Il leader di Hamas Ismail Haniyeh ucciso a Teheran da un raid israeliano

Haniyeh era in Iran per la cerimonia di insediamento di Pezeshkian. Abu Mazen: "Grave escalation, i palestinesi resistano all'occupazione israeliana". Turchia e Russia attaccano Tel Aviv

Il leader di Hamas Ismail Haniyeh ucciso a Teheran da un raid israeliano
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Un durissimo colpo inflitto ad Hamas: il leader del movimento terroristico palestinese, Ismail Haniyeh, è stato ucciso verso le 2 di notte da un raid a Teheran, dove si trovava dopo aver partecipato alla cerimonia di insediamento del nuovo presidente iraniano. La conferma è arrivata proprio dall'organizzazione che il 7 ottobre ha compiuto il massacro contro gli ebrei: le responsabilità sono state attribuite a un attacco di Tel Aviv, definito "un vile raid sionista". Nello stesso edificio di Haniyeh si trovava anche Ziad Nakhaleh, ma il segretario generale della Jihad Islamica è sopravvissuto: non sarebbe stato un obiettivo.

Stando a quanto riportato dalla stampa iraniana, il missile sarebbe partito da un altro Paese e non dall'interno dell'Iran; l'operazione sarebbe stata condotta con un missile guidato. Il governo iraniano ha annunciato tre giorni di lutto nazionale. I funerali potrebbero tenersi domani a Teheran; seguirà la cerimonia di sepoltura venerdì a Doha.

"Siamo in una continua rivolta e lotta contro il nemico occupante, e la resistenza non finisce con l'assassinio dei suoi leader", ha affermato Abdul Salam Haniyeh, uno dei figli di Ismail. Che ha sottolineato come "Hamas continuerà a resistere fino alla liberazione della Palestina". L'assassinio è destinato a innescare l'ennesima grave escalation in Medio Oriente: Musa Abu Marzouk, membro dell'ufficio politico di Hamas, ha dichiarato che quanto accaduto "non resterà impunito". E nel frattempo arrivano le condanne di Turchia, Iran e Russia verso Israele.

Chi era Haniyeh

Haniyeh era il leader generale di Hamas. Nel 1980 è diventato un membro di spicco del movimento e ha assunto il ruolo di capo politico nel 2017, prendendo il posto di Khaled Meshaal. Nato ad Al-Shati il 29 gennaio 1962, si è laureato all'Università islamica di Gaza in lingua e letteratura araba. Per un brevissimo periodo, dal 2006 al 2007, è stato primo ministro dell'Autorità nazionale palestinese.

Inoltre dal 2014 al 2017 ha indossato i panni di capo dell'amministrazione della Striscia di Gaza. Dal 2017 al 2024 è diventato capo dell'ufficio politico di Hamas. Nel 2019 ha lasciato la Striscia di Gaza per vivere e operare a Doha, in Qatar. Il compito svolto da Haniyeh non va confuso con quello di Yehya Sinwar, che invece è il leader di Hamas a Gaza ed è considerato la mente dell'attacco del 7 ottobre.

Israele: "Ora un mondo un po' migliore"

Il primo esponente del governo israeliano a intervenire dopo la scomparsa di Haniyeh è stato Amichay Eliyahu, ministro per il Patrimonio: "La sua morte rende il mondo un pò migliore". Per Eliyahu è finito il tempo di immaginari accordi di pace/resa e di pietà nei confronti di chi ha provocato sangue in Israele. "È il modo giusto per ripulire il mondo da questa sporcizia. Il pugno di ferro che li colpirà è quello che porterà pace e un po' di conforto e rafforzerà la nostra capacità di vivere in pace con coloro che desiderano la pace", ha aggiunto il ministro.

Nel pomeriggio il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, terrà una valutazione della situazione con i responsabili della sicurezza. In queste ore Israele sta aumentando l'attenzione in tutte le ambasciate, nelle istituzioni e nelle comunità ebraiche.

Khamenei avverte: "Punizione severa"

Dal suo canto Ali Khamenei ha promesso una "punizione severa". La Guida suprema dell'Iran ha usato parole durissime: "Il regime sionista criminale e terrorista ha preparato il terreno per una dura punizione. Consideriamo la vendetta e la ricerca del sangue di Haniyeh, che è stato ucciso nel territorio dell'Iran, come un nostro dovere". I Guardiani della Rivoluzione iraniani hanno garantito una risposta "dura e dolorosa".

Per Nasser Kanaani, portavoce del ministero degli Esteri iraniano, l'assassinio di Haniyeh avrà come effetto quello di rafforzare "il legame profondo e indissolubile tra la Repubblica islamica dell'Iran, la cara Palestina e le forze di resistenza". Fin da subito il Consiglio supremo per la sicurezza nazionale dell'Iran ha convocato una riunione di emergenza, che si sta tenendo nella residenza di Khamenei. Starebbe partecipando anche il comandante delle forze Quds, che supervisiona la rete militante di milizie allineate con l'Iran. I potenziali rischi sono un ritardo di diversi mesi per un cessate il fuoco a Gaza e una rappresaglia da parte dei gruppi militanti nella regione sostenuti dall'Iran.

La minaccia delle Brigate Ezzedin al-Qassam

Le Brigate Ezzedin al-Qassam, braccio armato di Hamas, hanno lanciato un avvertimento netto alla luce di un "evento significativo e pericoloso" che spinge la battaglia a "nuove dimensioni". Hanno assicurato che "il nemico pagherà il prezzo della sua aggressione con il suo sangue a Gaza, in Cisgiordania e all'interno" di Israele, così come "in ogni luogo raggiungibile dai mujahiddin del nostro popolo".

Abu Mazen: "Unirsi e resistere"

Non è tardata ad arrivare la reazione di Mahmud Abbas, conosciuto come Abu Mazen, che ha bollato come "vigliacco" l'attacco ad Haniyeh. Il presidente palestinese ha invitato il suo popolo a compattarsi contro Israele, esortandolo a "unirsi, rimanere pazienti e resistere fermamente contro l'occupazione israeliana". Nel frattempo, riporta LaPresse, le fazioni politiche del territorio occupato hanno indetto una serie di scioperi per protestare contro l'uccisione.

Gli Usa: "Non siamo coinvolti"

Gli Stati Uniti non sono stati coinvolti nell'assassinio di Haniyeh. Lo ha dichiarato Antony Blinken, segretario di Stato americano: "Non ne eravamo a conoscenza e non siamo stati coinvolti". Blinken - che ha parlato con il premier e ministro degli Esteri del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman bin Jassim Al Thani - ha invitato ad "abbassare la tensione" e a concentrarsi sul cessate il fuoco a Gaza, che è "un imperativo".

Il monito della Germania

Dalla Germania arriva il monito: "La logica dei reciproci attacchi di rappresaglia è un errore". A Berlino un portavoce del ministero degli Esteri ha invitato a "mantenere il sangue freddo" e a reagire "a mente fredda" per evitare una nuova escalation in una situazione "estremamente pericolosa". Il portavoce ha aggiunto che "nessuno è interessato ad alimentare ulteriormente tutto questo", spiegando che il governo tedesco non ha "alcuna conoscenza" delle circostanze relative all’uccisione di Haniyeh.

La Turchia attacca Israele

Con un post su X (ex Twitter) è arrivata la condanna di Recep Tayyip Erdogan: "È un atto spregevole volto a sconvolgere la causa palestinese, la gloriosa resistenza di Gaza e la giusta lotta dei nostri fratelli palestinesi, demoralizzando e intimidendo i palestinesi". "La barbarie sionista non sarà in grado di raggiungere i suoi obiettivi come ha fatto finora", ha aggiunto il presidente turco.

In una nota il ministero degli Esteri della Turchia ha puntato il dito contro il governo guidato da Benjamin Netanyahu: "Non intende raggiungere la pace". La diplomazia di Ankara sostiene che l'uccisione di Haniyeh ha come obiettivo quello di allargare la guerra a Gaza su scala regionale. "Se la comunità internazionale non interverrà per fermare Israele, la regione dovrà affrontare conflitti molto più gravi", si legge. Dunque il mondo è stato sollecitato a fermare lo Stato ebraico prima che il conflitto si estenda ulteriormente.

La condanna della Russia: "Inaccettabile"

A stretto giro è arrivata anche la presa di posizione della Russia che, per bocca di Mikhail Bogdanov, ha parlato di "omicidio politico assolutamente inaccettabile" che rischia di avere come effetto una nuova escalation delle tensioni. "Tutto questo è molto negativo", ha aggiunto il viceministro degli Esteri russo. Il timore di Mosca è che l'episodio possa avere ripercussioni sui negoziati di Doha.

L'allarme della Cina: "Rischio instabilità"

La Cina si è detta molto preoccupata perché il raid contro Haniyeh potrebbe compromettere la risoluzione delle controversie regionali attraverso negoziati e dialogo. Lin Jian, portavoce della diplomazia cinese, ha sottolineato che l'accaduto potrebbe "portare ulteriore instabilità nella situazione regionale". Resta pertanto l'appello per raggiungere "il prima possibile" un cessate il fuoco completo e permanente "per evitare un'ulteriore escalation di conflitti e scontri".

Le fazioni palestinesi organizzano "marce di rabbia"

Alla notizia dell'uccisione di Haniyeh sono seguiti appelli a uno sciopero generale e a proteste di massa in Cisgiordania, invitando alla mobilitazione i gruppi della resistenza palestinese.

Le fazioni nazionali e islamiche in Palestina hanno annunciato "marce di rabbia" per protestare contro l'assassinio "del grande leader nazionale Ismail Haniyeh, avvenuto nel quadro del terrorismo di stato sionista e della sua guerra di sterminio".

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