Il "Giornale" nel mirino per il report dei faziosi

Fnsi e quotidiani di sinistra all'attacco per l'inchiesta sulle fonti del rapporto di Media Freedom: dai Cinque stelle alle firme schierate

Il "Giornale" nel mirino per il report dei faziosi
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La saga sul fantomatico pericolo per la libertà di informazione in Italia a causa del governo Meloni si arricchisce di una nuova surreale puntata: le liste di proscrizione immaginarie. Lunedì «Media freedom rapid response», un progetto che dovrebbe monitorare «le violazioni della libertà di stampa e dei media negli Stati membri dell'UE» ha pubblicato un report dedicato all'Italia intitolato «Mettere a tacere il quarto potere: la deriva democratica dell'Italia» spiegando che «da quando la coalizione di estrema destra guidata da Giorgia Meloni è entrata in carica nell'ottobre 2022, la libertà di stampa è stata sottoposta a una crescente pressione».

Alla fine del report sono state indicate le fonti consultate tra cui la senatrice Ilaria Cucchi di Avs in qualità di vicepresidente della Commissione Giustizia e Barbara Floridia (M5s) come presidente della Vigilanza Rai, poi sono stati inseriti i nomi e i cognomi di una serie di giornalisti consultati con la relativa testata di appartenenza. Leggendo le testate interpellate non si può non notare come la stragrande maggioranza siano giornali di opposizione (Da Il Fatto a Repubblica, da Domani a La Stampa passando per Radio popolare). Così ieri il Giornale ha pubblicato un articolo in cui venivano elencati i nomi dei giornalisti interpellati da «Media freedom» che, è bene ripeterlo, erano stati già pubblicati nero su bianco alla fine del report. L'articolo ha scatenato una reazione ingiustificata di alcuni dei giornali coinvolti e, cosa ancor più grave, da parte della Federazione Nazionale della Stampa Italiana.

Secondo il presidente e la segretaria generale della Fnsi Vittorio di Trapani e Alessandra Costante: «Il concetto dei giornalisti anti Meloni' ricorda fin troppo da vicino le liste di proscrizione, una pratica inaccettabile». Allo stesso modo per il cdr della Stampa «un giornale (la g è inevitabilmente minuscola) ha deciso di mettere il suo nome, e dunque di farne un bersaglio, all'interno di una delirante lista di proscrizione di supposti nemici di Giorgia Meloni, dimostrando con chiarezza uno dei motivi per cui l'Europa esprime preoccupazione sullo stato dell'informazione nel nostro Paese». Anche il cdr del Fatto quotidiano afferma che «siamo arrivati alle liste di proscrizione, oltretutto tagliandole su misura ai propri interessi».

Il Cdr di Repubblica parla invece di «minacce e squadrismo mediatico che non ci spaventano» aggiungendo «per l'ennesima volta la presidente del Consiglio Giorgia Meloni decide di prendere di mira Repubblica e lo stesso fanno, in maniera splendidamente coordinata, i giornali che sostengono il governo di destra». A dare manforte ai giornalisti italiani è arrivato anche il tweet di Ricardo Gutiérrez, segretario generale della Federazione europea giornalisti secondo cui: «la propaganda di Stato inventa il concetto di giornalisti anti-Meloni' per descrivere i giornalisti che difendono la libertà di accesso all'informazione dei cittadini» aggiungendo l'hashtag «pratiche fasciste».

Eppure si tende a dimenticare e omettere un altro aspetto importante di questa vicenda: dietro i report sullo stato dell'informazione che hanno preso di mira l'Italia da quando governa il centrodestra c'è una rete di ong, think tank, gruppi di lavoro, associazioni tutt'altro che super partes e imparziali. Il documento pubblicato da «Media freedom rapid response» è stato presentato in Italia come un «report europeo» che indaga la libertà dei media ma non è un documento ufficiale dell'Unione europea.

Infine sia consentita un'ultima annotazione: la libertà di informazione è anche poter criticare un documento senza venire accusati di realizzare liste di proscrizione, di squadrismo mediatico ed essere messi alla gogna.

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