«Chi non condivide la fede non può progettare una chiesa»

Il «ministro» dei beni culturali del Vaticano: «L’architettura deve corrispondere ai criteri della liturgia»

«Personalmente credo che una chiesa debba essere progettata da chi condivide la fede cattolica o almeno ne conosca i contenuti, la storia e ne avverta il fascino». Così si esprime il vescovo Mauro Piacenza, presidente della Pontificia commissione dei beni culturali della Chiesa.
Quali criteri devono essere tenuti presenti da chi costruisce?
«L’architettura sacra deve corrispondere ai criteri dell’arte sacra, e adempiere a funzioni pratiche, cioè lasciarsi formare nella sua funzionalità dalle esigenze liturgiche... ».
Detto in concreto?
«Ad esempio, lo spazio va orientato sull’altare, che rappresenta il sacrificio di Cristo, e sul tabernacolo come luogo della sua presenza in mezzo a noi sotto le specie eucaristiche. Deve essere possibile l’adorazione. Per i fedeli, la chiesa deve essere un luogo di raccoglimento, preghiera e devozione. Bisogna che sia chiara la distinzione tra il sacerdozio comune dei fedeli e quello ordinato del prete, non per separare ma per esprimere le differenti ricchezze dell’unico sacerdozio di Cristo. Nel quartiere, poi, la chiesa deve essere una presenza visibile: la croce è un elemento insostituibile».
Condivide il richiamo lanciato al Sinodo?
«Assolutamente sì. E non devono identificarsi per nulla con le costruzioni profane, ma essere vere case del “Dio con noi”. Fin dall’antichità le chiese erano considerate espressioni della Gerusalemme celeste. Anche le nuove costruzioni devono esprimere il mistero della fede, richiamare in modo inequivocabile la sacralità della celebrazione eucaristica. Per questo ho sempre pensato che chi non condivide la fede non possa progettare una chiesa».


Non crede che la Chiesa debba fare un po’ di autocritica di fronte a certe costruzioni? Non è il committente che deve controllare?
«Dobbiamo riconoscere gli errori commessi, talvolta a causa della superficialità. La committenza ha indubbiamente delle responsabilità».

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