«Chiedete agli ex dove avete sbagliato»

L’autrice del romanzo «Ricordami ancora perché ho bisogno di un uomo?» confessa: «Amelia, la protagonista della storia, in realtà è come me»

Biondina, occhi blu, viso acqua e sapone con un tocco di sana furbizia irlandese: Claudia Carroll, di stanza a Dublino, è un’attrice. In patria è nota come una delle interpreti di Fair City, soap opera in salsa Irish. Una Miss Perfezione che non riesce a ottenere l’unica cosa che desidera: un uomo al suo fianco. «Un bel Mr. Right», sussurra. E che decide di riderci su, scrivendo un libro. Ora che il suo romanzo è fresco di stampa in Italia (Ricordami ancora... perché ho bisogno di un uomo?, Mondadori, pagg. 329, 17 euro) la domanda è: a chi è venuto in mente quel simpatico interrogativo? «Passeggiavo con Marion, una cara amica - racconta -. Parlavamo di uomini anzi, nel mio caso, della loro mancanza. Marion d’un tratto si è voltata e ha detto: “Ricordami ancora: perché ho bisogno di un uomo?”. Non ho mai dimenticato quella battuta». Amelia, la protagonista del libro, single bella e socievole, decide di iscriversi a un corso che promette alle donne sopra i 35 di trovare marito in un anno. Condizione principale: ricontattare tutti gli ex per capire quali sono stati gli errori commessi nelle passate relazioni.
Un metodo sadico.
«Sì. E sono solidale con Amelia: anch’io come lei sono single e sfortunata con gli uomini».
A vederla sembra impossibile.
«Il libro però non è un’autobiografia anche se Amelia ha la mia età, lavora in tv e, come me, è circondata da tanti amici. Il resto è invenzione».
Come la storia del bellissimo ex che si fa monaco di clausura?
«No, quella è vera!».
Perché le donne dopo i 35 anni vogliono disperatamente un uomo al loro fianco?
«L’ossessione di trovare Mr. Right ti assale all’improvviso quando hai fatto tutto ciò che potevi per avere una vita felice: hai un buon lavoro, una bella casa, tanti amici. Ma non sei soddisfatta e ti senti sola. Che fare se, come me, hai 38 anni e non c’è traccia di lui all’orizzonte? Si cerca di cambiare la situazione con ogni mezzo possibile. Autoironia compresa».
Ha mai frequentato dei corsi come quello di Amelia?
«Magari ce ne fossero a Dublino! Mi devo accontentare di qualche manuale americano...»
Come quello scritto dalla studiosa di Harvard?
«Esatto.

Due anni fa ero all’aeroporto di New York e temporeggiavo in libreria: ho apprezzato lo spirito del libro della Greenwald che insegna a partire dagli errori del passato per cambiare approccio con le persone. Ho pensato che sarebbe stato divertente e anche scaramantico scriverci un romanzo. È nata così la storia di Amelia».
E nella vita reale?
«Il manuale non ha ancora funzionato».

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