno a 90 giorni e ogni giorno andremo a dire -89, -88. Quando si arriva a -1 stacchiamo la spina». A cotanto appellarsi, Fini ha risposto ieri buttando il cerino oltre l’ostacolo della spina: «Il problema per noi non è il gioco del cerino su chi stacca la spina, perché la spina la staccheranno gli italiani».

Ricapitolando: l’opposizione ha passato il cerino a Fini che lo ha passato a Berlusconi che lo ha ripassato a Fini che lo ha ripassato a Berlusconi. «Mentre il cerino si spegne, lo si mette in mano a un altro» s’è lamentato Bersani. Come cantava Claudio Baglioni: «Che allegria e nessun cerino per dare fuoco a tutto quanto»

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