Choc in Israele: gli ebrei iraniani votano per Ahmadinejad

A letto con il nemico. Gli esperti d'Israele ne sono certi, i 25mila confratelli rimasti in Iran si preparano, nel nome della convenienza, a votare contro natura. Alle elezioni presidenziali di domani gran parte della comunità regalerà insomma la propria preferenza a Mahmoud Ahmadinejad, il presidente che promette di cancellare lo Stato ebraico dalle carte geografiche, nega l'Olocausto e punta tutto sullo sviluppo di missili e tecnologia nucleare. A scommettere sulle cattive intenzioni della tribù perduta di Persia ci pensano - in un articolo di Yediot Ahronot, il più diffuso quotidiano israeliano - David Mutai, portavoce dell'organizzazione degli immigranti iraniani, David Menashri, direttore del Centro di Studi Iraniani dell'università di Tel Aviv, e Meir Ezri, ambasciatore israeliano a Teheran ai tempi dello Scià.
«Gli ebrei iraniani pensano solo a star dalla parte del vincitore» sostiene l'articolo che scandalizza e divide l'opinione pubblica israeliana. A dar retta ai tre esperti gli ebrei iraniani non sono pronti a scommettere sull'opposizione e preferiscono fare i conti con un presidente già sperimentato. Mir Hossein Mousavi, l'ex primo ministro iraniano degli anni ’80 oggi candidato simbolo dell'opposizione riformista, «non viene considerato molto affidabile e per questo - sostiene David Mutai - la comunità ritiene sia meglio lasciare al proprio posto Ahmadinejad».
La tesi di una minoranza più propensa a preservare lo status quo che a tentare esperimenti imprevedibili convince anche il professor Menashri. «Gli ebrei in Iran seguono sempre il potere dominante e cercano di mantenere un basso profilo. Se ne staranno quieti - prevede Menashri - fino a quando non si saprà con certezza chi ha vinto e poi verranno allo scoperto per garantirgli il loro appoggio». Secondo il professore, una vera autorità in fatto di questioni iraniane, un'eventuale vittoria di Mussavi non sarà affatto irrilevante. «Mussavi è stato a suo tempo un primo ministro molto radicale, ma è poi passato attraverso un periodo di maturazione fino a diventare uno dei volti più moderati fra quelli usciti dalla rivoluzione».


Secondo Ezri, ambasciatore a Teheran fino al 1975 in quegli anni dello Scià ricordati come l'epoca d'oro delle relazioni tra Israele e l'Iran, i correligionari non regaleranno necessariamente il voto ad Ahmadinejad, ma si guarderanno bene dallo sfidarlo o dal prendere posizione contro di lui in caso di rielezione. «I voti sono segreti, ma nei fatti non lo sono, per questo gli ebrei tentano sempre di stare dalla parte del vincitore e in ogni caso non avranno nessun problema a schierarsi con chiunque vinca».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica