Il caso Ermini manda in tilt i dem

Orlando chiede invano all'ex numero 2 del Csm di rinunciare alla holding di Spinelli

Il caso Ermini manda in tilt i dem
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Nessun passo indietro: mentre sulla sua nomina al vertice delle società di Aldo Spinelli, protagonista insieme a Giovanni Toti della megainchiesta per corruzione della procura di Genova, si abbatte una bufera di critiche, di indignazione, di sarcasmo, David Ermini - già commissario del Pd in Liguria, si guarda bene dal ripensarci. Il posto di presidente della Spininvest, la holding attraverso cui Spinelli regna da sempre sul porto di Genova, è troppo prestigioso e troppo ben retribuito per declinare la nomina. Neanche se a chiederglielo personalmente è Andrea Orlando, l'ex ministro della Giustizia che il Pd si prepara a candidare alla guida della Regione in vista delle elezioni anticipate causate dalle dimissioni forzate di Toti.

É lo stesso Orlando a far sapere di avere telefonato a Ermini «in forza della pregressa amicizia» invitandolo a lasciar perdere, e che Ermini gli ha ribadito che «si tratta di un incarico esclusivamente di natura professionale, senza alcuna implicazione politica, e ha assicurato che si chiarirà con azioni concrete nelle prossime ore la natura della sua funzione». Modo elegante per dire che Ermini a ritirarsi non ci pensa neanche.

Quello che prende forma è un corto circuito quasi grottesco: Spinelli, il grande vecchio dell'inchiesta, per ottenere la revoca degli arresti domiciliari fa sapere alla Procura di avere (ri)abbracciato il partito che si prepara a riconquistare la Regione azzerata dalla Procura stessa. Spinelli non sceglie un nome qualunque: Ermini nel 2015 venne mandato da Matteo Renzi a commissariare il Pd ligure, travolto dalla sconfitta alle elezioni regionali vinte da Toti. E soprattutto Ermini è l'uomo che tre anni dopo Renzi (salvo pentirsene amaramente) designò alla vicepresidenza del Consiglio superiore della magistratura. Per quattro anni Ermini ha avuto nelle sue mani un potere decisivo nella nomina dei capi degli uffici giudiziari di tutta Italia, compresa quella avvenuta nel luglio 2022 dell'attuale capo della Procura di Genova. Di fatto Spinelli affida la sua azienda all'uomo che ha nominato il suo inquisitore: un messaggio esplicito, una ricerca di benevolenza, qualunque siano le «azioni concrete» che Ermini intende mettere in campo.

Così, inevitabilmente, sulla ascesa di Ermini alla presidenza della Spininvest si abbattono commenti al vetriolo, e non solo dal centrodestra: tra i più increduli c'è Ferruccio Sansa, il candidato del centrosinistra sconfitto da Toti nel 2020, che fa sapere di avere «rischiato l'ulcera» leggendo la notizia, e minaccia di abbandonare la coalizione in vista delle regionali, «su questa strada noi non ci saremo». Per il centrodestra la scelta di Spinelli rappresenta invece la quadratura del cerchio. Nell'aula del consiglio regionale Angelo Vaccarezza di Forza Italia ieri mattina inalbera uno striscione «Ermini uno di voi», Maurizio Gasparri dice «forse i buoni non erano così buoni ed i cattivi non erano quelli che tali sono stati definiti», la senatrice leghista Stefania Pucciarelli tuona «è l'ennesima conferma dell'ipocrisia dei democratici».

Ma l'analisi più ficcante è forse quella che viene da Guido Crosetto, che pure di Ermini si dichiara amico: «Un messaggio doveva arrivare chiaro a tutti ed è arrivato ad ogni operatore economico: non possono uscire dal recinto di potere della sinistra».

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