Il cervello diventa altruista soltanto dopo l’adolescenza

Ecco perché i ragazzi sono spesso più egoisti: è un problema di neuroni

da Londra

Spesso si dice che gli adolescenti sono egoisti e pensano solo a se stessi. Un'affermazione non campata per aria, ma che ora trova addirittura una conferma e spiegazione scientifica. Alcuni neuroscienziati inglesi dell'University college of London (Ucl) hanno infatti scoperto che l'area cerebrale della corteccia prefrontale, associata all'empatia e alla comprensione delle motivazioni altrui, è molto più usata dagli adulti e quasi per niente dai teenager, che invece si servono di un'altra zona del cervello, che gli fa solo immaginare lo svolgimento dell'azione.
Come hanno spiegato i ricercatori, al British Association Festival of Science di Norwich, molte aree del cervello cambiano profondamente durante l'adolescenza. Una di questa è appunto la corteccia prefrontale mediana, associata al pensiero profondo, l'empatia, il senso di colpa e la comprensione delle motivazioni altrui. «Le strategie del pensiero mutano con l'età - ha spiegato Sarah-Jayne Blakemore dell'Ucl -. Man mano che si cresce, si usa di più o di meno la stessa area cerebrale per prendere decisioni circa le nostre azioni. La differenza sostanziale sta nella distribuzione dell'attività di pensiero, che si sposta dalla parte posteriore del cervello, quando si è giovani, a quella frontale, quando si è adulti».
In sostanza quando un teenager deve decidere che fare in una data situazione, la domanda che lo guida è «cosa farei?», mentre per gli adulti è «cosa dovrei fare, considerando sia come mi sentirei io che le persone attorno a me?».
Quindi, anche se già da bambini si inizia a pensare alla condizione mentale delle altre persone, più o meno dall'età di cinque anni, la ricerca mostra che la base neuronale di questa capacità continua a svilupparsi e arriva a piena maturazione trascorsa l'infanzia.

«La relativa difficoltà che possono avere gli adolescenti nel capire i punti di vista degli altri, forse dipende sia dal fatto che si tratta di un'area cerebrale che deve completare ancora il suo sviluppo sia dalla maggiore esperienza sociale degli adulti. Cambiamenti dunque non ormonali, ma neuronali, che avvengono all'improvviso».

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