«Che paura con Benigni nella notte degli Oscar»

Il direttore dell’Academy rivela: «Temevamo che Roberto si sedesse sulle mie ginocchia»

Nostro inviato a Los Angeles

«Roberto Benigni? Quando è venuto per prendere l’Oscar per La vita è bella avevamo tutti una grande paura». E perché? «Temevamo che si sedesse sulle mie ginocchia». Frank Pierson, direttore delle ultime cinque edizioni degli Oscar, intervenuto alla presentazione dei palinsesti di Sky a Los Angeles, si diverte a ricordare quando l’attore toscano fece scalpore camminando sulle sedie per raggiungere il palco ed impossessarsi della statuetta. Qui, nei corridoi del Kodak Theatre la sua immagine campeggia in bella vista tra Morgan Freeman e Nicole Kidman. E quell’episodio viene ripetuto dalle guide turistiche come una delle cose più scandalose e singolari mai accadute nella notte delle stelle.
Pierson è produttore, sceneggiatore, vincitore di un Oscar per Quel pomeriggio di un giorno da cani. Soprattutto è un pezzo di storia hollywoodiana: una miniera di retroscena sul premio che manda attori e registi diritti nella leggenda. «Cinque anni fa La vita è bella divise l’Academy. Il film aveva colpito tutti. C’era chi lo adorava e chi lo detestava. Ma non vinse la statuetta per merito della lobby della Miramax: noi giurati non ci facciamo impressionare dai fuochi di artificio. E la forza dell’Oscar sta nella sua credibilità».
Pierson è un fan del cinema italiano: «Quando i grandi registi del neorealismo venivano qui erano trattati come dei semidei. Confesso: li invidiavamo molto, loro avevano una marcia in più, portavano un modo di fare cinema diverso, innovativo. E per questo erano osannati. La Grande guerra di Monicelli? Meritava l’Oscar. È stato un peccato non darglielo».
Ma quei tempi sono lontani e Pierson è amareggiato per l’attuale situazione del cinema americano. Il pubblico è diminuito del due per cento. «La gente non esce più di casa: andare in una multisala costa a una famiglia cento dollari a sera. Ma il cinema non morirà mai: è come le minigonne, torna di moda ogni vent’anni. La tecnologia non ci ucciderà: non si può mica stare due ore a guardare un film su un telefonino».
Pierson ha superato gli ottant’anni: svela la sua ricetta, l’elisir di lunga vita.

«Non ci crederete - dice, il suo sorriso sornione illuminato da capelli bianchissimi - ma, secondo uno studio compiuto dai ricercatori, vincere un Oscar allunga la vita di quattro anni». Si volta e sorride alla raggiante Hilary: lei ha già vinto otto anni. Di vita. E Cinema.

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